La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

domenica 23 marzo 2014

“Io vivo rischiando per te”.

  Christophe Lebreton, martire di Tibhirine.
Poeta, scrittore, cantore dell’amore di Dio, contemplativo dalla fede incarnata nella storia, ha donato tutto di sé fino al martirio.



«Canterò il mio poema per il Re»




Il volto dei martiri manifesta e testimonia il Signore, rimanda al volto di Gesù, crocifisso e risorto. Per questo la speranza non può morire. Speranza definita da Christophe “a perdita di vita”, fino in fondo. Il martire è testimone di speranza: donare la vita fa nascere e nascere vuol dire entrare nell’avvenire di Dio. Sperare è saper leggere i segni dei tempi dalla prospettiva di colui che è Signore dello spazio e del tempo, consapevoli che la storia converge verso di lui e in lui troverà la sua ricapitolazione definitiva. Sperare è credere che «nessuna forza omicida prevarrà, nonostante la violenza e la persecuzione che sembra togliere ogni forza e ogni speranza per un futuro più umano. Beati i cuori puri, coloro che sperano, che sanno guardare più lontano dell’orizzonte sbarrato dalla minaccia di morte, poiché è oltre che Lui ci precede». Questa virtù teologale ha permesso a Christophe e ai suoi confratelli di rimanere accanto a un popolo martoriato, condividendone l’esistenza quotidiana fatta di rinunce, di sofferenza, di alienazione, di paura. Testimone di questa speranza, Tibhirine, che in lingua berbera vuol dire “giardino”, non ha finito di fecondare la terra degli uomini.