La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

domenica 1 settembre 2013

La SS. Trinità


Sac. Dolindo Ruotolo

Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984



Parte Seconda (continuazione)


Cap. XVI

La SS.ma Trinità nel creato

L'uomo opera quando concepisce l'idea che ama, ed opera per questa idea che realizza con la volontà. Dio effonde la sua bontà e crea per il Verbo suo infinito, realizzando la creazione per la sua Volontà infinita. E nella creazione lascia, per così dire, i raggi della sua Trinità. L'anima contempla la gloria dell'adorabile Trinità, nella sua evidenza, e quasi si diletta a vederne i riflessi nella creazione; come una bimba si diletta a vedere i riflessi del sole tra le foglie degli alberi, e nelle gocce sprizzanti da una fontana del prato silenzioso, tra lo zefiro del vento e il profumo dei fiori. E' uno sguardo per il quale l'anima esulta in Dio Uno e Trino, lodandolo ed amandolo.

Ecco l'universo nella sua sterminata vastità, ecco il mistero nel quale si smarriscono le piccole menti umane credendolo eterno, o confondendolo con Dio, o gettandosi nelle fosche tenebre del dubbio. L'anima vede nell'universo la potenza di Dio, che lo crea per il Verbo, e lo armonizza per il suo Amore: In principio Dio creò il cielo e la terra. E la terra era informe e vuota, e lo Spirito di Dio si muoveva sulle acque (Gen. 1, 1-2). Ecco la luce: s'incentra quasi nelle sue fonti, s'irradia e splende nella sua purezza, creatura dolcissima che ha una fonte, un’emanazione della fonte, un'illuminazione che rende evidenti le cose: una in tre e tre in una: Dio disse: Sia la luce, e la luce fu (Ivi, 3).

Alla voce della sua onnipotenza si separarono le acque, e Dio creò il firmamento che chiamò cielo. Potenza di inconcepibili uragani, che cantavano la potenza di Dio, ordine che obbediva al Verbo della sua infinita Sapienza, serenità di amorosa pace sulle fluttuanti onde gigantesche per il cielo splendente: uno in tre e tre in uno (Ivi, 6-8).

Dio raccolse le acque della terra nei bacini, e fece emergere la terra dalle acque: la terra, il mare e le sponde che l'abbracciavano nell'ordine dei loro confini: uno in tre e tre in uno (Ivi, 9, 10). Dio disse alla terra irrorata: Germini la terra erba verdeggiante che faccia seme, e piante fruttifere che diano frutto secondo la loro specie, e che in se stesse abbiano la loro semente sopra la terra... 
(Ivi, 11). Ed eruppero dalla terra vergine e feconda le gigantesche primitive foreste: terra che germina, alberi che svettano, frutti che si rinnovano: uno in tre e tre in uno.

Dio disse: Siano fatti dei luminari nel firmamento del cielo, e distinguano il giorno e la notte, e siano per segni e per distinguere i tempi, i giorni e gli anni, e risplendano nel firmamento del cielo ed illuminino la terra. E cosi fu fatto. E Dio fece i due grandi luminari, il luminare maggiore perché presiedesse al giorno, ed il luminare minore, perché presiedesse alla notte, e le stelle. E le collocò nel firmamento del cielo, affinché rischiarassero la terra, e dividessero la luce dalle tenebre (Ivi, 14-18). In questi mari di luce, di ordine e di movimenti, quanti splendori della Potenza, della Sapienza e dell'Amore di Dio: uno in tre e tre in uno!...

Dio creò i pesci nelle acque, gli uccelli nell'aria, gli animali dalla terra... Una vita animale in tre categorie. E li creò maschio e femmina, perché crescessero e si moltiplicassero. Un principio generante, un generato, un amore nella generazione: tre in uno e uno in tre. Tutta la creazione è ripiena della gloria di Dio Uno e Trino, l'anima se ne estasia, ed ancora una volta, per il lume della gloria s'immerge, per così dire, nel mistero di Dio: infinito Essere da sé, infinita Sapienza, infinito Amore.



Sulla terra, il tormento dei dubbi

Forse tante volte l'anima si domandò sulla terra, nelle trepidazioni del dubbio e tra le fosche tentazioni di satana: da chi è Dio? E per quale merito è felicissimo Dio? E quale fu il suo passato, quando nulla esisteva di ciò che Egli ha creato?...

L'anima si smarriva nelle concezioni del proprio misero intelletto, come una bimba che accendendo uno zolfanello, volesse capire la luce del sole, e dal trepidante guizzare d'una fiammella il corso delle stelle!

Ora l'anima è nell'evidenza di Dio, e lo vede nella sua infinità realtà, infinito Principio, da Sé, eterno, in atto, tutto amore. Se l'anima vedendo uno che avesse in sé il padre e la madre come sua natura, si domandasse « Donde sei tu? ». Capirebbe che non potrebbe venire da altri che da sé.

Il merito è un atto di virtù, e per il merito si ha il premio. Per es., un atto di carità è premiato, ed il premio è una felicità... Dio non ha la perfezione, diremmo quasi, il merito di un atto di carità, Dio è la carità, tutta la carità per essenza; è l'amore, è la bontà, è la Sapienza, è la santità per essenza; è tutto in atto nelle sue infinite perfezioni. La sua medesima natura, semplicissima ed infinita, è la sua eterna felicità. Esiste nella sua eternità, effonde la sua bontà creando, crea le creature ragionevoli alle quali si mostra operante, scende sino alla sua creatura e si fa uomo, e riceve nella umanità assunta i dolori e la morte... Si direbbe che ha voluto mostrarsi operante e sofferente, perché l'uomo non avesse invidiata la sua grandezza e la sua eterna felicità. E si è donato all'uomo.

Quando nulla vi era di ciò che ha creato, tutto era in Lui nel suoi prototipi e nei disegni della sua amorosa Volontà... E' la somma vita, la somma perfezione, il sommo Amore, è la Carità: Deus charitas est, e l'anima nel mare di luce che la investe, non può fare che amarlo, in una felicità eterna. E' Dio stesso che la invita. Come potrebbe dubitare di Dio se lo vede? Come potrebbe smarrirsi nell'idea di un Essere senza principio, se lo contempla nella sua infinita realtà, avente in Sé la ragione del suo essere infinito? Come potrebbe confonderlo con le cose create, quasi fosse una fatalità ed una materialità avvolgente le cose e penetrante la materia come una cieca forza, un più cieco destino, un più tenebroso capriccio di molecole e di atomi di elettroni roteanti nell’infinitesimale e di colossali astri roteanti nel vuoto dello spazio sterminato? Non ha fatto Dio l'anima a sua somiglianza, e per amore non s'è fatto Lui a somiglianza dell'uomo, per rendersi più intelligibile alla sua creatura?


In Cielo, l’Alleluia dell’amore

L'anima lo contempla in Lui stesso, lo vede nei riflessi che in lei da Lui si effondono ... Anch'essa è spirito, anch'essa intende, vuole, ama ... anch'essa vive, e porta in sé la ragione della sua vita, perché, per la grazia, la SS. Unità abita in lei, e continuamente sostentandola, continua in lei l'atto creativo, che è la ragione del suo essere immortale. L'anima è abbracciata dall'infinito amore di Dio, che nell'accoglierla scende sino a lei, e si compiace di lei, immagine sua, come ab aeterno si compiacque di Sé per il suo Verbo infinito... .

Che mistero di amore dal quale l'anima è tutta presa; che luce di carità, dalla quale l'anima è tutta penetrata!... Come potrebbe non intendere la realtà di Dio, e rimanere ancora nelle angosciose ombre della vita terrena, se essa è con Lui che la vezzeggia in un epitalamio di amore? Quale bimba carezzata dalla mamma e vezzeggiata con strette di amore, potrebbe più dubitare di lei, o domandarle: Donde sei, chi ti fece nascere, chi ti fece buona, chi ti fece bella?... L'anima s'immerge in Dio, e Dio si dona a lei... E' una stretta di amore che non ha altro sfogo che l'amore, non ha altra irrefutabile certezza che l'amore, non ha altra scrutante indagine che l'amore, e l'amore non indaga ma vive nella felicità dell'evidenza!

Tu sei bella, o amica mia, dice Dio 

nell'abbracciarla, sei soave e splendida come Gerusalemme, terribile come un'armata in ordine di battaglia (Cant. 6, 3). Bella per la grazia, soave e splendida come Gerusalemme, perché tempio suo vivo; terribile come un’armata in ordine di battaglia, perché vittoriosa del male e conquistatrice dell'Eterno Amore. Volgi a me i tuoi occhi, i tuoi sguardi di amore, perché sono essi che mi attraggono a te. E Dio la loda, come uno sposo innamorato loda la bellezza della sposa (Ivi 4-8).

Vieni a me, avanzati dalle tenebre della vita terrena e dalle ombre oscure del Purgatorio, come aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole, forte come un esercito ordinato in battaglia 
(Ivi, 9-10). Vieni a me, amor mio, come aurora che comincia a risplendere in me, sole di amore; come luna che splende tra le tenebre della notte del tempo che passò; come sole che splende nella mia luce, come forza di amorosa conquista... Vieni!... Quanto sei bella e graziosa, o carissima... sei come palma che svetta trionfante, come grappoli d'uva che stillano dolcezza, nel profumo della grazia che ti arricchisce, inebriata e inebriante d'amore
(Ivi, 7, 1-9).

E l'anima si slancia verso Dio donandosi a Lui: Io sono del mio Diletto, ed Egli è volto verso di me... Vieni o mio Diletto... ti darò le mie carezze... abbracciami... il nostro amore oramai è eterno; è suggello sul cuore che è tutto tuo, è lampada di fuoco e di fiamme... chi potrà più estinguerlo? Chi potrà più impedirne le soavi espansioni?... Un muro con baluardi di argento mi divide dalle miserie della vita passata, una porta rinforzata con tavole di cedro incorruttibile si è chiusa per sempre sul tempo.... ho trovato in Te, mio Dio, la pace... sono con Te in eterno... canto a Te l'eterno alleluia della eterna felicità... Alleluia!... (7, 10; 8, 1-14).

L'anima è tutta felice, non ha più limiti nella sua gioia, ed al suo canto di amore fa eco tutto il Paradiso, che loda Dio e lo ama. E' questa la festa del Cielo, della quale parlò Gesù per un'anima che si salva. Tutto è luce nel Paradiso, tutto è chiarissimo nella infinita gloria di Dio. I dolori della terra che tante volte turbarono l'anima, appaiono come corimbi di fiori che sbocciano, come grappoli di frutti maturati, nello splendore dell'eternità. Che gioia!... Non sembrarono sulla terra poco meno che crudeltà i sacrifici degli animali dell'antica Legge, e non sembrò terribile e quasi spietato il sacrificio della Croce? Eppure nel Cielo si vede che i sacrifici furono ombra e figura della più grande testimonianza di amore di Dio verso le sue creature, e il sacrificio della Croce fu il compimento di questo amore. Per il sacrificio degli animali, anche le creature irragionevoli furono elevate, e la loro vita immolata mutò la povera vita animale in un cantico, così come si cava da una povera corda un dolcissimo suono. Tutto è luce, tutto è motivo di eterna felicità; tutto è ordine di giustizia, tutto è effusione di misericordia, tutto è rapimento di amore. Alleluia!... Non è una lode cieca, non erompe più, come suono sforzato, dalle angustie del cuore e dalle ombre della fede, è una lode che squilla nell’infinita realtá di Dio, nella potenza, nella sapienza e nell'amor suo... Alleluia! 


(continua)