Beaudenom
Formazione
all'Umiltà
Consigli per un buon esito di questi esercizi.
1. Scegliete
quel periodo di tempo nel quale potrete dedicarvi ad essi con maggior libertà e
senza interruzione.
2. Vi
consacrerete un mese intero, ed anche di più se ne sentite l'allettamento. Vi è
materia abbondante per due esercizi al giorno. Quel che è indicato come studio
o spiegazione può servire di meditazione e in ogni caso deve esser letto con
grandissima attenzione.
3. Date
qualche solennità al vostro ingresso in questo grande lavoro di riforma. La
sera della vigilia andate a bella posta in chiesa. Inginocchiatevi dinanzi a
Gesù così umile nel tabernacolo. Recitate adagio il Veni Creator. Dopo,
recatevi alla cappella della Madonna. Invocate anche quei santi la cui umiltà
maggiormente vi colpisce:
S. Francesco d'Assisi, San Antonio da Padova, S.
Francesco di Sales, S. Vincenzo de’ Paoli, S. Benedetto Labre... e ad essi
chiedete luce, volontà, perseveranza.
II.
SGUARDO
PRELIMINARE
L'umiltà!
Tutta la tradizione cristiana è unanime nell’esaltarla, tutte le anime pie ne
sono affamate; Gesù l'ha elevata all'altezza della redenzione associandola al
dolore; ed inoltre, non la vuole e mantiene forse come un'aureola intorno
all'Eucarestia?
Dove essa manca, manca la virtù.
Iddio penetra e riempie solo
il vuoto che essa gli fa.
Ma questa
prodigalità di elogi apporta luce? E questa ammirazione generale forma la piena
convinzione? Oh! quanto vago resta nelle idee e nelle coscienze!
Quanta
insufficienza quasi dappertutto!
E se la natura stessa dell'umiltà è poco
conosciuta, la sua sfera d'influenza è conosciuta anche meno.
Le
meditazioni lungamente pensate di questo libro sono preparate e dirette agli
spiriti seri che vogliono comprendere ed alle anime pie che vogliono
progredire.
Le grandi
cose sono sempre nascoste nelle profondità; le ricchezze minerali giacciono
sotto la crosta terrestre; prodigi di forza sembra che dormano nella inerte
materia; meraviglie di meccanismo scherzano nei movimenti del mondo siderale, e
si intravedono nelle viscere dell'essere vivente segreti così profondi che
nessuno è capace di svelare. Osservate, osservate "bene... in fondo
all'umiltà regna un che d'infinito; noi siamo in pieno soprannaturale.
La virtù
presa nel suo insieme è una vita; ciascuna virtù è uno dei suoi organi.
Non vi
è dubbio, ogni virtù ha le sue proprie bellezze, tuttavia ciascuna si riveste
anche della bellezza delle sue sorelle per il fatto dell'unità della vita e
della legge di ricambio. Ciò nonostante alcune vi partecipano più da vicino,
più largamente e con maggiore continuità, in un modo più necessario; la vita
stessa si muove in ogni parte dell'insieme, persino nella più intima, ma non vi
si estende, e non vi brilla nella stessa guisa. Noi ci accingiamo a studiare la
parte che spetta all'umiltà; e forse vi scopriremo un'umiltà che non
conoscevamo.
Per avanzare
però con passo sicuro dobbiamo andare adagio e con metodo; prima di giungere
alle sommità bisogna attraversare delle regioni prive di ogni allettamento ed
arrampicarsi su per erte difficili. Affinché la strada ci sia meno penosa la
percorreremo con l'aiuto di vari mezzi : studi che ci presentano vedute
generali ; osservazioni più brevi che delucidano un punto oscuro; riflessioni
pie che pongono in mostra i risultati d'una scoperta; ma. soprattutto,
meditazioni profonde che immergono l'anima in un'atmosfera di verità sotto il
gran sole della grazia.
Le anime di
buon volere non si scoraggino dinanzi a queste sublimi verità giudicandosi
impotenti a penetrarle; piuttosto tengano lo sguardo fisso nella luce
dall'alto.
La scienza umana si comunica solo ai seguaci del mondo, ma la
scienza di Dio è data con prodigalità ai piccoli ed agli umili: questi non
hanno bisogno di lunghi ragionamenti.
Se, dunque, qualche parte di questo libro
e oscura per essi, non si affliggano né si perdano d'animo: la luce li attende
forse allo svolto di una via. sotto una frase più semplice, ma pure piena di
verità. Talvolta un semplice particolare può essere una rivelazione per certe
anime.
Tuttavia,
per appagare coloro che amano di sintetizzare daremo una rapida occhiata al
cammino che dovremo percorrere in tutto questo libro. Basta che gettiamo un
primo sguardo sull'umiltà come virtù speciale, ed un secondo sopra la sua sfera
d'influenza.
I. L'umiltà,
virtù speciale.
1.
L'orgoglio non è altro che un deviamento di due tendenze legittime.
— Sentimento
di superiorità, ricerca di preminenza, è forse l'orgoglio un ricordo della
nostra originale grandezza?
Allora il suo torto consisterebbe nel non essere
più al suo posto.
Re detronizzato per propria colpa, e altero sotto i suoi
cenci, “ Dio caduto che si rammenta dei cieli “ ecco come ci si mostrerebbe
l'uomo nella sua tendenza all'orgoglio. O, piuttosto, l'orgoglio, disordine e
vizio, invece di essere l'impronta d'una corona perduta, sarebbe forse il
marchio d'una rivolta domata?
“ Eritis sicut dii ”.
Cosi la tentazione sarebbe
passata nel sangue per turbarlo e sconvolgerlo.
Questa doppia origine
spiegherebbe il perché l'uomo si mostri ad un tempo e grande e abbietto.
Ciò nonostante, in realtà è più esatto considerare questo difetto come il deviamento
di sentimenti utili messi da Dio stesso nella natura umana. Questi sentimenti,
in ultima analisi, si riducono a due: stima di sé, desiderio della stima degli
altri. La stima di sé e la base della dignità personale; il desiderio della
stima degli altri è una delle basi della sociabilità.
Queste
inclinazioni sono così profonde e così spontanee che appartengono, per un lato,
alla classe degli istinti, e si rassomigliano a quello della conservazione. Del
resto esse hanno uno stesso genere di funzioni: l'istinto della vita attacca
l'uomo ad una esistenza d'ordinario miserabile; quello della stima di sé
l'attacca alla propria personalità. quantunque sia di poco valore; l'istinto
poi del desiderio della stima l'attacca al bene pubblico, malgrado la fragilità
dei vantaggi che prodiga.
Queste due ultime tendenze sono soggette a deviamenti
così facili e naturali che portano l'impronta della caduta originale;
e per ciò
spesso i moralisti le chiamano, senza distinzione, vizio.
II. L'umiltà
è la virtù che ha l'ufficio di opporsi a questi deviamenti.
— “ Essa
consolida lo spirito e gli impedisce di elevarsi in una maniera irragionevole ”
(di sopraesaltarsi, superbia) (1). Essa riconosce e mantiene l'ordine nella
stima di sé e nel desiderio della stima degli altri.
È dunque
verità e giustizia. È verità, e, come tale, traccia la regola di direzione, È
giustizia, e. come tale, inclina ad agire conforme a questa regola (2).
In quanto è
verità, risiede nell'intelletto; in quanto è giustizia, risiede nella volontà.
E siccome queste due facoltà agiscono l’una sull'altra, ogni sviluppo di luce
accresce la forza dell'inclinazione, ed ogni sviluppo d'inclinazione aiuta a
meglio cercare e a meglio intendere i motivi e le regole dell'umiltà.
Questo
studio ha dunque per oggetto e l'una e l'altra di queste due facoltà per
metterle in una condizione favorevolissima; ora la condizione più favorevole
dell'intelletto è la convinzione, e la condizione più favorevole della volontà
è la propensione.
Due lumi
generano la convinzione: il lume della ragione e quello della rivelazione.
Due
forze producono la propensione: quella della volontà e quella della grazia attuale.
È da saggi il valersi di tutti questi aiuti. Quelli dell'ordine soprannaturale
sono i più efficaci ed anche i più nobili.
Contentarsi
dei doni della ragione per valutare quanto meritiamo sarebbe lo stesso che
stabilire una virtù incompleta ed insufficiente. Pretendere di acquistare
l'inclinazione all'umiltà con le nostre forze varrebbe quanto incominciare con
una proposizione eretica e finire con una delusione.
I pagani
conobbero dell'umiltà solo la modestia, e quel che ne conobbero lo praticarono
molto imperfettamente. La vera nozione di questa virtù rampolla dai nostri
dommi fondamentali, e la sua pratica completa dipende dalla grazia: essa è
dunque eminentemente soprannaturale;
ed il razionalista né saprebbe avere, e
nemmeno ammettere l'umiltà così concepita.
Tuttavia si
deve dare un campo vastissimo alle facoltà naturali nell'acquisto della virtù.
E per ben
comprendere il valore di questa osservazione sarà bene ricordare qui alcune
nozioni generali sulle virtù naturali e sulle virtù soprannaturali.
Il loro
oggetto è identico: il bene; ed ogni virtù ha il medesimo speciale oggetto: il
medesimo genere di bene. Così l'umiltà, o sia naturale o soprannaturale, regola
e mantiene l'ordine rispetto alla stima personale e al desiderio della lode.
Queste virtù
risiedono nelle stesse facoltà che sono, per le une e per le altre; le facoltà
naturali. Le virtù naturali le penetrano, le virtù soprannaturali le “ perfezionano
”.
Ma queste
differiscono totalmente per il modo onde sono prodotte e per il modo onde
operano.
Le virtù soprannaturali
sono poste in noi con una specie di creazione, che la teologia chiama infusione;
quindi, virtù soprannaturale è sinonimo di virtù infusa.
Iddio le infonde
nell'anima del fanciullo appena è battezzato, e le infonde tutte insieme.
L'aumento d'una trae con sé l'aumento di tutte le altre, e tutte si perdono ad
un tempo per il peccato mortale ad eccezione delle virtù della fede e della
speranza. Rivivono poi tutte insieme per la giustificazione.
Le virtù
naturali, al contrario, si formano lentamente mediante numerosi atti, e si perdono
solo a lungo andare, di maniera che un peccato mortale non le distrugge.
È chiaro che
il nome di abito, conviene solo a queste ultime. L'inclinazione, la forza,
l'abilitarvi si accumulano a poco a poco come in un membro che si esercita al
lavoro.
Le virtù
soprannaturali ricevono il loro incremento dal di fuori, e non dallo sviluppo;
e in esse, ad un grado di aumento non corrisponde necessariamente un
accrescimento di forza e d'inclinazione.
I teologi
caratterizzano questa differenza con due espressioni che l'uso ha ormai
consacrato. Le virtù infuse, essi dicono, danno il simpliciter posse, il
semplice potere.
Come sarebbe
a dire l'attitudine. L'abito dà il faciliter posse, la vera facilità. Le grazie
attuali la danno ugualmente, ma in modo transitorio.
Un paragone
porrà in chiaro queste distinzioni. Un tessuto può essere fine od ordinario,
fitto o rado; dipende dal bagno speciale di porpora nel quale è stato immerso.
Il bagno nulla ha mutato della sua natura: il tessuto rimane fine od ordinario,
fitto o rado; ma è asceso ad un grado di un ordine superiore. Il suo costo e
l'uso che se ne farà non sono più gli stessi. Basta poi che un reagente chimico
gli tolga il colore perché ritorni un tessuto volgare.
Le virtù
soprannaturali fan passare il nostro essere dal suo ordine umano all'ordine soprannaturale;
trasformano le nostre facoltà e loro comunicano, con una bellezza speciale,
l'attitudine, la semplice attitudine però a produrre atti soprannaturali.
L'attività verrà dalle grazie attuali, dalle disposizioni della volontà e dagli
abiti.
Da ciò
apparisce che. in generale, negli adulti, la virtù sarà caratterizzata dallo sforzo:
perché le virtù soprannaturali non sono fatte per lasciare inattive le forze
naturali, o per soppiantarle: ma sì per nobilitarle, perfezionarle e
alimentarle. Esse con la loro presenza le innalzano all'ordine soprannaturale;
le perfezionano e le alimentano con le grazie attuali che attirano.
Queste
grazie attuali ci offrono vantaggi inestimabili: Dio le centuplica nell'anima
che ad esse corrisponde; e la preghiera gli offre l'opportunità di prodigarle
senza merito e senza misura. Sotto la loro onnipotente influenza, gli atti
virtuosi si moltiplicano e si compiono con intensità: le facoltà naturali che
li producono, si formano, si sviluppano e finalmente acquistano l'inclinazione,
la facilità e la spigliatezza a simili atti, addivenendo così le condizioni
degli abiti un fatto compiuto.
Si
troveranno spiegazioni più complete nel nostro libro intitolato: Pratica
progressiva della confessione, t. Il, cap. II (3).
(continua)