Nella
tradizione latina, ha osservato il Papa, c'è come una "creatività
meravigliosa" nell'inventare epiteti.
Ma, ha ammonito, "quando questo
epiteto è amichevole va bene, il problema è quando c'è l'altro epiteto",
quando c'è "il meccanismo dell'insulto", "una forma di
denigrazione dell'altro".
"E
non c'è bisogno di andare dallo psicologo per sapere che quando uno denigra
l'altro è perché lui stesso non può crescere e ha bisogno che l'altro sia
abbassato, per sentirsi un qualcuno".
E' questo è "un meccanismo
brutto". Gesù, ha evidenziato, "con tutta la semplicità dice":
"Non parlate male l'uno dell'altro. Non denigratevi. Non
squalificatevi". E ciò "perché in fondo tutti stiamo camminando sulla
stessa strada", "tutti andiamo su quella strada che ci porterà alla
fine".
Quindi "se la cosa non va per una strada fraterna, tutti
finiremo male: quello che insulta e l'insultato". "Se uno non è
capace di dominare la lingua, si perde", e del resto "l'aggressività
naturale, quella che ha avuto Caino con Abele, si ripete nell'arco della
storia".
Non è che siamo cattivi, "siamo deboli e peccatori".
Ecco perché è "molto più semplice", "sistemare una situazione
con un insulto, con una calunnia, con una diffamazione che sistemarla con le buone".
"Io
vorrei chiedere al Signore che ci dia a tutti la grazia di fare
attenzione maggiormente alla lingua, riguardo a quello che diciamo degli
altri".
E' "una piccola penitenza ma dà buoni frutti".
"Delle volte uno rimane affamato" e pensa: "Che peccato che non
ho gustato il frutto di un commento delizioso contro l'altro". Ma
"alla lunga quella fame fruttifica e ci fa bene".
Ecco perché
dobbiamo chiedere al Signore questa grazia: adeguare la nostra vita "a
questa nuova Legge, che è la Legge della mitezza, la Legge dell'amore, la Legge
della pace, e almeno 'potare' un po' la nostra lingua, 'potare' un poco i
commenti che facciamo verso gli altri o le esplosioni che ci portano
all'insulto o alle arrabbiature facili. Che il Signore ci conceda a tutti questa
grazia!".
(dal web)
(dal web)