Cristianesimo vissuto
Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.
(continuazione)
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Mio Dio e mio tutto.
Hai imparato a collocare Dio al primo posto e là deve stare perché quello è il posto che gli conviene: ma gli basta quello? Se credi in Dio, non hai verso di lui nessun altro obbligo? Ripigliamo il principio fondamentale, poiché bisogna vivere di princìpi. Dio ti ha creato: ti ha creato per sé. Ti ha Creato tutto intero: il tuo essere e tutte le parti del tuo essere vengono assolutamente da Lui. Non hai nulla che non venga da Lui. Or quello che Dio ha fatto, può averlo fatto per un fine essenziale che non sia Lui? No. Tutto il tuo essere nel suo insieme e nelle sue parti deve dunque andare a Lui. Non deve esserci per conseguenza nessuna particella della tua vita, che non sia diretta a Lui. La creatura non ha diritto di assorbire la minima parte del tuo movimento vitale. Fintantoché una qualunque del tuo essere non va a Dio, s'arresta e si riposa fuori di Lui, tu neghi il diritto di Dio. Fintantoché non è il tuo tutto Egli non è assolutamente il tuo Dio. Credi in Dio? Che cosa c'è per te all'infuori di Dio? Strumenti, nient'altro che strumenti. Lui solo è il tuo fine, la tua meta, il tuo termine. Fuori di Lui tutto ciò che è creato, è strumento per andare a Lui. Oh! quanto è per te importante l'intendere la portata di questa parola: strumenti! Lo sai che ci siam messi d'accordo di non accontentarci di sole parole e di andar a fondo delle cose. Io t'avevo detto che questa parola aveva degli abissi misteriosi ecco il momento di scandagliarli.
È tanto chiaro che non si deve confondere il veicolo col visitatore, e trattar l'uno come l'altro. Quando un tuo amico viene a trovarti, lasci partir la vettura che lo conduce e tu resti con lui. Così pure quando tu vai da un amico, paghi il vetturale, e resti col tuo amico. Lo stesso devi fare con Dio. La vita lo sai, è il viaggio del nostro ritorno a Dio.
Le vetture non ci mancano: perché sappiamo servircene così male? Noi ci trastulliamo come i bambini: ci attacchiamo alla vettura, e facciamo ben poca attenzione al visitatore. Ci sta a cuore il dono di Dio e ci preme assai poco il suo nome. Il suo nome è Lui; il suo dono è la creatura. Noi siamo in realtà attaccati, appiccicati a tutte le creature, e molto poco attaccati a Dio. Ci premono i suoi doni e poco il suo nome.
II. Dov'è la felicità.
- Ma in fin dei conti non posso domandar ad esse una briciola di felicità? - Spieghiamoci. Credi tu che Dio è Dio? Se è Dio, è il tuo tutto. Per chi e perché t'ha creato? Gli farai l'ingiuria di credere che egli non è abbastanza grande da bastare alla tua felicità? Che cosa può bastare a chi neppur Dio basta? Sei sempre ridotto alla medesima alternativa: o negare Dio, o mentire a te stesso, o riconoscere ch'egli è Dio, e per conseguenza è tutto per te.
Sì, la felicità, per la quale sei fatto, quella che è il tuo fine, il fine della vita presente come della futura, quella felicità non si trova altro che in Dio.
Vi sono due cose che la Sacra Scrittura raccomanda ad ogni istante e in tutti i toni: la prima è cantare le lodi di Dio; la seconda è stare allegri. Migliaia di volte ripete al giusto l'invito di stare allegro. Ma non si contenta di invitare alla gioia; dice anche dove bisogna pigliarla. Giusti, rallegratevi nel Signore.
Ecco l'unica fonte dell'unica felicità. Il giusto non beve la felicità che a questa fonte. Perché tu vai a bere altrove? Ciò che bevi altrove non è la gioia del giusto, dunque è la gioia del male.
III Il piacere creato.
Ah! anche questa è una questione molto importante ed è qui che toccherai più da vicino la bontà di Dio e la tua cattiveria. Non è forse vero che quando hai un buon strumento, ben preparato, facile a maneggiarsi, tu provi piacere a servirtene? e che servendotene con piacere, fai meglio e più presto e con maggior facilità ciò che devi fare? Quando si tratta di un lavoro importante, gli strumenti non sono mai troppo precisi, perfetti e maneggevoli. È difficile fare un bel lavoro con strumenti che si maneggiano con difficoltà.
Dio lo sa e perciò, in ogni strumento volle metterci per te un piacere. Ad ogni dovere risponde uno strumento per farlo, e ad ogni strumento corrisponde un piacere per ben compiere il dovere. Capisci l'idea di Dio e la sua bontà? Vedi dunque le delicatezze infinite del suo amore. Egli ti affida un magnifico incarico: quello di glorificar Lui e di render te beato. Per questo ti dà un numero infinito di strumenti che sono le creature: Per facilitarti l'uso di questi strumenti, in ognuno di essi mette un piacere: ecco il piacere creato.
Che cos'è dunque per te il piacere creato? È per le tue facoltà quello che l'olio è per le ruote. Osserva una macchina: quando tutto è secco, provi a metterla in moto; sforzi inutili. L'attrito fa troppa resistenza, lo stridore è violento, i movimenti stentati, e così il meccanismo si guasta in poco tempo. Metti una piccola goccia d'olio nei punti più indicati, ed ecco che gli attriti cessano, il movimento si compie con la massima facilità, tutta la macchina funziona senza guastarsi.
Per agire con facilità e forza, anche le tue facoltà hanno bisogno d'un po' d'olio, di quell'olio di gioia che Dio ha fatto appunto per lubrificare il meccanismo, per dir così, delle anime che vogliono amare la giustizia e odiare l'iniquità.
È dunque un piacere strumentale, una semplice facilitazione di lavoro, e non mai un fine. Esamina tutti i piaceri, dai più soprannaturali fino ai più materiali, da quello delle estasi e delle consolazioni divine nelle alte vette della perfezione fino a quelli del cibo e della generazione, nelle regioni inferiori della conservazione della specie e degli individui umani, tutti senza eccezione hanno per scopo di facilitare il compimento d'un dovere. Perciò imprimitelo bene in testa: un piacere creato, nell'idea di Dio, risponde sempre ad un dovere da compiere.
Esso mai non ti vien dato per trastullarti ed abusarne, ma per servirtene. Tu non sei fatto per esso, ma esso è fatto per te. Tu invece sei fatto per Dio solo.
Ogni piacere, trastullo, divertimento, gioia o soddisfazione, che prendi fuori del tuo dovere ti guasta. Temi come la morte il piacere che soffoca le tue facoltà nell'egoismo del godimento. Ma quello che ti conduce al tuo dovere, che dà alle tue facoltà lo slancio, la forza, la gioia, il vigore, l'agilità, per compiere il dovere con facilità e prontezza, oh! si quello è buono e benefico, non temere; sèrvitene, Dio lo benedice. Non devi distruggere le buone cose che Dio ha fatte, ma devi solo spezzare le cattive tendenze della tua natura.
(continua)