La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

sabato 6 luglio 2013

"Aprirsi all’Ascolto di Dio"



Imparare ad ascoltare.


Il teologo Urs von Balthsar si rivolge la seguente riflessione: Se Dio non avesse parlato, se non si fosse rivelato, sarebbe legittimo qualsiasi cammino verso di Lui. Persino questa faticosa ascesi con cui a volte si circonda la preghiera, sarebbe legittima.
Però giacché Dio si è rivelato a noi in Cristo, in una storia fatta di parole e di azioni, potremo conoscerlo soltanto ponendoci in ascolto di queste parole ed azioni. Per Gesù Cristo passa la rivelazione di Dio e la risposta dell’uomo. In Cristo Gesù possediamo la certezza dell’amore che ci viene da Dio e la possibilità di potergli rispondere attraverso Gesù e attraverso la nostra vita.
La vera preghiera è quella che cerca, non la vana pretesa che sia Lui a rispondere alle nostre domande, ma quella per cui siamo noi che accogliamo e rispondiamo all’eterno dialogo di amore che Lui tiene aperto con noi attraverso Cristo Gesù.

Per questo la preghiera nasce dalla Parola di Dio e dal nostro ascolto.

Come l’Antica Alleanza, anche noi siamo interpellati da un Dio che ci dice: “Ascolta Israele!”. Pregare è essere “ascoltatori della Parola”, e nessuno oserà negare che il silenzio sia il miglior spazio teologale e psicologico per ascoltarla.
Santa Teresa, commentando il Padre nostro, invita ad accoglierne le petizioni come se scaturissero or ora dalla bocca di Gesù. Pone in tal modo l’accento sull’aspetto personalistico e dialogante della rivelazione. E ci consiglia di porci, silenziosi e attenti, ai piedi di questo buon Maestro, certi che egli saprà insegnarcelo senza il rumore di parole.

L’antico metodo della “lectio divina”, più che una nuova tecnica di preghiera, ereditata dall’antica tradizione patristica e monastica, in realtà è il paradigma di questo ascolto, concepito come dialogo con Dio. Leggi ( porta l’alimento alla bocca), medita (masticalo), prega (gustalo) e contempla ( riempiti sin nel tuo profondo di questa comunicazione divina). Tutto direttamente: da Dio a te; da te a Dio. E’ sempre la medesima trilogia: parola, risposta, nel silenzio.
Dovremo molte volte porci all’ascolto di Dio direttamente attraverso i detti e le azioni di Gesù. La lettura “pregata” dal suo Vangelo ci permette di sentirci suoi contemporanei, di assumere e proiettare i suoi sentimenti, essere protagonisti della sua medesima storia di salvezza.

Però, altre volte, il nostro ascolto della Parola di Dio dovremo farlo partendo direttamente dalla nostra vita. Saranno moltissime le occasioni in cui, secondo lo stile di Maria, dobbiamo posare il nostro sguardo contemplativo – cioè, fatto di amore, di pace e di silenzio – sulle cose e sugli avvenimenti. E trasportare il tutto nel mondo silenzioso della nostra interiorità.
Poi, nuovamente in silenzio, meditarlo nel nostro cuore.
Nel silenzio possiamo presentare a Dio una situazione, un problema personale, con il desiderio d’ottenere un’illuminazione, un’ispirazione, una risposta, la forza per compiere la volontà di Dio, la sapienza per un discernimento della verità, il coraggio per una decisione…

Il silenzio ci permette d’essere d’essere ascolto attento che vuole scoprire il passo di Dio e la manifestazione della sua volontà nella brezza soave di un’ispirazione interiore.
In questo porre in controluce di Dio un problema personale, una situazione sociale, ascoltiamo, non parole illusorie, ma quel sottile schiocco che produce la conversazione del cuore: si realizza quel cambio di ottica per cui quel medesimo problema è osservarlo in tutti gli aspetti, non soltanto dal nostro punto di vista.

E nel silenzio della preghiera qualche volta Dio agisce nella forma più chiara, quando cambia profondamente il nostro atteggiamento iniziale verso situazioni e persone, ci converte alla sua volontà, infonde coraggio per intraprendere un’opera, ci rinnova e cambia il nostro piano meschino per mezzo di un atto di coraggio e di amore nel suo servizio.

“Stare in silenzio” non significa di per sé “ascoltare”. Ascoltare è un aprirsi volontariamente, è assecondare in noi l’opera di Dio, che ci cambia e trasforma nel silenzio. Il parlare di Dio è agire nell’intimo.
E Dio, nel silenzio della preghiera, continua ad agire trasformando le persone.


(Da "Pregare" Ed. OCD Roma )