«C'è un modo in cui il Signore parla all'anima e a me sembra un segno sicurissimo della sua opera: è la visione intellettuale. Ha luogo così nell'intimo dell'anima e sembra di udire così chiaramente e al tempo stesso segretamente, con l'udito spirituale, pronunciare proprio dal Signore quelle parole, che lo stesso modo di intendere, insieme con ciò che la visione opera, rassicura e dà la certezza che il demonio non può intromettersi minimamente, I grandi effetti che lascia sono, appunto, motivo di crederlo; se non altro c'è la sicurezza che non procede dall'immaginazione, sicurezza che con un po' di avvertenza si può sempre avere per le seguenti ragioni. La prima perché c'è una evidente differenza circa la chiarezza del linguaggio: nelle parole di Dio essa è tale che ci si rende conto anche di una sola sillaba mancante e si ha il ricordo preciso del diverso modo in cui tale parole ci sono state dette. La seconda, perché spesso non si pensava nemmeno a ciò a cui le parole si riferiscono - intendo dire che vengono all'improvviso, a volte anche mentre si sta in conversazione - e spesso riguardano cose mai pensate né credute possibili. La terza, perché nelle parole di Dio l'anima è come una persona che ode, mentre in quelle dell'immaginazione è come una persona che va componendo a poco a poco ciò che ella stessa desidera udire. La quarta, perché le parole sono assai diverse, e una sola di quelle divine fa capire molto più di quello che il nostro intelletto non potrebbe mettere insieme in così breve spazio di tempo. La quinta, perché insieme con le parole, spesso, in un modo che io non saprei spiegare, si comprende assai più di quello che significano, benché senza suoni».
(Pensieri sull'amore di Dio 3, 12)
«Non lamentiamoci dei nostri timori né ci scoraggi vedere la debolezza della nostra natura e dei nostri sforzi. Piuttosto cerchiamo di rafforzarci nell'umiltà e di renderci ben conto di quanto siano limitate le nostre possibilità e del fatto che, senza l'aiuto di Dio, non siamo nulla. Bisogna confidare nella sua misericordia, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse. Non senza una profonda ragione nostro Signore ha voluto manifestare debolezza. E' chiaro che non la sentiva, essendo egli la stessa forza; ma l'ha fatto per nostra consolazione, per mostrarci quanto sia opportuno passare dai desideri alle opere e indurci a considerare che, quando un'anima comincia a mortificarsi, tutto le riesce gravoso. Se si accinge a lasciare le proprie comodità, che pena! Se a trascurare l'onore, che tormento! Se deve sopportare una parola ostile, che cosa intollerabile! Insomma, è assalita da ogni parte da tristezze mortali. Ma, appena si deciderà a morire al mondo, si vedrà libera da queste pene; anzi, non nutrirà più alcun timore di lamentarsi, una volta conseguita la pace richiesta dalla sposa».
Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere.
(Matteo 16,19)