La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

domenica 14 aprile 2013



Cristianesimo vissuto 

Consigli fondamentali alle anime serie 

di Dom Francesco di Salles Polline, certosino. 



(continuazione 6^ Parte 3)





 XV. Docilità e virilità 

  Che cosa occorre a colui che vuole essere umile discepolo del divin Maestro? Due cose: docilità e virilità.

Docilità per accettare, virilità per agire:

pieghevolezza nell'accettazione, energia nell'azione; bisogna ascoltare, e seguire: ecco le condizioni dell'umiltà. Ascoltare anzitutto gl'insegnamenti di Dio ed accettare le sue disposizioni, poi seguire la linea del dovere e praticare le virtù richieste. Bisogna pertanto che la docilità preceda e la virilità segua. Mai in nessuna scuola si fanno seri progressi in altra maniera.

Senza la virilità, la docilità non sarebbe che un lasciar correre e degenererebbe facilmente in codardia e in scipitaggine.

Senza la docilità, la virilità non sarebbe che orgoglio e condurrebbe fatalmente ad ogni sorta di sviamenti. Unisci queste due cose, sii dolce e forte: dolce davanti a Dio, forte per mezzo di lui contro te stesso. Sii pieghevole sotto la mano di Dio, energico ed inflessibile contro ogni altra azione. Diventa sul serio un discepolo pratico e praticante del divino Maestro. Pratico, tu vedi che bisogna saper esserlo; poiché le lezioni di Dio sono tutti e singoli gli avvenimenti, con cui egli ti conduce. C'è forse qualche altra cosa così pratica e positiva? Ed è questo che bisogna saper comprendere; e per comprenderlo, è necessario essere pratico. Ma bisogna anche saperlo fare, ed è per questo che bisogna esser praticante.

Dilucidiamo anche questo con degli esempi. Tu hai degli amici, ne hai senza dubbio parecchi e sono veri amici. Hai anche dei nemici: e chi non ne ha?

Tu li hai perché Dio lo vuole e così dispone; perché se non lo volesse, non li avresti. Presso i tuoi amici trovi consolazioni e sono dolcissime. Dai tuoi nemici ti vengono delle desolazioni e sono amarissime.

Devi forse detestare gli uni e godere degli altri? Se fai così, vivi da pagano e da pubblicano, non da cristiano. Per essere cristiano, devi servirti delle pene degli uni e delle gioie degli altri, a fine di sviluppare le tue virtù; poiché pene e gioie non sono in realtà e non debbono essere altro che strumenti di virtù. Dio ti procura degli amici e dei nemici, come ti procura i successi e i rovesci, la salute e la malattia, le lodi e gli affronti, la fortuna e il disagio, come ti procura tutte le cose; vale a dire, in vista del tuo sviluppo, nell'ordine della tua vocazione, per la tua gloria.

Se lo scopo della tua vita continua ad essere la ricerca del tuo piacere, continuerai anche a vedere nel tuo amico soltanto una fonte di gioie, e nel tuo nemico una sorgente di noie; continuerai a godere dell'uno e a detestare l'altro, secondo l'interesse molto meschino ed utile del tuo benessere; continuerai a non comprendere nulla in fatto di vita, ad abusare di tutto ed a vegetare da egoista.

Ma dal momento in cui la gloria di Dio orienta definitivamente il tuo movimento vitale, sia il piacere che la contraddizione diventano degli strumenti e tu ti servi di tutto quello che Dio ti procura, per promuovere la sua gloria e compiere il tuo dovere.

Ed ecco quello che io dico essere un vero discepolo, un discepolo pratico e praticante del divino Maestro. Sii tale alla sua scuola e farai progresso. Sarete miei veri discepoli, se resterete fedeli ad ascoltare la mia parola, disse il Salvatore.



XVI. Grazie a Dio 

Saper accettare quello che Dio fa, gli avvenimenti che dispone, quello che ti succede ogni giorno, convinto che tutto viene dalla sua mano, è una scienza dolce al cuore generoso, ed è una scienza chiusa al cuore egoista. L'egoista, il quale non pensa che a vivere per se stesso, mai comprenderà questo segreto della vita cristiana. Ma il cuore generoso, che sente il bisogno di darsi, è ad essa pienamente aperto: ne gusta la pratica per istinto, vi si immerge arditamente, vi trova il miglior alimento della sua vita.

Egli accetta senza riserva, senza esitazione, senza curiosità, tutte le disposizioni di Dio; ma soprattutto accetta con amore e riconoscenza.

Sta lì, nella riconoscenza, il segno inconfondibile delle vere anime di Dio. Se tu hai la fede, se la tua fede ti fa vedere il tuo Dio nell'atto che lavora alla tua perfezione, se tu credi che quello che ti capita non è se non il succedersi dell'incessante lavoro di Dio sull'anima tua, se sei convinto che questo lavoro continuo ti reca continue grazie, dimmi, qual è il sentimento che si sprigiona spontaneamente dal tuo cuore? La riconoscenza, non è vero? Tu dici Grazie, e non sai dirgli altro. E non fai distinzione fra ciò che ti mette alla prova e ti piace; sai che tutto è insegnamento di Dio, azione di Dio: sai che Dio si trova nella consolazione e nel dolore e tu ringrazi Lui, perché viene a te e per quello che opera in te. Grazie, mio Dio...

Non c'è parola che ti sia più cara, sentimento che ti sia più dolce. Pensando alla gloria di Dio che è lo scopo della tua vita, tu dici: Viva Dio; pensando all'azione di Dio che ti conduce: Siano grazie a Dio. Ecco due semplici espressioni che dicono tutto per un cuore cristiano. Saranno anche le tue? Si, perché tu sei un uomo che ha capacità di gustarle! se non fossi capace di gustarle, non mi avresti seguito fin qui.

Ma sai che sono veri gridi di guerra; si lanciano con un solo battito del cuore e si corre al proprio dovere. È un colpo di spada al nemico e si passa; è un colpo di sprone al cavallo e ci si slancia; è uno squillo di tromba alle milizie e si parte. Nessun bisogno di ripeterli tante volte, Dio li comprende e l'anima tua li sente. Vedi? uno di questi gridi sprigionatisi, soprattutto nella sofferenza, dà all'anima una singolare energia. Ecco che ti solleva dal pianterreno, fa scattare le molle della generosità nascoste nel cuore, ridesta gli istinti cristiani dell'anima, spande in tutto l'essere umano dell'elettricità. Come si compie con gioia il proprio dovere sotto questo impulso! Allora non ci si trascina più nel dovere, non si calcola più, non si esita più; ci si slancia energicamente, lietamente, per Dio. Grazie a Dio, viva Dio!





XVII. La volontà di Dio 

Accettare e fare, ecco la tua vita: accettare per fare il tuo dovere, è il cammino della vita cristiana.

Questi due elementi devono sempre stare uniti, completarsi l'uno con l'altro, e intrecciarsi in modo da formarne uno solo. Del resto essi sono veramente uno. Difatti sia in quello che accetti come in quello che fai, non c'è che una cosa che abbia pregio, e che dia vita alla tua accettazione come alla tua azione, ed è la volontà di Dio. Che cosa accetti? quello che vuole Dio. Che cosa fai? quello che Lui vuole.

Accetti e fai, perché Lui lo vuole. Nell'uno e nell'altro caso è la sua volontà che ti spinge; quella tu vedi, ami e segui. Il dovere non sarebbe il dovere, se in non ci fosse la volontà di Dio; la tua accettazione sarebbe vuota di senso, se tu non abbracciassi il beneplacito divino. Ecco un paragone che ti farà comprendere meglio.

Dimmi in un'ostia consacrata, che cosa è che valore ha per te? la specie sacramentale o quello che è nascosto sotto le specie? Quando ti comunichi è l'ostia in sé che ti preme di ricevere, oppure Nostro Signore nell'ostia? Non è forse vero che questa per te non ha valore, se non perché contiene il tuo Dio?

Un'ostia non consacrata non è che un pezzo di pane, e tu non te ne curi. Un'ostia consacrata invece contiene il tuo Dio, ed è ciò che adori con maggiore amore. Tu sei felice di comunicarti!

Ora le cose da accettare e il dovere da compiere sono veri sacramenti ed ostie, che contengono la volontà di Dio, cioè, Dio: poiché la sua volontà è Lui; e per te Egli non è così presente in nessun altro luogo come là dov'è la Sua volontà, come presto ti farò vedere. Se tu non cerchi questa volontà nel dovere e nell'accettazione, queste cose sono per te assolutamente vuote, vuote come un'ostia non consacrata: e dovere ed accettazione non hanno maggior valore d'una comunione con un'ostia non consacrata. Ma se vai al tuo dovere per trovarvi la volontà di Dio, e se nelle disposizioni della Provvidenza accetti la volontà di Dio, allora è la vera comunione, l'unione piena, l'amplesso della tua volontà con quella di Dio.

Ed è in ciò la vera comunione, di cui la stessa comunione sacramentale è un mezzo. Infatti comunione significa unione comune, comune unione dell'uomo e di Dio. Ora l'unione con Dio si opera soprattutto sotto forma di un'unione morale, vale a dire, di volontà. L'unione tra Dio e l'uomo si compie quando la volontà dell'uomo s'unisce a quella di Dio. Per conseguenza, allorché la tua volontà incontra quella di Dio e vi aderisce, si fa una comunione. E l'unione fra te e Dio non può compiersi in altro modo; perciò vedi che Dio per te non è presente in nessun altro luogo come là dov'è la Sua Volontà: non puoi incontrarLo che là. Il luogo del tuo incontro con Lui è dunque il dovere e l'accettazione, perché li vi è la sua volontà. È lì che la Sua Volontà attende la tua, per unirsi ad essa. E se tu la vedi e l'abbracci, ti comunichi realmente, poiché entri in unione con Dio. Ma se non la vedi, sei come un infedele in presenza del S.S. Sacramento. Questi non sa affatto quello che c'è nella santa ostia, la quale per lui non è che una cosa senza significato. E lo stesso succede del dovere e degli avvenimenti della vita per il cristiano cieco, che non sa adorare in essi la volontà di Dio. Va' dunque alla scuola di Dio per cercare la volontà di Dio, e sarai in comunione con Dio.


XVIII. La vera comunione 

Se, per un privilegio impossibile, il Papa ti accordasse la facoltà di portar sempre con te un ciborio pieno di ostie e di comunicarti quante volte vuoi, la tua vita sarebbe un continuo rapimento. Ora quello che il Papa non ti accorderà mai, te lo accorda Iddio. Tu hai sempre con te la volontà di Dio, in tutto quello che hai da accettare e da fare. Accetta e, fa'; accetta e fa' la volontà di Dio ed è ogni volta una nuova comunione. E in certo modo è meglio d'una comunione sacramentale, poiché è una comunione effettiva, una comunione essenziale della tua volontà con quella di Dio. Ti ho detto che fai la comunione sacramentale unicamente come mezzo per attuare questa unione effettiva della tua volontà con quella di Dio. Infatti perché ti comunichi e ricevi Gesù? Per accrescere in te il suo amore. E il suo amore che cosa è, se non l'unione della tua volontà con la Sua? La tua comunione sarebbe sterile, se non producesse l'amore. La comunione piena, efficace e vera è dunque l'unione della tua volontà con quella di Dio. Oh! quante belle cose svela la fede! quando la si ha! Bisogna però convenire che la fede illuminata e viva non è cosa comune, oggi soprattutto!

Ma osserva anche le conseguenze. Se la tua fede non è ancora così viva da farti vedere la volontà di Dio nel sacramento delle cose da accettarsi e da farsi, essa tuttavia è abbastanza illuminata da farti sapere che Nostro Signore è tutt'intero in ciascuna ostia e in ogni parte d'ostia, tutt'intero in una piccola come in una grande, in un frammento come in un'ostia intera. La differenza di dimensioni e di accidenti dell'ostia non modifica in nulla la presenza reale di Gesù Cristo. Ti comunichi tanto con una piccola ostia, quanto con una grande, con una metà come con una intera, e vedi che il sacerdote raccoglie con lo stesso rispetto e uguale venerazione anche le minime particelle consacrate.

Ebbene lo stesso è della volontà di Dio. Essa è sempre intera, sempre la medesima, in tutte le cose da farsi e da accettarsi, piccole e grandi. Perché dunque disprezzi le piccole cose? La volontà di Dio è forse meno pregevole, perché ti dà una piccola cosa da fare o da sopportare? Dio non è forse Dio egualmente dappertutto? Se tu lo disprezzi nelle piccole cose, è questo un modo di attestargli la tua fede? Perché fai tanta differenza, se non perché in fondo non è la Sua volontà che tu cerchi, ma il tuo capriccio? Se vuoi essere cristiano, non far tante distinzioni. Se vuoi comunicare con la volontà di Dio, essa è lì tutt'intera nelle piccole cose come in quelle grandi, nelle circostanze spiacevoli come in quelle che ti possono dare consolazioni. Se tu la disprezzi, è perché non hai fede; se la disconosci, è perché sei un cieco; se la trascuri, è perché sei un codardo; se te la metti sotto i piedi, è perché sei uno scellerato.

Se sapessi comunicarti, vale a dire, unir la tua volontà a quella di Dio, non ti occorrerebbe molto tempo per essere un cristiano; poiché questa comunione può essere di tutti gli istanti, e in tutte le cose … Ah! se tu sapessi! Suvvia, dunque! di' risolutamente con il Salvatore, che d'ora innanzi il tuo grande e sostanzioso cibo sarà il fare la volontà di Colui che t'ha inviato in questo mondo, fino al perfetto compimento dell'opera, per cui t'ha creato.

(continua)