Cristianesimo vissuto
Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.
(continuazione 4^ Parte 3)
IX. Il compimento del dovere
Insomma i doveri dello stato incarnano per te tutto il tuo dovere, in una maniera concreta e positiva; in modo che in ultima analisi, il tuo lavoro in questo mondo si compendia in questo: conoscere, amare e compiere i doveri del tuo stato. Conoscerli, amarli e compierli tali quali Dio te li impone, e perché Egli te li impone. È qui che bisogna saper evitare le illusioni dell'interesse, le fluttuazioni del capriccio, i meschini calcoli della codardia, i falsi pretesti delle passioni.
Il dovere è il dovere; esso s'impone a te, non sei tu che lo crei. -Tu devi prenderlo quale è. Se lo mutili a seconda delle tue convenienze, non avrai più che i resti di un cadavere. Nota, del resto, che il dovere è qualcosa di vivo, composto da un'anima e d'un corpo. Il corpo del dovere è la lettera delle prescrizioni, che nei loro diversi articoli compongono come le membra della legge. L'anima è la volontà di Dio, che ispira, penetra ed anima le prescrizioni. Secondo l'espressione di S. Paolo, vi è la lettera, che per se stessa è morta, e lo spirito che le dà la vita. Se tu vuoi vivere del tuo dovere, non ucciderlo; perciò devi prenderlo nella sua integrità, col suo spirito e con la sua lettera, con l'anima e col suo corpo. Quando fai una scelta fra le prescrizioni che ti convengono e quelle che non ti convengono, prima di tutto non hai più affatto l'anima del dovere, poiché facendo tale scelta, tu la tua volontà e non quella di Dio; poi non hai che brandelli del corpo, poiché ne pigli alcuni e ne lasci altri. In tali condizioni, qual vita interiore vi potresti trovare?
Se vuoi vivere del tuo dovere, prendilo vivente, cioè, nella sua interezza; ed appigliati alla sua anima, cioè, alla volontà di Dio. Finché non vedrai nel tuo dovere quella gran cosa che ne è la vita, finché non l'accetterai senza calcolo, senza diminuzione, senza divisione, non comprenderai nulla in fatto di dovere, ed esso non sarà per te che un peso fastidioso. Niente è bello e soave, niente è forte e fortificante come il dovere vivente; niente è odioso e schiacciante come il dovere sbocconcellato e morto. Se il dovere ti è costato tanto finora, prenditela con te stesso; perché l'hai ucciso? Sii una buona volta l'uomo del dovere, del dovere integrale, non l'uomo dei tuoi capricci e delle tue passioni; non l'uomo degli espedienti e dei compromessi, ma l'uomo del dovere, sempre; e non ti lagnerai più del suo peso, come fa l'uccello il quale non si lagna del peso delle sue ali; e comprenderai e gusterai quelle parole del Salvatore: Il mio giogo è soave e il mio carico leggero.
Non posso qui indicarti le particolarità dei doveri del tuo stato; non sono consigli particolareggiati ch'io qui ti do, ma i principii generali della tua vita, la linea direttiva della tua condotta. A me basta indicarti il compito e il posto dei doveri del tuo stato nell'economia dell'opera della tua perfezione, e d'indicarti il modo sostanziale secondo cui li devi mettere in pratica. Spetta poi a te aggiungere tutte le particolarità.
Quello che cerco di formare in te, non è la regolarità esterna d'una vita più o meno meccanica. Quello che voglio darti, non è un regolamento. Non già che non te ne occorra uno; un regolamento è necessario all'uomo, come la scorza all'albero. Né il succo può circolare nell'albero senza la protezione della scorza, né la corrente della vita divina nell'anima senza la protezione del regolamento. Ma né la scorza né il regolamento sono la vita. Dei regolamenti se ne trovano dappertutto, abbondano e sovrabbondano; non c'è bisogno ch'io ne aggiunga un altro a quello già esistente. Ma quello che abbonda meno, quello che tiene troppo poco posto nella maggior parte delle nostre organizzazioni fittizie, è il succo: il succo, cioè lo spirito interiore che costituisce la vita. Ecco quello che vorrei formare in te. Il solo bene che ho di mira, l'unico frutto che vorrebbe recare all'anima tua questo lavoruccio, è lo spirito cristiano. Ah! se la tua vita potesse essere animata da questo soffio, riempita di questo succo, nutrita di questa sostanza! O mio Dio! inviate il vostro spirito, e noi saremo creati, e, la faccia della nostra vita sarà rinnovata.
X. Dovere e perfezione
Il dovere: ecco l'unica tua occupazione. Per giungere all'ultima vetta della perfezione cristiana, per consumarti nella santità più sublime, non hai che una sola cosa da fare, perché Dio non te ne domanda che una, ed è l'osservanza dei doveri del tuo stato. Capisci? I doveri del tuo stato nei quali sono compresi i comandamenti e i consigli. Tu non avrai mai da uscire di lì.
Vedi dunque com'è una cosa semplice e pratica. Non si tratta affatto di far cose eccezionali esse sono proibite; quando nelle vite dei Santi vi sono cose eccezionali, è Dio che le fa. Tu dal canto tuo devi semplicemente seguire la linea comune del dovere, del dovere pratico di tutti i giorni, nella condizione in cui Dio ti vuole; tutto il tuo dovere e niente altro che il dovere, ecco la tua perfezione.
Cosicché la perfezione è di tutti gli stati ed alla portata di tutti. Chi è che non possa fare il suo dovere? E fare il proprio dovere è tutto quello che Dio domanda, non ha mai domandato e mai non domanderà altro. Non venire a dirmi: È difficile essere cristiano nella tale condizione, la perfezione è impossibile nel tale stato. Prima di tutto ti risponderò: Non facciamo calcoli con le difficoltà; un uomo coraggioso le supera sempre. Poi ti domando: In quel tale stato, c'è un dovere da compiere? - Si. - Compi il dovere di questo stato e contentati di esso. Quando dico: compiere, intendo compierlo tale e quale Dio l'impone e perché Egli lo impone. È impossibile questo? No, mai; sarebbe un bestemmiare Iddio il dire ch'egli impone doveri impossibili.
Va' dunque al fondo del tuo dovere, del tuo, non di quello del tuo vicino, e giungerai alla completa perfezione che Dio esige da te. La codardia della nostra cattiva natura ci getta spesso in una deplorevole illusione. S'io fossi in quella condizione, farei meglio, si dice: a questo o a quest'altro è più facile che non a me l'essere cristiano. E si comincia a desiderare un altro stato, e intanto non si fa il dovere dello stato proprio. È proprio questo che vuole il nemico della tua perfezione. Sii più positivo: tienti sempre là dove ti trovi, e li dove ti trovi, comincia a fare quello che c'è da fare. Se più tardi Dio ti conduce ad uno stato diverso, tu farai anche allora il dovere di quello stato, e così sempre, vivendo praticamente della vita in cui ti trovi. Non c'è niente di tanto positivo come la vita cristiana; non è col cullarti in vuote utopie né divagando in pie immaginazioni che si fanno dei cristiani. Il dovere, il dovere del momento, il dovere puro e semplice, nella sua realtà concreta, qualunque essa sia; tutto sta lì. Sii fermo e costante nell'adempimento del dovere, e sarai cristiano. Sii fedele al dovere della prima vocazione perché ogni vocazione ha il suo dovere proprio, ed è questo che bisogna compiere. Tu hai necessariamente un dovere proprio e personale, perché hai necessariamente una vocazione.
XI. La vocazione
Non voglio chiederti, se conosci la tua vocazione; questa una questione da trattarsi col direttore della tua coscienza, ma voglio domandarti se sai che cosa sia la vocazione. Prima di saper qual è la tua vocazione, devi sapere che cos'è la vocazione. Forse tu non ne hai un'idea abbastanza esatta. Dimmi, pensi tu che Dio ti abbia creato a caso? No, certamente. Egli seppe quando, perché e come ti creava. E ti diede un insieme di facoltà, d'attitudini e di tendenze, corrispondenti alla sua idea a tuo riguardo. Credi tu che, dopo averti creato, t'abbia lanciato nella vita in balia delle eventualità? No, affatto; nella sua idea egli t'ha fissato un posto e t'ha assegnato una funzione; ed è in vista di questa funzione che ti diede tutto ciò che sei, e continua a dirigerti tutti i giorni. L'essere che ti diede lo scopo che ti prefisse, la funzione che t'assegnò, la condotta che tiene a tuo riguardo, è tutto quello che compone la tua vocazione.
Penso che tu abbia compreso che noi non siamo atomi isolati nella vita. Sai che facciamo parte del gran corpo di Cristo che è la Chiesa; sai che ne siamo, le membra, per questo mondo e per il cielo. Un corpo è composto di membra svariatissime, e ciascun membro ha un posto ed una funzione da compiere nel corpo. Osserva il tuo corpo: quante membra ed organi diversi, ciascuno con la sua funzione propria! L'occhio ha la sua funzione, la mano, il piede, il cuore, le vene, le ossa, i nervi, ecc., ogni cosa ha la sua funzione e il suo proprio posto. E la diversità delle funzioni produce il funzionamento completo della sua integrità organica. Tu lo sai.
Hai osservato che nessun organo ha ricevuto la sua funzione per se stesso ma per il servizio del corpo. In tal modo, cosa mirabile! l'occhio, che è fatto per vedere, non vede se stesso, ma vede tutte le altre membra. È come il servitore di tutte le altre membra in quanto ha questa funzione di vedere. E lo stesso dicasi di tutti gli organi. Ciascuno ha la sua funzione e la sua funzione è per il servizio di tutti.
Ecco la vocazione, ecco la ragione di questa varietà infinita fra le vocazioni e fra le anime. Ogni anima ha la sua vocazione, perché ognuna ha la sua funzione da compiere non già per se stessa, ma per il corpo che è la Chiesa. Così colui che ha la vocazione comune del matrimonio, non l'ha per sé, ma per la Chiesa, a fine di darle dei figli. Colui che ha la vocazione, dell'immolazione nella penitenza e nella preghiera, non l'ha per sé, ma per la Chiesa, che il suo sacrificio è destinato a santificare.
Tu sei cristiano, dunque sei membro della Chiesa: appartieni al suo corpo. In questo corpo tu devi occupare un posto; quale? Quale è la tua vocazione?
Qualunque sia, civile, ecclesiastica o religiosa, poco importa. Ciò, che importa è che tu rimanga nella tua vocazione e ne compia i doveri. A che serve un membro che si sposta? A far soffrire e soffrire esso medesimo orribilmente. Osserva cosa produce un nervo irritato o un osso slogato. Dunque bisogna che tu mantenga il tuo posto, quello che la tua vocazione t'assegna, e che in codesto posto tu compia integralmente il dovere della tua funzione.
E ciò per la Chiesa anzitutto, cioè, per Dio; e poi per te. Dunque, per Dio, per la Chiesa e per te, sii l'uomo della tua vocazione, l'uomo del tuo dovere.
Comprendi e segui la tua vocazione; tu vedi che, come tutta la religione, la tua vocazione non è una questione di egoismo, ma di dedizione. Com'è grande ogni cosa, quando la si considera al vero lume della fede! Come comprendi di essere qualche cosa di grande, quando vedi ciò che sei agli occhi di Dio e della Chiesa! Credi a me, tu non avrai mai idee abbastanza larghe intorno a Dio e all'anima tua, intorno alla religione ed alla tua vocazione dal punto di vista esclusivo del tuo interesse personale. Quaggiù come lassù la tua vocazione ti chiama ad essere qualcuno ed a fare qualche cosa nella Chiesa di Cristo per la gloria di Dio. Sulla terra come in cielo, mira la tua vocazione nel corpo di Cristo; e di' a te stesso ch'essa è soprattutto una funzione da compiersi per Dio, e che appunto compiendo questa funzione, otterrai in tutta la sua estensione la gran ricompensa, che si chiama la salvezza. Ah! la salvezza ti sarà concessa in larghissima misura, se saprai osservare la tua vocazione con l'ampiezza ch'io ti indico. Da' e sarà dato! da' generosamente e ti sarà versata in grembo una misura buona, piena, agitata e traboccante. Si userà verso di te la misura, di cui ti sarai servito verso Dio...
(continua)