Cristianesimo vissuto
Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.
XII. Seguimi
Eccoti dunque nelle sue linee generali, l'idea di quello che fa Dio e di quello che devi fare tu. Da una parte l'azione di Dio, e dall'altra la tua. Queste due azioni devono svolgersi isolatamente e indipendentemente l'una dall'altra? No, certo; esse devono tenersi per mano e l'una deve trar seco l'altra. Per la formazione della tua vita, Dio non può far nulla senza di te, e tu non puoi far nulla senza di Lui. Se tu non le presti il tuo concorso, la Sua azione non ti penetra; e se la sua azione non ti penetra, la tua azione non è che un'agitazione sterile e inutile.
Le due azioni devono procedere di pari passo. Ma qual è quella che deve dirigere il movimento? È forse necessario domandarlo? Quando Dio ci chiama, ci dice sempre: Seguimi. T'è forse capitato di vedere che in qualche caso Dio abbia detto: passa davanti a me? Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, porti la sua croce e mi segua.
Venite dietro a me, seguitemi, disse Nostro Signore a tutti i suoi discepoli. È sempre così ch'egli ci chiama. Dunque devi seguire Dio.
Ecco come ciò si pratica. Dio con la sua azione produce in te quello scotimento, che mi sono studiato di farti intendere, e che è la grazia attuale. Se tu ti presti a questo movimento, egli s'impossessa di te e tu alla tua volta entri in azione, poi sei sostenuto dall'azione della grazia per vedere, amare ed eseguire quella precisa parte di dovere che t'incombe. In tal modo la tua azione è provocata, sostenuta e misurata da quella di Dio. Questa unione per l'appunto è la tua forza, "Io posso tutto in colui che mi fortifica" dice S. Paolo. Il dovere in tali condizioni ti è reso doppiamente facile: anzitutto perché non ne prendi troppo né troppo poco, poiché è Dio che lo misura; poi perché non sei solo a portarlo, giacche Dio è con te. È per questa ragione che Nostro Signore chiama giogo il dovere. Il giogo suppone sempre due teste, sulle quali poggia contemporaneamente. Che ci può essere di duro e di difficile in un lavoro che Dio fa in comune con te? Capisco benissimo che, quando tu vuoi agire da solo e senza curarti dell'azione di Dio, sei facilmente schiacciato: il compito è veramente troppo pesante per le tue sole spalle.
Dunque bisogna cominciare con accettare quello che Dio fa, ed agire in conformità di questa accettazione. Colui che bestemmia contro Dio, mormorando contro il tempo e gli avvenimenti, le prove e i contrattempi, le sofferenze e gl'incontri spiacevoli. costui non vuol saperne dell'azione di Dio, non vuoi sottomettersi, ed è in opposizione con Dio; come vuoi che possa in seguito agire cristianamente? Deve piegarsi per forza. Quando al contrario tu sai accettare, che belle preghiere scaturiscono dal tuo cuore! come si anima il tuo coraggio! Come s'ingrandiscono le virtù della pazienza, dell'abnegazione, della fortezza, della generosità, della confidenza e dell'amore! Ad un'anima che sa accettare, Dio può giungere a domandar tutto, anche il martirio; ed essa ne sarebbe capace. L'anima che mormora non è capace di nient'altro che d'inquietarsi e d'accasciarsi.
Quando l'azione di Dio si esercita su di te sotto forma di consolazione, oh! sei pronto ad accettarla. Si, tu pigli la consolazione, ma che ne fai? Stai li a godertela, e in questo godimento ti riposi e per esso dimentichi il tuo dovere. E così non segui Dio, il quale aveva versato nell'anima tua questa goccia d'olio, per renderle la facilità nel dovere, il vigore e lo slancio nel suo cammino. E tu, disconoscendo le attenzioni della bontà divina, ne pigli pretesto per addormentarti in una pigrizia gaudente ed egoista. E se corrispondi cosi malamente agli inviti ed alle sollecitazioni del tuo Dio, ti meravigli di non fare dei progressi? Comprendi un po' meglio la sua azione, sappi seguirlo con maggior sincerità, e vedrai come ti diventerà facile progredire.
Guarda come anche qui la vita cristiana è positiva e pratica. Quello che bisogna accettare è la situazione del momento come Dio la dispone. Non si tratta di sognare altre condizioni; bisogna pigliare quelle in cui ti trovi e pigliarle quali si presentano, e profittarne per fare il proprio dovere.
Dimmi se può esserci alcunché di più positivo. È forse anche perché è troppo positivo che i codardi e i fantastici ne hanno paura.
XIII La scuola di Dio
Ogni arte, ogni scienza s'impara, e s'impara solidamente e rapidamente solo con un maestro. La scienza della vita cristiana è la più sublime di tutte:
bisogna impararla sotto la guida di un Maestro.
Chi è il Maestro? Non ce n'è che uno: il tuo Maestro è uno solo. Bisogna andare alla sua scuola e diventare suo discepolo; poiché sta scritto nei profeti che tutti andranno alla scuola di Dio.
E qual è la scuola di Dio? Tu adesso la conosci, seppure io ho saputo farti comprendere l'azione della grazia. Dio parla ed agisce per mezzo di tutte le Creature. Egli tiene dunque scuola e scuola pratica dappertutto; per essere ammaestrato, non c'è che da ascoltarlo e seguirlo.
Certo gl'insegnamenti non mancano ed Egli ammaestra ciascuno in particolare; poiché quello che fa per te, non lo fa se non per te; ha un'azione, e un insegnamento, e una condotta speciale per te. Ciò che manca sono i discepoli docili. Confessa che tu sei stato finora un cattivo discepolo alla scuola di Dio e che hai ascoltato abbastanza poco e pochissimo compreso le sue lezioni.
E che cosa insegna Dio nella sua scuola? Egli insegna tutto, assolutamente tutto ciò che la tua vocazione esige che tu sappia, ami e faccia. La tua vocazione t'impone di perfezionare la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi in modo da servire Dio, secondo tutte le esigenze della sua gloria e del tuo stato.
Ciò suppone che tu praticherai tutte le virtù cristiane, proprie della tua condizione. Ora sono appunto queste virtù, e tutte queste virtù che Dio cerca di formare in te.
Infatti il succedersi degli avvenimenti, diretti da Lui e nei quali la tua vita è divisa, ti conduce nel momento voluto a praticare via via la pazienza o la fede, la generosità o la confidenza, l'abnegazione o la dolcezza, la fortezza o la prudenza, la carità o la giustizia, ecc.
E che penitenze farai? Quelle che Lui semina ogni giorno sul tuo cammino. A ciascun giorno basta la sua pena. Piglia le sue, quelle che ti sono imposte o proposte dal dovere, dagli avvenimenti o dalle ispirazioni che ti vengono da Lui. Queste sono le sue e sono migliori delle tue che, inventate dal capriccio, non hanno la grazia, mentre le sue l'hanno sempre con sé; le tue sono spesso imprudenti, pericolose, fallaci, mentre le sue non lo sono mai; le tue sono incostanti, capricciose, incoerenti, le sue sono misurate, continuate, ragionate; le tue rispondono spesso assai poco e male ai bisogni del tuo sviluppo, le sue vi sono sempre proporzionate.
Quello che Dio ti domanderà, e nelle circostanze in cui te lo domanderà. Se tu sapessi com'è comodo lasciarsi così guidare e condurre dalla mano di Dio! com'è bello, migliore e pratico!
Non è forse deplorevole che tante anime, piene d'aspirazioni cristiane elevatissime, disconoscano questa scuola di Dio, e si scostino nelle vie difficili dell'agitazione umana? Esse hanno buona volontà, e fanno grandi sforzi, e finiscono nella stanchezza e nell'impotenza. Perché infatti, dice S. Paolo, né la volontà, né gli sforzi dell'uomo possono riuscire in questo lavoro, ma solo la misericordia di Dio può operarlo. Va' dunque alla scuola di Dio, e sii un vero e fedele discepolo del Maestro.
Sai perché tanti sforzi, tante risoluzioni, tanti regolamenti di vita, non danno altro che risultati disastrosi? Perché l'uomo fa tali cose di sua testa, senza seguire il movimento di Dio. Lo scolaro che non ascolta il maestro, non farà mai progresso.
XIV. L'umiltà
Non meravigliarti se ti rimando a scuola. È una grande e bella scuola quella di Dio. Signore, beato l'uomo che viene formato alla tua scuola, e che impara la tua legge dalle tue labbra! Non temere, non è qui che tu acquisterai lo spirito scolaresco o ti farai più piccolo. Tu sai se io ho un vivo desiderio che tu sia un uomo magnanimo. Sai se io auguro alla tua vita la pienezza del suo sviluppo. Che larghezza e rettitudine io desidero alla te! Che energica generosità al tuo cuore!
Che purezza ai tuoi sensi! Non sarò certo io che reprimerò gli slanci dell'anima tua; penso che Dio non t'ha dato delle facoltà per soffocarle. Ma penso anche che non te ne ha date per sprecarle. Non temo i tuoi slanci, ma pavento i tuoi sviamenti.
Diffida dell'orgoglio: in nessun'altra cosa la vita umana s'inabissa e perisce più miseramente. Chi s'innalza sarà umiliato; e chi si umilia sarà innalzato. Sai che cos'è l'orgoglio? Sai che cos'è l'umiltà? È molto importante che tu lo sappia.
L'orgoglio è la tua vita diretta da te e per te.
L'umiltà è la tua vita diretta da Dio e per Dio.
Nelle due parti precedenti insegnandoti a glorificare "Dio il primo" e "Dio solo" non ti ho forse insegnato abbastanza come devi vivere per Dio? riferire l'intera tua vita alla sua gloria e non al tuo piacere? E in questo consiste sostanzialmente l'umiltà. Poiché l'umiltà non consiste nel non aver niente, ma nel riferire tutto. Quanto più si è ricevuto da Dio, tanto più si può riferire a Lui; e quanto più si riferisce, tanto più si è umili. Per conseguenza il più umile di tutti è colui che avendo ricevuto di più riferisce tutto al suo Padrone. Negare o soffocare in sé i doni di Dio non è che menzogna e pigrizia. Riferisci dunque a Dio tutto ciò che hai da Lui ed avrai il solido fondamento dell'umiltà.
Ma questo non basta. Se tu volessi andar a Dio da te stesso, con le forze naturali della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi, ciò sarebbe ancora orgoglio, e non andresti a Lui, ma ritorneresti su te stesso. Perché? Perché per te non puoi uscire da te. Lui solo può innalzarti a sé. Infatti la tua vita di cristiano è una vita soprannaturale; e questa vita è al di sopra di te, ed è Iddio che la produce in te, ed è Lui solo che può produrla. In fatto di vita soprannaturale, tu sei incapace di far scaturire dal fondo del tuo essere anche un semplice pensiero. Rammenta il principio fondamentale enunciato al principio di questo libro: La vita non esiste se non in forza del principio vitale interno. Ora il principio della tua vita cristiana è Dio, che vive in te e vivifica i tuoi pensieri, i tuoi affetti e le tue azioni.
È radicalmente impossibile ad un cadavere aver per se il benché minimo movimento di vita. È l'anima la vita del corpo, ed esso non è attivo, se non quanto essa lo vivifica. Unito a lei, vede, ode, parla, agisce. Così pure nella tua vita di cristiano, tu non puoi nulla, affatto nulla, senza Dio. È Lui che produce la vita soprannaturale nell'anima tua, nell'identico modo in cui l'anima produce nel corpo la vita naturale. Non sarebbe assurdo il supporre che il corpo volesse vivere senza l'anima ed agire da se stesso? È pure altrettanto assurdo ad un'anima cristiana il voler vivere cristianamente da se stessa senza Dio.
Con Lui e per mezzo di Lui puoi tutto; senza di Lui, non puoi niente.
Dunque comprendi e vedi che non devi aver in te stesso, né appoggiarti, né far assegnamento su te stesso, poiché non puoi niente. Tutte le volte che ti appoggi su di te, tu sei sicuro di fare una caduta. Tu ne hai già fatte, forse di gravi, e tutte provengono dalla confidenza in te stesso. Senza dubbio tu non lo capisci ancora molto bene; ma quando avrai imparato a penetrare un po' più addentro i segreti dell'anima tua, te ne renderai conto assai meglio.
E certamente, se finora nelle tue cadute hai fatto così vergognose esperienze della tua debolezza, devi forse farne le meraviglie? Hai voluto agire da solo, da te stesso, a tuo capriccio. E trovi che questo giogo è duro! che il peso è grave! Lo credo bene. Ma perché tu fai della religione a rovescio? Fai sempre assegnamento e sempre ti appoggi sulla buona volontà, sui tuoi sforzi, sui tuoi regolamenti, sui tuoi espedienti, in una parola, su te stesso. Tutte queste cose sono buone, ma per se stesse non sono che cadaveri. Dio solo dà a tutto ciò la vita. Tu nella tua religione hai la mania d'essere il primo e di agire da solo; mentre la vera religione è: Dio il primo, Dio solo. Non ho forse ragione di dire che fai della religione a rovescio?
Ebbene, avrai ancora paura di metterti alla scuola del divino Maestro? Non sei determinato a ricevere da Lui la vera vita, la vita divina della tua mente, del tuo cuore e dei tuoi sensi? Senza dubbio tu vuoi essere suo discepolo; vuoi imparare da Lui come bisogna vivere per Lui.
(continua)