Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984
Cap. XIII
Le anime del Purgatorio ci proteggono, tanto nelle necessità corporali che in quelle spirituali
La sollecitudine di suffragare le anime del Purgatorio non è per noi solo un dovere di giustizia e di carità, ma è anche un grande beneficio, perché le anime del Purgatorio ci sono grate al sommo, dei sollievi che loro doniamo, e ci proteggono. Se noi mortali, che siamo tanto imperfetti, sentiamo il bisogno di essere grati, e di rispondere con un beneficio o una cortesia a chi ci dona qualche cosa, anche piccola, per amore, le anime del Purgatorio, che sono sante e nobilissime, perché sono già predestinate ad essere cittadine del Paradiso, con quanto amore e gratitudine risponderanno ai benefici che loro facciamo avvicinandole al possesso di Dio, del quale hanno fame e sete abbreviando il tempo delle loro ineffabili pene, e facendo più facilmente conquistare loro l'eterna felicità! Se noi col suffragio preghiamo per loro, esse certamente ci rispondono pregando per noi. Non hanno la possibilità di meritare, perché per loro è finito il tempo della vita terrena. ma, come amiche di Dio hanno la possibilità di pregare, e logicamente pregano con preferenza per quelli che le beneficano.
Le loro preghiere sono efficacissime, perché sono sante, e ci procurano benefici immensi, tanto per la vita spirituale che per quella corporale.
Grazie anche miracolose ottenute per l'intercessione delle anime del Purgatorio
Sono innumerevoli gli esempi di grazie, anche miracolose, ottenute per l'intercessione delle anime del Purgatorio, e possiamo dire che la loro sollecitudine per l'anima e per la nostra vita corporale è tanto più grande, in quanto che esse sperimentano al vivo che cosa è un danno per l'anima e, soffrendo, compatiscono con immensa carità le nostre pene. Anche esse sono state pellegrine sulla terra, anche esse hanno conosciuto i pericoli che vi s'incontrano per l'anima, e le pene che vi si soffrono per il corpo, ora chi si trova nello stato di perfetta carità ed è beneficiato da uno della terra, sente il bisogno di soccorrerlo tanto più efficacemente, quanto più è in grado di compatirlo. Per questo le anime del Purgatorio non solo pregano efficacemente per quelli che le suffragano, ma, col permesso di Dio, intervengono personalmente nei nostri pericoli e nei nostri dolori.
Nel 1649 un celebre libraio di Colonia, Guglielmo Freyssen, per aver fatto il voto di distribuire gratuitamente cento copie di un libro sulle anime del Purgatorio, al fine di spingere i fedeli a suffragarle, ebbe salvo un bambino assalito da gravissima malattia, e, poco dopo, la moglie, che si era ridotta in fin di vita.
Le anime del Purgatorio ci proteggono, tanto nelle necessità corporali che in quelle spirituali
La sollecitudine di suffragare le anime del Purgatorio non è per noi solo un dovere di giustizia e di carità, ma è anche un grande beneficio, perché le anime del Purgatorio ci sono grate al sommo, dei sollievi che loro doniamo, e ci proteggono. Se noi mortali, che siamo tanto imperfetti, sentiamo il bisogno di essere grati, e di rispondere con un beneficio o una cortesia a chi ci dona qualche cosa, anche piccola, per amore, le anime del Purgatorio, che sono sante e nobilissime, perché sono già predestinate ad essere cittadine del Paradiso, con quanto amore e gratitudine risponderanno ai benefici che loro facciamo avvicinandole al possesso di Dio, del quale hanno fame e sete abbreviando il tempo delle loro ineffabili pene, e facendo più facilmente conquistare loro l'eterna felicità! Se noi col suffragio preghiamo per loro, esse certamente ci rispondono pregando per noi. Non hanno la possibilità di meritare, perché per loro è finito il tempo della vita terrena. ma, come amiche di Dio hanno la possibilità di pregare, e logicamente pregano con preferenza per quelli che le beneficano.
Le loro preghiere sono efficacissime, perché sono sante, e ci procurano benefici immensi, tanto per la vita spirituale che per quella corporale.
Grazie anche miracolose ottenute per l'intercessione delle anime del Purgatorio
Sono innumerevoli gli esempi di grazie, anche miracolose, ottenute per l'intercessione delle anime del Purgatorio, e possiamo dire che la loro sollecitudine per l'anima e per la nostra vita corporale è tanto più grande, in quanto che esse sperimentano al vivo che cosa è un danno per l'anima e, soffrendo, compatiscono con immensa carità le nostre pene. Anche esse sono state pellegrine sulla terra, anche esse hanno conosciuto i pericoli che vi s'incontrano per l'anima, e le pene che vi si soffrono per il corpo, ora chi si trova nello stato di perfetta carità ed è beneficiato da uno della terra, sente il bisogno di soccorrerlo tanto più efficacemente, quanto più è in grado di compatirlo. Per questo le anime del Purgatorio non solo pregano efficacemente per quelli che le suffragano, ma, col permesso di Dio, intervengono personalmente nei nostri pericoli e nei nostri dolori.
Nel 1649 un celebre libraio di Colonia, Guglielmo Freyssen, per aver fatto il voto di distribuire gratuitamente cento copie di un libro sulle anime del Purgatorio, al fine di spingere i fedeli a suffragarle, ebbe salvo un bambino assalito da gravissima malattia, e, poco dopo, la moglie, che si era ridotta in fin di vita.
(Confr. Puteus Delunct. lib. V, art. 9).
A Parigi nell'anno 1817, una povera domestica, educata cristianamente nel suo villaggio, aveva la pia abitudine di far celebrare ogni mese con i suoi poveri risparmi, una Messa di requie per le anime del Purgatorio, assistendo al Santo Sacrificio, e unendo le sue preghiere a quelle del Sacerdote, per meglio ottenere la liberazione dell'anima che più ne avesse bisogno. Colpita da una lunga malattia, e licenziata dai suoi padroni, non ebbe più danari per soddisfare il suo pio desiderio. Il giorno nel quale uscì dall'Ospedale non aveva più di venti soldi. Si raccomandò fiduciosamente al Signore, e postasi in giro per trovare servizio, avendo sentito parlare di una agenzia di collocamento, vi si diresse, nella speranza di trovare un posto. Nel passare però davanti ad una Chiesa, si ricordò che quel mese non aveva fatto celebrare la Messa consueta. Ma non avendo altro che venti soldi, rimase in forse se dovesse privarsene o no. Però vinse in lei la pietà, ed entrata in Chiesa, donò i venti soldi, che allora era l'elemosina per una Messa, e la fece celebrare, assistendovi con fervore, e pregando la Divina Provvidenza che non l'abbandonasse.
Uscita di Chiesa, preoccupata ed afflitta per il suo misero stato, proseguiva il cammino, quand'ecco farsele incontro un giovane alto, pallido, e di nobile aspetto, il quale, avvicinandosi a lei, le disse:
« Voi cercate servizio, non è vero? ».
« Sì, mio signore » rispose la donna.
« Ebbene, andate in via..., numero..., presso la signora..., e troverete da collocarvi ».
E disparve dileguandosi tra la folla, senza darle tempo di ringraziarlo.
La buona donna si diresse subito all'indirizzo che quel giovane le aveva dato, e nel salire le scale, ne vide discendere, brontolando, una domestica, con un involto sotto il braccio. Le domandò se la signora fosse in casa, ma quella le rispose bruscamente, dicendole che la signora avrebbe pensato ad aprirle, giacché essa in quel momento aveva lasciato il suo servizio. La buona donna allora si fece coraggio, e bussò alla porta indicatale dal giovane. Le venne ad aprire una signora di aspetto nobile, alla quale la giovane raccontò ciò che le era accaduto. La signora fece molte meraviglie, non sapendo chi avesse potuto dare alla ragazza l'indirizzo, dal momento che soltanto allora aveva cacciato la cameriera, in seguito ad insolenze ed a cattiva condotta. E mentre si stupiva di sentire che un giovane sconosciuto l'avesse a lei diretta, la ragazza, sollevando gli occhi verso un mobile, e scorgendovi un ritratto, s'alzò in piedi e disse:
« Ecco, o signora, il giovane che mi ha parlato, e da parte del quale io vengo ».
A tale affermazione la signora, gettando un grido, cadde svenuta. Appena riavutasi, si slanciò al collo della giovane, ed abbracciandola con effusione, le disse:
« Fin da questo momento io ti considero come mia figlia carissima, e non come serva, poiché è stato mio figlio, che io perdetti due anni or sono, che deve alla Messa che hai fatta celebrare la sua liberazione dal Purgatorio. Sii dunque la benvenuta, e rimani nella mia casa, dove pregheremo insieme per coloro che soffrono, prima di entrare nella Patria beata del Paradiso ».
Di questi fatti, assolutamente accertati, ce ne sono moltissimi, che testimoniano della protezione delle anime purganti per quelli che le beneficiano.
E se la loro protezione è evidente nelle necessità temporali, quanto più grande non è per le necessità spirituali!
Gli effetti di questa protezione spirituale non sono visibili come quelli della protezione corporale, ma molte buone ispirazioni, molti santi pensieri, che ci danno la vittoria nelle tentazioni, e molte conversioni prodigiose nel punto di morte, si debbono alle preghiere ardenti delle anime purganti per coloro che in un modo qualunque le beneficano.
Oh quanto è mai ammirabile il mistero della Comunione dei Santi! Quale stupendo spettacolo, dice il Conte De Maistre, è quello di vedere una immensa città di anime coi suoi tre ordini continuamente in rapporto fra loro, e dove il mondo che combatte porge la mano a quello che soffre, ed afferra l'altra del mondo che trionfa!
A conclusione del mistero e della realtà assoluta del Purgatorio, citeremo le manifestazioni di un'anima purgante, avvenuta a Montefalco, nella Diocesi di Spoleto, dal 2 settembre 1918 al 9 novembre 1919. Dette manifestazioni, attestate da testimoni degnissimi di fede, furono confermate da un processo canonico, fatto fare da Mons. Pietro Pacifici, Vescovo di Spoleto, dal 27 luglio al giorno 8 agosto del 1921. Eccone il genuino racconto:
Le straordinarie manifestazioni, 28 in tutte, ebbero luogo nel Monastero di S. Leonardo in Montefalco, dove (anche attualmente) vive una numerosa Comunità di Suore Clarisse. Il 2 settembre 1918, sentito suonare il campanello della sacrestia, Suor Maria Teresa di Gesù, Abbadessa del Monastero, andò a rispondere, ed una voce le disse:
« Devo lasciare qui questa elemosina ».
La ruota girò, e sopra vi erano 10 lire. Avendo domandato l'Abbadessa se dovevano farsi tridui od altre preghiere, oppure far celebrare delle Messe, fu risposto:
« Senza nessun obbligo ».
L'Abbadessa domandò:
« Se è lecito, chi è lei? ».
La voce rispose:
« Non occorre saperlo ».
La voce era gentile ma mesta, lontana e frettolosa come fosse nascosta.
La cosa si ripetette il 5 ottobre, il 31 ottobre, il 29 novembre, il 9 dicembre, il 1 gennaio 1919 e il 29 gennaio, nel medesimo modo, e sempre fu lasciata la somma di 10 lire sulla ruota. Domandando l'Abbadessa se si dovessero fase preghiere, le fu risposto: « La preghiera è sempre buona ».
Il 14 marzo in tempo dell'esame, circa le ore 20, il campanello suonò due volte, ed essendo andata l'Abbadessa a rispondere, trovò 10 lire sulla ruota, ma alle sue domande nessuno rispose. La Chiesa esterna era chiusa, e le chiavi le avevano le Suore. Chiamata la fattora, e fatto guardare in Chiesa, non vi fu trovato nessuno. Da quella sera le Suore cominciarono a pensare che colui che faceva l'elemosina non era persona di questo mondo.
Il giorno 11 aprile, nel modo come sopra, furono portate altre 10 lire, e la voce per la prima volta chiese preghiere per un defunto.
Il 2 maggio si ebbe la decima manifestazione.
Poco prima del silenzio, alle ore 21,30, circa, inteso suonare il campanello, le suore andarono a rispondere in quattro: l'Abbadessa, Suor Maria Francesca delle cinque piaghe, Suor Amante Maria di S. Antonio, e Suor Angelica Ruggieri. Furono trovate 20 lire sulla ruota, due carte messe a forma di croce. La Chiesa esterna era chiusa.
Il 25 maggio, il 4 giugno ed il 21 giugno, furono trovate 10 lire ogni volta, senza sapere donde venissero.
Il 7 luglio, circa le ore 14, in tempo di ritiro, suonò due volte il campanello, ma l'Abbadessa, credendo che fossero bambini in Chiesa, non volle rispondere. Essendosi appoggiata per riposare, una voce fuori della camera disse:
« Hanno suonato il campanello della sacrestia ».
Andata subito a rispondere, udì la solita voce dire:
« Lascio qui 10 lire per preghiere ».
Essa domandò:
« Da parte di Dio, chi è? ».
Le fu risposto: « Non è permesso ».
E non sentì altro. Domandò poi alle Suore chi l'avesse chiamata, ma nessuna di loro l'aveva chiamata.
Il 18 luglio, dopo il silenzio della sera, circa le ore 21,30, scese l'Abbadessa a chiudere la porta del forno rimasta aperta, mentre risaliva, udì il suono dei campanello; andata alla ruota, al saluto:
« Lodato Gesù e Maria, sentì rispondersi: Amen », e poi soggiungere:
« Lascio questa elemosina per le solite preghiere ».
L'Abbadessa si fece animo, e domandò: « In nome di Dio e della SS. Trinità, chi é? ».
E la stessa voce rispose: « Non è permesso ».
E non udì altro. La Chiesa esterna era chiusa.
Il 27 luglio, andata l'Abbadessa alla ruota prima della Messa, trovò 10 lire, senza sapere chi ce le avesse messe.
Il 12 agosto, circa le ore 20, suonato il solito campanello, andarono a rispondere l'Abbadessa, Suor Maria Nazarena dell'Addolorata, e Suor Chiara Benedetta Giuseppa del Sacro Cuore. Trovarono sulla ruota 10 lire. Avendo scongiurato in nome di Dio, nessuna risposta. La Chiesa era chiusa. Essendo stata chiamata la servigiana per guardare se c'era nessuno in Chiesa, vi andarono il Rev. Don Alessandro Climati, priore di S. Bartolomeo e confessore delle Suore, Don Agazio Tabarrini, Parroco di Casale, e cappellano del Monastero, e P. Angelo, Guardiano dei Cappuccini, ma in Chiesa non trovarono nessuno.
Il 19 agosto, circa le ore 18,30, essendo suonato il campanello, l'Abbadessa andò a rispondere. Al saluto: « Lodato Gesù e Maria », la voce rispose:
« Amen » e subito soggiunse:
« Lascio questa elemosina per preghiere ».
L'Abbadessa rispose: « Noi pregheremo lo stesso, l'elemosina la dia a qualche altra persona più bisognosa ».
Allora la voce fattosi compassionevole, disse:
« No, la prendano, è una misericordia ».
E l'Abbadessa: « E’ permesso sapere chi é? ».
Rispose la voce: « Sono sempre la medesima ».
E non si udì altro. Lasciò 10 lire. Altrettanto accadde il 28 agosto e il 4 settembre, ma alle domande dell'Abbadessa non rispose nessuno.
Il 16 settembre, circa le ore 21,15, l'Abbadessa chiuse il dormitorio e sentì suonare il campanello. Andata a rispondere con un'altra suora, nessuno parlò, ma sulla ruota v'erano 10 lire. Rifiutando l'Abbadessa di prendere il denaro, le fu risposto:
« Le prenda, è per soddisfare la Divina Giustizia ».
L'Abbadessa fece ripetere al suo misterioso interlocutore la giaculatoria: « Sia benedetta la santa, purissima ed immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria », e la giaculatoria fu fedelmente ripetuta.
Il 21 settembre si trovarono sulla ruota altre 10 lire. Il 3 ottobre, circa le ore 21, dopo il silenzio, mentre l'Abbadessa era affacciata alla finestra della camera, le parve di sentir suonare. Andata a rispondere, e rifiutando le 20 lire che le venivano date in elemosina, col dire che il confessore non era contento, dubitando di una manifestazione diabolica, le fu risposto:
« No, sono un'anima purgante. Sono 40 anni che mi trovo in Purgatorio, per aver dissipato beni ecclesiastici ».
Il 6 ottobre fu fatta celebrare una Messa in suffragio di quell'anima. Dopo poco suonò il campanello. Andata l'Abbadessa a rispondere, la solita voce disse:
« Lascio quest'elemosina, grazie tanto ».
L'Abbadessa fece altre domande, ma non ebbe risposta. La sacrestia era chiusa, e sulla ruota furono lasciate le solite 10 lire.
Altrettanto accadde il 10 ottobre. Alla richiesta dell'Abbadessa circa la sua identità, l'anima rispose:
« Il giudizio di Dio e giusto e retto ».
« Ma come - soggiunse l'Abbadessa - io le ho fatto dire delle Messe, e se una sola basta per liberare un'anima, come lei non è ancora libera? ».
Rispose la voce: « Io ne ricevo la minima parte ».
Ad altre domande non rispose, e anche questa volta lasciò 20 lire.
Il 20 ottobre, alle ore 20,45, appena suonato il silenzio, mentre l'Abbadessa saliva con due altre monache: Suor Maria Rosalia della Croce e Suor Chiara Giuseppa del S. Cuore, udirono suonare il campanello, e andata l'Abbadessa a rispondere, trovò le 10 lire sulla ruota, ma non rispose nessuno Tornò l'Abbadessa a chiudere la porta del dormitorio, quando sentì suonare di nuovo. Tornò, ed al saluto: « Sia lodato Gesù e Maria » l'anima rispose: « Amen » con voce assai intelligibile, e siccome l'Abbadessa non aveva preso le 10 lire, soggiunse:
« Prenda quest'elemosina, è una misericordia ».
Avendola presa, disse: « Grazie! ». E l'Abbadessa:
« Ma si potrebbe sapere chi é? ».
L'anima rispose: « Preghi, preghi, preghi, preghi ».
Il 30 ottobre, alle ore 2,45, l'Abbadessa, da una voce fuori alla camera, sentì dirsi: « E’ suonato il campanello della sacrestia ». Andata a rispondere, al solito saluto, l'anima rispose: « Amen » e poi subito:
« Lascio qui quest'elemosina ».
Ma l'Abbadessa, senza far finire la parola, soggiunse:
« Io per ordine del confessore non posso prenderla. In nome di Dio, e per ordine del confessore, mi dica chi è; è Sacerdote? ».
Rispose: « Sì ».
« Erano di questo Monastero i beni che ha dissipati? ».
Rispose: « No, ma ho il permesso di portarli qui ».
L'Abbadessa: « E dove li prende? ».
L'anima: « Il giudizio di Dio è giusto ».
L'Abbadessa: « Ma io ci credo poco che sia un'anima, penso sempre che sia qualcuno che scherza ».
L'anima: « Vuole un segno? ».
L'Abbadessa: « No, ho paura. Se chiamo qualcuna? Faccio subito ».
L'anima: « No, perché non mi è permesso ».
Evidentemente non le era permesso darle un segno alla presenza di altre, perché sarebbe successo un trambusto di spavento.
L'Abbadessa prese le 10 lire, e l'anima disse:
« Adesso entro a parte delle preghiere ».
Fino a questo giorno l'anima aveva posto sulla ruota, complessivamente 300 lire di elemosine. Alla risposta di ringraziamento dell'anima, l'Abbadessa soggiunse:
« Lei pregherà per me, per la mia Comunità, per il Confessore? ».
L'anima rispose: « Benedictus Dei qui... » e si allontanò mormorando a bassa voce, e non si capì altro.
La voce di quest'ultima volta era meno frettolosa e meno cupa; anzi prima sembrava che stesse fuori, adesso invece era come se parlasse all'orecchio destro, e quando si allontanava era udita meglio dal sinistro.
Il 9 novembre ebbe luogo l'ultima manifestazione. Alle ore 4,15 circa, l'Abbadessa dal dormitorio intese suonare il campanello della sacrestia. Andata a rispondere, al saluto: Lodato Gesù e Maria, la solita voce rispose:
« Sia lodato in eterno. Io ringrazio lei e la religiosa comunità, sono fuori di ogni pena ».
L'Abbadessa soggiunse: « E ringrazi pure i Sacerdoti che hanno dette più Messe, no? Il Confessore, il P. Luigi Bianchi, Don Agazio? ».
Rispose: « Io ringrazio tutti ».
E l'Abbadessa:
« A me piacerebbe di andare in Purgatorio, dove si trovava lei, cosi starei sicura... ».
L'anima rispose:
« Faccia la Volontà dell'Altissimo ».
L'Abbadessa: « Pregherà per me, per la Comunità, per i miei genitori se sono in Purgatorio, per il Confessore, per il P. Luigi Bianchi, per il Papa, per il Vescovo, per il Cardinale Ascalesì? ».
Rispose: « Sì ».
L'Abbadessa: « Benedica me e le persone che ho nominate ».
Rispose: « Benedictio Domini super vos ».
La mattina prima di questa manifestazione, fu fatta celebrare una Messa dal P. Luigi Bianchi, della Compagnia di Gesù, alla Chiesa del Gesù, in Roma, all'Altare privilegiato.
La voce del Sacerdote defunto, sul principio delle manifestazioni era mesta, poi a mano a mano sembrava più lieta, e nell'ultima volta aveva il timbro di chi è felicissimo. Il suono del campanello era mesto e flebile, e pareva che facesse scendere un senso di pace e di contento nel cuore di chi l'udiva, cosicché ormai tutte le Suore lo conoscevano e pregavano per il defunto, appena lo udivano. Delle 300 lire portate da quell'anima, furono celebrate per lei 38 Messe di suffragio.
Questa è la relazione autentica, fatta dalle Suore Clarisse del Monastero di S. Leonardo in Montefalco.
Di queste manifestazioni furono subito messi al corrente l'Arcivescovo di Spoleto, Mons. Pietro Pacifici, l'Em.mo Cardinale Pompili, Vicario di Sua Santità in Roma, l'Em.mo Cardinale Ascalesi di Napoli, ed altre personalità. Fu conservato un biglietto di banca da Lire 10, che portava i numeri di serie 041161 e 2694.
Nel luglio 1921 Mons. Pietro Pacifici volle fare un processo canonico del fatto, facendo venire a posta da Roma Mons. Giovanni Capobianco, che fu giudice del Tribunale. Gli atti originali del processo si conservano nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Spoleto, e comprendono più di 200 pagine, ossia facciate, in protocollo. Vi sono raccolte le deposizioni di dodici testimoni, indotti dal Postulatore, tra i quali sette monache, il Rev. D. Agazio Tabarrini, Cappellano del Monastero, il P. Valentino da Giano, cappuccino, Millei Caterina, servigiana del Monastero, il Rev. Tommaso Casciola, Vice Parroco di S. Bartolomeo, ed il signor Ponziani Vergari. Vi furono inoltre le deposizioni di tre testi indotti ex officio: l'Eminentissimo Cardinale Alessio Ascalesi, Mons. Climati ed il dottor Alessandro Tassinari, Medico-Chirurgo di Montefalco. In appendice ad essi sono riportati nel processo, tra altri documenti, gli atti della prima Istruttoria sulle manifestazioni e la relazione del P. Luigi Bianchi, gesuita, autenticata dal suo provinciale, non avendo potuto detto Padre recarsi di persona a deporre.
L'esito del processo fu positivo, e quindi le manifestazioni furono giuridicamente accertate.
La sacrestia dove accaddero venne trasformata in Cappella dedicata al suffragio delle anime del Purgatorio, e specialmente di quelle dei Sacerdoti defunti. Fu benedetta il 26 febbraio 1924, ed è centro ardentissimo di pietà per le povere anime penanti.
Ivi è eretta una Confraternita delle Anime del Purgatorio, specie delle anime Sacerdotali.
A Parigi nell'anno 1817, una povera domestica, educata cristianamente nel suo villaggio, aveva la pia abitudine di far celebrare ogni mese con i suoi poveri risparmi, una Messa di requie per le anime del Purgatorio, assistendo al Santo Sacrificio, e unendo le sue preghiere a quelle del Sacerdote, per meglio ottenere la liberazione dell'anima che più ne avesse bisogno. Colpita da una lunga malattia, e licenziata dai suoi padroni, non ebbe più danari per soddisfare il suo pio desiderio. Il giorno nel quale uscì dall'Ospedale non aveva più di venti soldi. Si raccomandò fiduciosamente al Signore, e postasi in giro per trovare servizio, avendo sentito parlare di una agenzia di collocamento, vi si diresse, nella speranza di trovare un posto. Nel passare però davanti ad una Chiesa, si ricordò che quel mese non aveva fatto celebrare la Messa consueta. Ma non avendo altro che venti soldi, rimase in forse se dovesse privarsene o no. Però vinse in lei la pietà, ed entrata in Chiesa, donò i venti soldi, che allora era l'elemosina per una Messa, e la fece celebrare, assistendovi con fervore, e pregando la Divina Provvidenza che non l'abbandonasse.
Uscita di Chiesa, preoccupata ed afflitta per il suo misero stato, proseguiva il cammino, quand'ecco farsele incontro un giovane alto, pallido, e di nobile aspetto, il quale, avvicinandosi a lei, le disse:
« Voi cercate servizio, non è vero? ».
« Sì, mio signore » rispose la donna.
« Ebbene, andate in via..., numero..., presso la signora..., e troverete da collocarvi ».
E disparve dileguandosi tra la folla, senza darle tempo di ringraziarlo.
La buona donna si diresse subito all'indirizzo che quel giovane le aveva dato, e nel salire le scale, ne vide discendere, brontolando, una domestica, con un involto sotto il braccio. Le domandò se la signora fosse in casa, ma quella le rispose bruscamente, dicendole che la signora avrebbe pensato ad aprirle, giacché essa in quel momento aveva lasciato il suo servizio. La buona donna allora si fece coraggio, e bussò alla porta indicatale dal giovane. Le venne ad aprire una signora di aspetto nobile, alla quale la giovane raccontò ciò che le era accaduto. La signora fece molte meraviglie, non sapendo chi avesse potuto dare alla ragazza l'indirizzo, dal momento che soltanto allora aveva cacciato la cameriera, in seguito ad insolenze ed a cattiva condotta. E mentre si stupiva di sentire che un giovane sconosciuto l'avesse a lei diretta, la ragazza, sollevando gli occhi verso un mobile, e scorgendovi un ritratto, s'alzò in piedi e disse:
« Ecco, o signora, il giovane che mi ha parlato, e da parte del quale io vengo ».
A tale affermazione la signora, gettando un grido, cadde svenuta. Appena riavutasi, si slanciò al collo della giovane, ed abbracciandola con effusione, le disse:
« Fin da questo momento io ti considero come mia figlia carissima, e non come serva, poiché è stato mio figlio, che io perdetti due anni or sono, che deve alla Messa che hai fatta celebrare la sua liberazione dal Purgatorio. Sii dunque la benvenuta, e rimani nella mia casa, dove pregheremo insieme per coloro che soffrono, prima di entrare nella Patria beata del Paradiso ».
Di questi fatti, assolutamente accertati, ce ne sono moltissimi, che testimoniano della protezione delle anime purganti per quelli che le beneficiano.
E se la loro protezione è evidente nelle necessità temporali, quanto più grande non è per le necessità spirituali!
Gli effetti di questa protezione spirituale non sono visibili come quelli della protezione corporale, ma molte buone ispirazioni, molti santi pensieri, che ci danno la vittoria nelle tentazioni, e molte conversioni prodigiose nel punto di morte, si debbono alle preghiere ardenti delle anime purganti per coloro che in un modo qualunque le beneficano.
Oh quanto è mai ammirabile il mistero della Comunione dei Santi! Quale stupendo spettacolo, dice il Conte De Maistre, è quello di vedere una immensa città di anime coi suoi tre ordini continuamente in rapporto fra loro, e dove il mondo che combatte porge la mano a quello che soffre, ed afferra l'altra del mondo che trionfa!
L'anima purgante di Montefalco
A conclusione del mistero e della realtà assoluta del Purgatorio, citeremo le manifestazioni di un'anima purgante, avvenuta a Montefalco, nella Diocesi di Spoleto, dal 2 settembre 1918 al 9 novembre 1919. Dette manifestazioni, attestate da testimoni degnissimi di fede, furono confermate da un processo canonico, fatto fare da Mons. Pietro Pacifici, Vescovo di Spoleto, dal 27 luglio al giorno 8 agosto del 1921. Eccone il genuino racconto:
Le straordinarie manifestazioni, 28 in tutte, ebbero luogo nel Monastero di S. Leonardo in Montefalco, dove (anche attualmente) vive una numerosa Comunità di Suore Clarisse. Il 2 settembre 1918, sentito suonare il campanello della sacrestia, Suor Maria Teresa di Gesù, Abbadessa del Monastero, andò a rispondere, ed una voce le disse:
« Devo lasciare qui questa elemosina ».
La ruota girò, e sopra vi erano 10 lire. Avendo domandato l'Abbadessa se dovevano farsi tridui od altre preghiere, oppure far celebrare delle Messe, fu risposto:
« Senza nessun obbligo ».
L'Abbadessa domandò:
« Se è lecito, chi è lei? ».
La voce rispose:
« Non occorre saperlo ».
La voce era gentile ma mesta, lontana e frettolosa come fosse nascosta.
La cosa si ripetette il 5 ottobre, il 31 ottobre, il 29 novembre, il 9 dicembre, il 1 gennaio 1919 e il 29 gennaio, nel medesimo modo, e sempre fu lasciata la somma di 10 lire sulla ruota. Domandando l'Abbadessa se si dovessero fase preghiere, le fu risposto: « La preghiera è sempre buona ».
Il 14 marzo in tempo dell'esame, circa le ore 20, il campanello suonò due volte, ed essendo andata l'Abbadessa a rispondere, trovò 10 lire sulla ruota, ma alle sue domande nessuno rispose. La Chiesa esterna era chiusa, e le chiavi le avevano le Suore. Chiamata la fattora, e fatto guardare in Chiesa, non vi fu trovato nessuno. Da quella sera le Suore cominciarono a pensare che colui che faceva l'elemosina non era persona di questo mondo.
Il giorno 11 aprile, nel modo come sopra, furono portate altre 10 lire, e la voce per la prima volta chiese preghiere per un defunto.
Il 2 maggio si ebbe la decima manifestazione.
Poco prima del silenzio, alle ore 21,30, circa, inteso suonare il campanello, le suore andarono a rispondere in quattro: l'Abbadessa, Suor Maria Francesca delle cinque piaghe, Suor Amante Maria di S. Antonio, e Suor Angelica Ruggieri. Furono trovate 20 lire sulla ruota, due carte messe a forma di croce. La Chiesa esterna era chiusa.
Il 25 maggio, il 4 giugno ed il 21 giugno, furono trovate 10 lire ogni volta, senza sapere donde venissero.
Il 7 luglio, circa le ore 14, in tempo di ritiro, suonò due volte il campanello, ma l'Abbadessa, credendo che fossero bambini in Chiesa, non volle rispondere. Essendosi appoggiata per riposare, una voce fuori della camera disse:
« Hanno suonato il campanello della sacrestia ».
Andata subito a rispondere, udì la solita voce dire:
« Lascio qui 10 lire per preghiere ».
Essa domandò:
« Da parte di Dio, chi è? ».
Le fu risposto: « Non è permesso ».
E non sentì altro. Domandò poi alle Suore chi l'avesse chiamata, ma nessuna di loro l'aveva chiamata.
Il 18 luglio, dopo il silenzio della sera, circa le ore 21,30, scese l'Abbadessa a chiudere la porta del forno rimasta aperta, mentre risaliva, udì il suono dei campanello; andata alla ruota, al saluto:
« Lodato Gesù e Maria, sentì rispondersi: Amen », e poi soggiungere:
« Lascio questa elemosina per le solite preghiere ».
L'Abbadessa si fece animo, e domandò: « In nome di Dio e della SS. Trinità, chi é? ».
E la stessa voce rispose: « Non è permesso ».
E non udì altro. La Chiesa esterna era chiusa.
Il 27 luglio, andata l'Abbadessa alla ruota prima della Messa, trovò 10 lire, senza sapere chi ce le avesse messe.
Il 12 agosto, circa le ore 20, suonato il solito campanello, andarono a rispondere l'Abbadessa, Suor Maria Nazarena dell'Addolorata, e Suor Chiara Benedetta Giuseppa del Sacro Cuore. Trovarono sulla ruota 10 lire. Avendo scongiurato in nome di Dio, nessuna risposta. La Chiesa era chiusa. Essendo stata chiamata la servigiana per guardare se c'era nessuno in Chiesa, vi andarono il Rev. Don Alessandro Climati, priore di S. Bartolomeo e confessore delle Suore, Don Agazio Tabarrini, Parroco di Casale, e cappellano del Monastero, e P. Angelo, Guardiano dei Cappuccini, ma in Chiesa non trovarono nessuno.
Il 19 agosto, circa le ore 18,30, essendo suonato il campanello, l'Abbadessa andò a rispondere. Al saluto: « Lodato Gesù e Maria », la voce rispose:
« Amen » e subito soggiunse:
« Lascio questa elemosina per preghiere ».
L'Abbadessa rispose: « Noi pregheremo lo stesso, l'elemosina la dia a qualche altra persona più bisognosa ».
Allora la voce fattosi compassionevole, disse:
« No, la prendano, è una misericordia ».
E l'Abbadessa: « E’ permesso sapere chi é? ».
Rispose la voce: « Sono sempre la medesima ».
E non si udì altro. Lasciò 10 lire. Altrettanto accadde il 28 agosto e il 4 settembre, ma alle domande dell'Abbadessa non rispose nessuno.
Il 16 settembre, circa le ore 21,15, l'Abbadessa chiuse il dormitorio e sentì suonare il campanello. Andata a rispondere con un'altra suora, nessuno parlò, ma sulla ruota v'erano 10 lire. Rifiutando l'Abbadessa di prendere il denaro, le fu risposto:
« Le prenda, è per soddisfare la Divina Giustizia ».
L'Abbadessa fece ripetere al suo misterioso interlocutore la giaculatoria: « Sia benedetta la santa, purissima ed immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria », e la giaculatoria fu fedelmente ripetuta.
Il 21 settembre si trovarono sulla ruota altre 10 lire. Il 3 ottobre, circa le ore 21, dopo il silenzio, mentre l'Abbadessa era affacciata alla finestra della camera, le parve di sentir suonare. Andata a rispondere, e rifiutando le 20 lire che le venivano date in elemosina, col dire che il confessore non era contento, dubitando di una manifestazione diabolica, le fu risposto:
« No, sono un'anima purgante. Sono 40 anni che mi trovo in Purgatorio, per aver dissipato beni ecclesiastici ».
Il 6 ottobre fu fatta celebrare una Messa in suffragio di quell'anima. Dopo poco suonò il campanello. Andata l'Abbadessa a rispondere, la solita voce disse:
« Lascio quest'elemosina, grazie tanto ».
L'Abbadessa fece altre domande, ma non ebbe risposta. La sacrestia era chiusa, e sulla ruota furono lasciate le solite 10 lire.
Altrettanto accadde il 10 ottobre. Alla richiesta dell'Abbadessa circa la sua identità, l'anima rispose:
« Il giudizio di Dio e giusto e retto ».
« Ma come - soggiunse l'Abbadessa - io le ho fatto dire delle Messe, e se una sola basta per liberare un'anima, come lei non è ancora libera? ».
Rispose la voce: « Io ne ricevo la minima parte ».
Ad altre domande non rispose, e anche questa volta lasciò 20 lire.
Il 20 ottobre, alle ore 20,45, appena suonato il silenzio, mentre l'Abbadessa saliva con due altre monache: Suor Maria Rosalia della Croce e Suor Chiara Giuseppa del S. Cuore, udirono suonare il campanello, e andata l'Abbadessa a rispondere, trovò le 10 lire sulla ruota, ma non rispose nessuno Tornò l'Abbadessa a chiudere la porta del dormitorio, quando sentì suonare di nuovo. Tornò, ed al saluto: « Sia lodato Gesù e Maria » l'anima rispose: « Amen » con voce assai intelligibile, e siccome l'Abbadessa non aveva preso le 10 lire, soggiunse:
« Prenda quest'elemosina, è una misericordia ».
Avendola presa, disse: « Grazie! ». E l'Abbadessa:
« Ma si potrebbe sapere chi é? ».
L'anima rispose: « Preghi, preghi, preghi, preghi ».
Il 30 ottobre, alle ore 2,45, l'Abbadessa, da una voce fuori alla camera, sentì dirsi: « E’ suonato il campanello della sacrestia ». Andata a rispondere, al solito saluto, l'anima rispose: « Amen » e poi subito:
« Lascio qui quest'elemosina ».
Ma l'Abbadessa, senza far finire la parola, soggiunse:
« Io per ordine del confessore non posso prenderla. In nome di Dio, e per ordine del confessore, mi dica chi è; è Sacerdote? ».
Rispose: « Sì ».
« Erano di questo Monastero i beni che ha dissipati? ».
Rispose: « No, ma ho il permesso di portarli qui ».
L'Abbadessa: « E dove li prende? ».
L'anima: « Il giudizio di Dio è giusto ».
L'Abbadessa: « Ma io ci credo poco che sia un'anima, penso sempre che sia qualcuno che scherza ».
L'anima: « Vuole un segno? ».
L'Abbadessa: « No, ho paura. Se chiamo qualcuna? Faccio subito ».
L'anima: « No, perché non mi è permesso ».
Evidentemente non le era permesso darle un segno alla presenza di altre, perché sarebbe successo un trambusto di spavento.
L'Abbadessa prese le 10 lire, e l'anima disse:
« Adesso entro a parte delle preghiere ».
Fino a questo giorno l'anima aveva posto sulla ruota, complessivamente 300 lire di elemosine. Alla risposta di ringraziamento dell'anima, l'Abbadessa soggiunse:
« Lei pregherà per me, per la mia Comunità, per il Confessore? ».
L'anima rispose: « Benedictus Dei qui... » e si allontanò mormorando a bassa voce, e non si capì altro.
La voce di quest'ultima volta era meno frettolosa e meno cupa; anzi prima sembrava che stesse fuori, adesso invece era come se parlasse all'orecchio destro, e quando si allontanava era udita meglio dal sinistro.
Il 9 novembre ebbe luogo l'ultima manifestazione. Alle ore 4,15 circa, l'Abbadessa dal dormitorio intese suonare il campanello della sacrestia. Andata a rispondere, al saluto: Lodato Gesù e Maria, la solita voce rispose:
« Sia lodato in eterno. Io ringrazio lei e la religiosa comunità, sono fuori di ogni pena ».
L'Abbadessa soggiunse: « E ringrazi pure i Sacerdoti che hanno dette più Messe, no? Il Confessore, il P. Luigi Bianchi, Don Agazio? ».
Rispose: « Io ringrazio tutti ».
E l'Abbadessa:
« A me piacerebbe di andare in Purgatorio, dove si trovava lei, cosi starei sicura... ».
L'anima rispose:
« Faccia la Volontà dell'Altissimo ».
L'Abbadessa: « Pregherà per me, per la Comunità, per i miei genitori se sono in Purgatorio, per il Confessore, per il P. Luigi Bianchi, per il Papa, per il Vescovo, per il Cardinale Ascalesì? ».
Rispose: « Sì ».
L'Abbadessa: « Benedica me e le persone che ho nominate ».
Rispose: « Benedictio Domini super vos ».
La mattina prima di questa manifestazione, fu fatta celebrare una Messa dal P. Luigi Bianchi, della Compagnia di Gesù, alla Chiesa del Gesù, in Roma, all'Altare privilegiato.
La voce del Sacerdote defunto, sul principio delle manifestazioni era mesta, poi a mano a mano sembrava più lieta, e nell'ultima volta aveva il timbro di chi è felicissimo. Il suono del campanello era mesto e flebile, e pareva che facesse scendere un senso di pace e di contento nel cuore di chi l'udiva, cosicché ormai tutte le Suore lo conoscevano e pregavano per il defunto, appena lo udivano. Delle 300 lire portate da quell'anima, furono celebrate per lei 38 Messe di suffragio.
Questa è la relazione autentica, fatta dalle Suore Clarisse del Monastero di S. Leonardo in Montefalco.
Di queste manifestazioni furono subito messi al corrente l'Arcivescovo di Spoleto, Mons. Pietro Pacifici, l'Em.mo Cardinale Pompili, Vicario di Sua Santità in Roma, l'Em.mo Cardinale Ascalesi di Napoli, ed altre personalità. Fu conservato un biglietto di banca da Lire 10, che portava i numeri di serie 041161 e 2694.
Nel luglio 1921 Mons. Pietro Pacifici volle fare un processo canonico del fatto, facendo venire a posta da Roma Mons. Giovanni Capobianco, che fu giudice del Tribunale. Gli atti originali del processo si conservano nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Spoleto, e comprendono più di 200 pagine, ossia facciate, in protocollo. Vi sono raccolte le deposizioni di dodici testimoni, indotti dal Postulatore, tra i quali sette monache, il Rev. D. Agazio Tabarrini, Cappellano del Monastero, il P. Valentino da Giano, cappuccino, Millei Caterina, servigiana del Monastero, il Rev. Tommaso Casciola, Vice Parroco di S. Bartolomeo, ed il signor Ponziani Vergari. Vi furono inoltre le deposizioni di tre testi indotti ex officio: l'Eminentissimo Cardinale Alessio Ascalesi, Mons. Climati ed il dottor Alessandro Tassinari, Medico-Chirurgo di Montefalco. In appendice ad essi sono riportati nel processo, tra altri documenti, gli atti della prima Istruttoria sulle manifestazioni e la relazione del P. Luigi Bianchi, gesuita, autenticata dal suo provinciale, non avendo potuto detto Padre recarsi di persona a deporre.
L'esito del processo fu positivo, e quindi le manifestazioni furono giuridicamente accertate.
La sacrestia dove accaddero venne trasformata in Cappella dedicata al suffragio delle anime del Purgatorio, e specialmente di quelle dei Sacerdoti defunti. Fu benedetta il 26 febbraio 1924, ed è centro ardentissimo di pietà per le povere anime penanti.
Ivi è eretta una Confraternita delle Anime del Purgatorio, specie delle anime Sacerdotali.
(continua)