Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick
Capitolo Il
37 – Partenza di Maria Santissima per il tempio e il simbolismo dei profeti
Vidi alcuni parenti nella casa di Maria Santissima immersi nel sonno, era notte fonda. La santa Famiglia era già pronta per intraprendere il viaggio verso Gerusalemme. Vicino al focolare una lampada con numerose piccole luci illuminava la sala. Tutti si svegliarono e si posero lentamente in movimento. il giorno prima Gioacchino aveva già inviato per mezzo dei servi al tempio le bestie per il sacrificio. La spiegazione del racconto si riferiva tutta a Mosè, il fanciullo minore portava nelle mani il rotolo con lo scritto e lo faceva saltare di qua e di là come un giocattolo. Mai potrei descrivere la profonda e sincera simpatia che sentivo per quei fanciulli; erano ben diversi da tutti gli altri che si trovavano in quel luogo.
Senza poter stabilire veramente chi fossero costoro, la Veggente continuò a parlare con loro con un interesse ingenuo. Dopo un certo tempo, quando si sentì intimamente convinta, così si espresse:
“Ho compreso finalmente chi fossero quei ragazzi, essi non erano realmente presenti, ma erano simboli dei profeti. Il maggiore portava il suo rotolo con estrema serietà. Mi mostrò quel passo del secondo libro di Mosè, quando questi vede nel roveto ardente il Signore, il quale gli ordina di levarsi i sandali. Il fanciullo mi spiegò come mai il roveto ardesse senza consumarsi e mi disse che similmente ardeva in Maria Santissima, era il fuoco dello Spirito Santo, che Lei portava innocentemente in sé, senza averne la minima coscienza.
Il fanciullo-profeta mi parlò della prossima fusione della divinità con l’umanità. Il fuoco si riferiva a Dio, il roveto di spine agli uomini.
Mi spiegò anche quale fosse il significato del levarsi i sandali di Mosè. Sebbene non mi rammento tutto, credo avesse detto che l’ora in cui “il velo” sarebbe caduto era prossima e con questa si sarebbe manifestato l’Essere superiore a Mosè
e a tutti i profeti: Colui che avrebbe compiuto la Legge. L’altro fanciullo più semplice, che agitava il rotolo, simbolizzava la purezza e l’innocenza della Vergine Santissima ed il prossimo compimento della promessa divina.
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Il giorno dopo la Veggente così disse:
“Arrivai a Gerusalemme guidata dal mio Angelo custode, penso che fosse l’epoca degli antichi re Ebrei. Mentre peregrinavo alla ricerca della casa della Santa Madre Anna in Nazareth, incontrai i due fanciulli-profeti che facevano lo stesso cammino. Mostrai loro quella cintura di penitenza ed Elia-fanciullo mi disse: “Questo è uno strumento di penitenza che non è lecito adoperare.
“Arrivai a Gerusalemme guidata dal mio Angelo custode, penso che fosse l’epoca degli antichi re Ebrei. Mentre peregrinavo alla ricerca della casa della Santa Madre Anna in Nazareth, incontrai i due fanciulli-profeti che facevano lo stesso cammino. Mostrai loro quella cintura di penitenza ed Elia-fanciullo mi disse: “Questo è uno strumento di penitenza che non è lecito adoperare.
Io ho portato una cintura penitenziale, poi l’ho lasciata sul monte Carmelo ai Carmelitani che sono discendenti del mio Ordine.
La cintura che ho usato però non era così severa e mi ha giovato”.
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38 – In viaggio verso il tempio
Sull’arco della porta della casa di Anna vedemmo il gruppo partire alla volta di Gerusalemme. Era ancora notte. La Santissima Vergine indossava quell’abito gialliccio ricevuto dai sacerdoti per la prima fase d iniziazione, e si era avvolta nel suo gran velo che circondandole strettamente il corpo formava due rigonfiamenti in cui manteneva le braccia distese. Gioacchino conduceva l’asino dov’era seduta Maria Santissima, mentre si appoggiava ad un alto bastone alla cui sommità aveva un gran nodo di forma circolare come il classico bastone dei pellegrini. Anna lo precedeva di alcuni passi con la piccola Maria di Cleofa e una serva. Altre donne e ragazzi, tutti parenti, accompagnarono Anna per un tratto di cammino; poi, man mano, li vidi prendere la loro strada.
Era con loro anche uno dei sacerdoti. Il piccolo corteo illuminava il tragitto tenendo le fiaccole
accese. Il chiarore delle fiamme si perdeva nello splendore della sacra Famiglia. Mi sembrò di camminare a fianco di Maria Santissima e dei fanciulli-profeti che spesso intonavano il salmo: Eructavit cor meum verbum;
ed il nono: Deus deorum dominus locutus est, che dovevano essere cantati da due cori quando la fanciulla sarebbe entrata nel tempio. Quando si affacciò l’alba, la comitiva si fermò ai piedi di una collina, nei pressi di una fonte che dava vita ad un ruscelletto vicino ad un prato. In questo luogo i viaggiatori si riposarono presso un cespuglio di erbe balsamiche, che dopo raccolsero in alcuni vasi.
Mangiarono col pane della frutta o bacche che crescevano sulle vicine siepi. Frattanto i fanciulli -profeti erano scomparsi dalla mia vista interiore. Compresi però che la piccola Vergine continuava a vederli con la fantasia propria di tutti i fanciulli, o come alcuni casi di adulti che vedono comparire le immagini dei Santi e delle Sante senza che siano visibili agli altri. Il gruppo entrò in una casa isolata nella campagna, abitata dai parenti che accolsero i viaggiatori affettuosamente, offrendo loro cordiale accoglienza e rinfreschi.
La piccola Maria di Cleofa fu rimandata indietro alla sua abitazione; non ne conosco il motivo.
Dopo poco i viaggiatori ripresero il faticoso cammino sui monti e attraverso le valli nebbiose e ingombre di vapore, dove non si conserva traccia alcuna di vegetazione, al di fuori di alcuni rari luoghi su cui splende la luce del sole. Essi tennero durante il viaggio la stessa direzione che avrà Gesù tempo dopo, quando nel settembre del suo trentesimo anno partirà da Nazareth alla volta di Betania per farsi battezzare da Giovanni.
Sempre la stessa direzione terrà anche la Sacra Famiglia nella fuga da Nazareth verso l’Egitto. Questo tragitto è disseminato da numerosi paesi sparsi nella vastità del paesaggio. La Famiglia si riposò a Nazara, un piccolo villaggio fra Massaloth ed una città posta sopra un alto monte. Questa fu la prima tappa. La città aveva mancanza d’acqua e perciò gli abitanti erano costretti a portarla dalla pianura con delle vasche legate da funi. L’ospizio dove i viaggiatori chiesero alloggio era posto ai piedi del monte.
(continua)