La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

lunedì 24 giugno 2013




Carlo Carretto

"Lettere dal deserto"pag.30


Chi guida le cose del mondo?


La prima impressione che mi lasciò questa avventura fu quella della libertà. Una libertà nuova, ampia, autentica, gioiosa.
L’aver scoperto che ero nulla, che non ero responsabile di nessuno, che non ero uomo importante, mi diede la gioia del ragazzino in vacanza.
Venne la notte e non dormii. Mi allontanai dalla grotta e camminai sotto le stelle in pieno deserto.
“Dio mio, ti amo; Dio mio, ti amo”, gridavo verso il cielo nello straordinario silenzio.
Stanco di camminare, mi stesi su una duna di sabbia e immersi gli occhi nella volta stellata. Come mi erano care quelle stelle; e come il deserto me le aveva avvicinate! A forza di passare le notti all’addiaccio, ero stato spinto a saperne il nome, poi a studiarle, a conoscerle ad una ad una. Ora ne distinguevo il colore, la grandezza, la posizione, la bellezza. Sapevo orientarmi su di esse al primo colpo d’occhio; e dalla loro posizione deducevo l’ora senza bisogno di orologio.

Ecco la costellazione del Cigno, che sembra in conversazione con Altair, chiara come un brillante. Saetta e Delfino sembrano ascoltare, chiusi nella loro umile piccolezza. Pegaso sta montando ad oriente col suo quadrato di stelle, mentre Perla scompare ad occidente. Tra poco la rossa Angol mi condurrà l’eleganza di Perseo. Ritorno con gli occhi su Andromeda. Ed è così chiara la notte, che incomincio a scorgere la nebulosa che porta il nome della costellazione.

E’ il corpo celeste più lontano dalla terra, visibile ad occhio nudo: 800 mila anni luce.

Tra quella enorme distanza e la più piccola – quattro anni luce la Proxima, che mi apparirà tra due anni nella costellazione del Centauro – ci sono le distanze di tutto questo ammasso di 40 miliardi di stelle a cui ammonta la Galassia alla quale noi piccolo granello di sabbia chiamato Terra – apparteniamo.

E al di là della nebulosa di Andromeda, altri milioni di nebulose e miliardi e miliardi di stelle che i miei occhi non vedono ma che Dio ha creato.

Perché non mi è mai saltato in testa che una pur piccola colonna che regge il cosmo non gravi sulle mie spalle? Ed è forse il cosmo diverso dagli uomini?

Ed io l’avevo pensato.

E’ vero che Gesù aveva detto: “Andate e istruite tutte le genti”, ma aveva aggiunto: “ senza di me non potete far nulla”. E’ vero che S. Ignazio aveva detto: “ Fate come se tutto dipenda da voi”; ma aveva aggiunto: “però aspettate come se tutto dipenda da Dio”.
Dio è il creatore del cosmo fisico, come è il creatore del cosmo umano. Dio è il reggitore delle stelle come è il reggitore della Chiesa. E se ha voluto, per amore, rendere gli uomini collaboratori suoi nella salvezza, il limite del loro potere è ben piccolo e determinato: è il limite del filo rispetto alla corrente elettrica.
Noi siamo il filo, Dio è la corrente. Tutto il nostro potere sta nel lasciar passare la corrente. E’ certo: abbiamo il potere d’interromperla, abbiamo il potere di dir no; ma nulla di più.
Non l’immagine, quindi, di colonna che sostiene, ma di filo che trasmette un potere.
Ma altro è il filo, altro è la corrente; son di natura ben diversa; e il filo non può certo insuperbire, anche se è un filo che trasmette ad alta tensione.