La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

mercoledì 28 agosto 2013


Gesù e Maria!




Sac. Dolindo Ruotolo

Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984



Parte Seconda 

continuazione 

Cap. XV


L'anima contempla Maria madre di Dio e l'umanità gloriosa di Gesù Cristo

Nella luce del « Cantico dei cantici »

L'anima vede Gesù si estasia, ne fruisce, se ne bea, è con Lui, vive del suo amore, vive nel suo amore: è il Cantico dei Cantici nella sua amorosa realtà, che in terra era coperto, come fiore, dai sepali e dalle squame del pallido amore umano, come fiore nascosto nell'umido terriccio dell'esilio, e nel Cielo sboccia purissimo in tutti i suoi colori, e si effonde nel soavissimo profumo dell'amore, che si dona nella felicità delle eterne nozze.

L'anima sospira alla vista di quell’ineffabile bellezza: Mi bacia col bacio della sua bocca, perché sono inebrianti come vino le sue carezze, sono fragranti come gli unguenti più preziosi (Cantico dei Cantici 1, 1-2). In questa ebbrezza di amore l'anima lo chiama: Gesù! Gesù!... Sulla terra lo aveva chiamato tante volte, ma l'armonia del suo grido aveva avuto tante stonature di diffidenza, di esacerbato pianto, di deluse speranze, di timore e di asprezze...

Ora lo chiama: Gesù! E quel nome è come olio sparso, tutto dolcezza che si effonde in lei, tutto carezza di amore... L'anima comprende perché fu amato dalle anime sante, immolate in terra dall'amore, che lo pronunziarono tra le lacrime dell'immolazione: Olio sparso, è il tuo nome, per questo le donzelle ti amarono (Ivi, 3).

Questa constatazione l'accende di amore che glielo fa sospirare: Tirami a te; correrò a te all'odore dei tuoi profumi... E i profumi sono le effusioni della sua bontà, che rifulge dal volto suo maestoso e dolcissimo. L'anima beata è con Lui, lo possiede; è nel suo regno di amore e, piena di soddisfazione, si consola di essere oramai nel suo amore: Il Re divino m’introdusse nei suoi penetrali, ... esulto, mi rallegro, mi ricordo con riconoscenza delle carezze che mi fece in vita, partecipandomi la sua Passione, carezze più inebrianti del vino, perché mi donano ora la gioia di goderlo... L'anima intende appieno la provvidenza amorosa dei dolori e delle prove della vita terrena, e capisce perché le anime rette di cuore lo amarono, e quelle che ancora peregrinano in terra lo amano (cfr. vv. 3-4).

L'anima, purificata dai dolori della vita e dalle espiazioni del Purgatorio, è oramai bella innanzi allo Sposo Divino, il quale si compiace in lei, che ha percorso fedele il cammino della vita terrena, come i destrieri scelti, attaccati al cocebio di Faraone, percorrevano le pianure dell'Egitto, terra che fu di esilio e di pene per il popolo di Dio. Belle sono le tue guance come di tortorella, nella semplicità del tuo amore; sei ornata di meriti come si adorna il collo di una sposa, di monili, ed io ti adorno di gloria, come di pendenti di oro punteggiati di argento...

L'anima si sente gradita allo Sposo Divino; niente più le impedisce di amarlo, si effonde in Lui come profumo di nardo, nella soavità dell'amore, e lo possiede nella gioia del suo spirito: Il mio Diletto è per me un mazzetto di mirra, come un grappolo di Cipro nelle vigne d'Engaddi, come quel fiore a grappoli, perché mi dona in tanti modi, nella pienezza del suo amore, compiacendosi della bellezza della grazia che mi adorna.

Eccoti bella, amica mia, eccoti bella... esclama lo Sposo, il tuo sguardo non ha più ombre di dubbio, sei mia nella semplicità di un amore che non ha riserve... i tuoi occhi sono come occhi di colomba... E l'anima si sente piena di amore, effondendosi in Lui. Eccoti bello, amore mio, pieno di grazia, giglio delle valli, spuntato in terra per me, dolcezza infinita, che ha spiegato sopra di me il vessillo del suo amore, che mi abbraccia e mi sostiene... io languisco di amore! (cfr. 1, 8-15; 2, 1-6). Il mio Diletto è per me, ed io per Lui, ... lo posseggo non lo lascerò più... nulla può disturbare il mio amore... O voce del mio Diletto, o Verbo Eterno che venisti a noi dai monti eterni della tua gloria, ed ora mi ti doni... Oh, gioia di un'eterna felicità... L'inverno della vita terrena è passato, la pioggia delle pene è cessata... Tutto è fiorito... Il mio Diletto è per me ed io per Lui... O gioia di un amore senza ombre... O Paradiso!...

Gli Angeli, i Santi, le anime beate, esultano con l'anima per l'effusione del suo amore, dopo i dolori della vita e dopo la purificazione del Purgatorio: Chi è costei che ascende dal deserto del mondo, dallo squallore del Purgatorio, come nube di fumo, dagli aromi di mirra, per i dolori sofferti, dal profumo d'incenso, per le preghiere elevate a Dio, e da ogni polvere di profumiere, per le virtù praticate in vita, per l'ardente amore avuto nel Purgatorio, amore anelante a Dio? Essa è stata trasportata, vittoriosa, in trionfo, come sulla lettiga che si fece Salomone, circondata da forti armati, ha superato i pericoli della notte della vita terrena, e, per la grazia che l'adorna nel suo trionfo, è come su di un trono di gloria, è come sul trono che si fece Salomone, incorruttibile, come il legno del Libano, elevato per la purezza come su colonne di argento, splendente per amore come dosso di oro, col sedile di porpora, per la fiamma che l'accende di amore, e con la parte di mezzo, del cuore, ricoperto di ciò che è più prezioso, ricoperto come da gemme per i meriti dei dolori sofferti in vita. Così trionfante si è elevata fino a Gesù, al vero Salomone, nella sua gloriosa umanità, che è come il diadema del quale la coronò la Madre sua, Maria, nel giorno del suo sposalizio con l'umanità, quando si fece uomo, nel giorno della letizia del suo Cuore, perché si fece uomo per amore (cfr. 3, 6-11).

L'anima trionfante nella gloria, rapisce il Cuore di Gesù, e quel Cuore divino, che saetta amore dalla ferita, si effonde in Lei elogiandone la bellezza, ed esclama: Quanto sei bella, o amica mia, quanto sei bella! L'anima lo guarda con semplicità amorosa, con profonda umiltà, ma raggiante di amore, come coperta da un velo che la rende più bella, e lo Sposo Divino se ne compiace: i tuoi occhi di colomba, dietro il tuo velo. I tuoi pensieri amorosi, quasi chioma del tuo spirito, come i capelli che adornano il capo; sono pieni di pace, come greggi che riposano sul monte di Galaad, alla brezza del sole. Sei tutta desiderio di amore, tutta ricca di meriti, tutta sospiri di carità, come di parole accese e dolcissime, tutta dedizione di carità...

Sei tutta bella, o sposa mia, e non v'è in te macchia alcuna. Sei tutta purificata, vieni, sarai coronata, vieni, hai superate le prove, hai vinto i nemici dell'anima tua, che come leoni e come leopardi ti assalirono in vita. Vieni, tu hai ferito il mio Cuore, o sorella mia sposa. Vieni, l'olezzo dei tuoi profumi di virtù e di grazia, sorpassa tutti gli aromi. Il mondo non può perderti più, non può penetrarti più la sua miseria; sei orto chiuso, sei fonte sigillata, sei tutta profumi di virtù e di amore.

L'anima riconosce ogni sua bellezza da Gesù, perché Egli dà alle sue creature l'acqua che zampilla fino alla vita eterna.

Tu sei fontana dei giardini, pozzo inesauribile di acque vive che ha fatto fiorire il mio orto chiuso, che è scaturita nel mio cuore (cfr. 4, 13-14). Se ti compiaci di me, vieni a raccogliere quello che è tutto dono della tua grazia.

E Gesù raccoglie infatti dall'anima i frutti della grazia divina, raccoglie la mirra sua, i dolori che Egli soffrì per lei, e che l'hanno fatta bella; raccoglie i suoi aromi, perché Egli col suo amore la profumò di grazia; raccoglie nel suo Cuore Divino l'anima come favo di miele, per la dolcezza della carità che Egli le ha data, e la raccoglie tutta amore, quasi vino che inebria, la raccoglie come latte suo, perché Egli l'ha nutrita di Sé con l'Eucaristia e l'ha fatta bella (cfr. 5, 1).

L'anima ricorda le proprie infedeltà, per amarlo di più, ricorda i momenti nei quali Gesù le si eclissò, per purificarla. Gesù tante volte picchiò al suo cuore, tante volte le si mostrò appassionato: Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perché il mio capo è pieno di rugiada, e i miei riccioli di gocce notturne, cioè: Mi feci uomo per te, e raccolsi i dolori della notte del mondo per adornarti... Ma l'anima tante volte non rispose al suo amore. Gesù le si fece sentire, passò la sua mano per lo spiraglio, toccandola nel cuore, per l'unico spiraglio per il quale poteva ancora entrare in lei: per la compassione dei suoi dolori. L'anima si commosse., si addolorò, volle aprire a Gesù come con mani stillanti mirra, pianse... Ma Gesù per purificarla si eclissò, e l'anima lo cercò, lo chiamò, ma Egli non rispose. L'anima, nella sua notte oscura si senti maltrattata dalle guardie della città di Dio, dai Sacerdoti che non la compresero, che la giudicarono sbandata, fantastica, stolta, mentre essa languiva di amore, e pregava le anime sante della celeste Patria ... : Vi scongiuro, o figlie della Gerusalemme celeste, dite voi al mio diletto che io languisco di amore, perché anelo solo al suo amore nelle mie tenebre (cfr. 5, 2-8).

L'anima è tutta purificata dalle sue passate infedeltà, frutto di incoscienza, perché non conosceva la bellezza dell'amore di Gesù, perché era distratta dalle cure della vita mortale. Ora lo vede, lo possiede, lo ama, senza ombre, come unico bene: Il mio Diletto è candido e vermiglio; candido nella luce della sua gloria più che sul Tabor, vermiglio per le sue piaghe di amore, eletto fra mille e mille, unico suo bene. Il suo capo è oro finissimo... I suoi occhi sono come colomba sui rivi d'acqua, perché effondono grazia. Le sue guance sono come aiuole di aromi, perché spirano dolcezza, le sue labbra sono gigli, perché effondono purezza; le sue mani sono bellissime, come fatte al tornio, sono d'oro, piene di grazia, piene di giacinti rubicondi, per le loro ferite. Il suo petto è d'avorio, smaltato di zaffiri, per il suo Cuore che vi spicca dall'aperta ferita. Le sue gambe sono erette come colonne di marmo su piedistalli di oro, come colonne di un Tempio nella sua maestà, perché il suo corpo è Tempio fulgente della gloria del Padre. Il suo aspetto e come quello del Libano, perché è di un'altezza di maestà incomparabile, è eccellente come i cedri, perché stende le sue braccia come rami fioriti, per la sua carità che abbraccia tutti nel suo amore: la sua bocca e tutta dolcezza, ed Egli è tutto amabile (cfr. 5, 10-15).

L'anima nel contemplare l'Umanità gloriosa di Gesù, ne contempla l'amabilità infinita, e misura il suo amore da quello che S. Paolo chiama le dimensioni della carità (Efesini 3, 8-19): l'altezza, la profondità, la larghezza e la lunghezza. Sono queste, dice S. Paolo, le dimensioni della carità dei fedeli, nella vita interiore, vivificata dallo Spirito Santo: l'altezza, perché poggia in Dio; la profondità, perché discende alle creature più povere; la larghezza, perché abbraccia tutti; la lunghezza, perché dura sempre, costante in ogni tempo. La carità di Gesù Cristo, soggiunge S. Paolo, sorpassa ogni conoscenza, ed ha perciò in modo eminente queste dimensioni, che incantano l'anima: l'altezza, perché discese dal Cielo per infinito amore; la profondità, perché si fece uomo, e raccolse su di Sé i peccati dell'uomo per redimerlo; la larghezza, perché abbracciò tutti con infinita misericordia, senza discriminazione alcuna; la lunghezza, perché si estende in tutti i secoli, e dura nell’eternità per le anime salvate.

Queste dimensioni del suo amore erano adombrate nella Croce stessa, sulla quale donò la sua vita, per la gloria di Dio e per la salvezza dell'uomo. La Croce infatti col suo ramo superiore era rivolta verso il Cielo, quasi antenna che trasmetteva a Dio l'ineffabile riparazione e l'ardente amore del Figlio suo, immolato per la sua gloria. La Croce era piantata sulla terra col suo ramo inferiore, per effondere i tesori della carità del Cuore di Gesù sulla terra e sugli uomini che Egli redimeva. L'asta trasversale era come due braccia aperte nella carità, e su di essa infatti si aprirono le braccia di Gesù, in una carità che era un amplesso di misericordia e di pace. Le sue braccia erano rivolte all'Oriente ed all'Occidente, perché l'amor suo si estendeva a tutti gli uomini ed a tutti i secoli, e si estendeva fin nei secoli eterni.

Cristo - esclama S. Paolo - ieri, oggi e nei secoli, e la sua carità non termina mai: ieri sulla Croce, oggi nell’Eucaristia, nei secoli per l'eterna gloria che dona alle anime.

E’ questo il mistero di amore che l'anima contempla nell'Umanità gloriosa di Gesù, per cui lo sente suo e si sente sua senza ostacoli, perché è tutta pura come campo di gigli, e l'amore di Gesù è tutto effuso in lei, compiacendosi di lei, tutta profumi di grazia, e tutta pura: Il mio Diletto è disceso nel suo giardino, nell'aiuola degli aromi, a pascersi nel giardini, ed a cogliere gigli. Io sono per il mio Diletto, e per me è il mio Diletto che si pasce fra i gigli (Cantico dei cantici, 6, 1-2).
(continua)