La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

mercoledì 11 giugno 2014


LA VITA DELLA MADONNA

 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA

Anna Caterina Emmerick

Capitolo Il

Il 4 novembre 1821 Suor Emmerick proseguì il suo raccontò.


Questa sera vidi giungere ad una locanda non molto distante da Gerusalemme Gioacchino, Anna e la Beata Vergine Maria, era­no preceduti da un’ancella e dal servo. Quest’albergo era solito ospitare i mandriani che conducevano al tempio le offerte sacrifi­cali di Gioacchino. Vidi Maria Santissima dormire insieme con la madre. In que­sto giorno fui tanto occupata nel pensare alle anime infelici dei peccatori che dimenticai molte cose relative al viaggio di Maria.

Il 5 novembre 1821, Anna Caterina disse:

“Questa sera ho veduto i santi Viaggiatori giungere nella cit­tà di Bethoron che si trova vicinissima a Gerusalemme. La città sorge ai piedi di un monte. Prima di arrivarvi attraversarono un fiume che sbocca in mare, in vicinanza di un paese dove Pietro predicherà poco dopo la discesa dello Spirito Santo. Questa città è a sei ore di cammino da Gerusalemme. Bethoron è abitata da leviti; nei suoi dintorni vegetano rigo­gliose viti e piante da frutta. La santa Famiglia fu ospitata da amici; 

il padrone era un maestro che teneva nella sua casa una scuola di leviti. Fu grande il mio stupore nel veder qui riuniti nuovamente tutti i parenti di Anna e molte di quelle donne partite da Naza­reth, Sephoris e Zabulon; essi, dopo aver assistito all’esame della Santa Vergine, si erano affrettati per vie più brevi a raggiungere Gerusalemme per preannunciarvi e prepararvi l’arrivo della santa Famiglia. Vidi pure la sorella maggiore della Madonna con Maria di Cleofa, partite da Sephoris, altre persone e numerosi fanciulli. Maria fu fatta sedere su una specie di trono e venne inter­rogata dal maestro della scuola e da altri astanti su diversi argo­menti, dopo di che le posero una corona sul capo. Ascoltai che di­scorrevano anche di un’altra fanciulla molto savia di nome Susan­na, che poi sarà tra le pie donne che seguiranno il Redentore. Questa ragazza aveva lasciato il tempio proprio in quei giorni per ritornare dai suoi genitori, Maria Santissima l’avrebbe sostituita co­prendo il numero ammesso delle fanciulle. Susanna aveva lasciato il tempio all’età di quindici anni, ave­va circa dodici anni più di Maria; era entrata nel tempio come Anna all’età di cinque anni. La Santa Vergine si sentiva molto felice di trovarsi così vici­na al tempio. Suo padre piangeva e se la stringeva al petto conti­nuando a dire: “Oh! Figlia mia, forse non ti rivedrò più”. Frattanto il banchetto era pronto e tutti presero posto, vidi la piccola Maria che correva per la sala e spesso cingeva al collo sua madre con le sue deliziose manine”.

Il 6 novembre Anna Caterina comunicò il seguito delle sue visioni:

“La santa Famiglia riparti per Gerusalemme, muovendo da Bethoron. Ad essa si associarono i parenti con i rispettivi figli, por­tando con loro i doni per Maria, vestiti e frutta. Mi sembrò che in quei giorni si svolgesse a Gerusalemme una grande festa. Nel viaggio non passarono né da Ussen Scheera e neppure da Gofria, bensì nelle vicinanze di questi luoghi”.


39 – Arrivo a Gerusalemme: la città e il tempio L’abitazione dei sacerdoti – La casa di Zaccaria
La stessa sera la Veggente riprese il racconto.

Ho visto l’arrivo a Gerusalemme della Beata Vergine e di tutto il suo seguito; era verso mezzogiorno. Gerusalemme era una città straordinaria: profonde vallate e colline circondavano le mura, alle quali si appoggiavano gli alti edifici che rivolgevano al centro le loro facciate. I quartieri venivano costruiti a ritmo accelerato, l’uno dopo l’altro, occupando a poco a poco tutte le colline circostanti fuori della città antica, lasciando però sussistere le antiche mura. Le valli erano collegate da ponti di pietra alti e massicci. Le stanze che davano nei cortili interni, protetti dall’ombra di grandi pergolati, erano quelle più abitate delle case. Gli abitanti di Gerusalemme lasciavano le loro dimore ed i cortili solo per recarsi al tempio o per i loro affari, perciò le stra­de non erano molto affollate. Infatti nelle contrade regnava un pro­fondo silenzio, ad eccezione dei luoghi pubblici di mercato ed i palazzi del governo in cui vi era un movimento di guardie e di viaggiatori. Quando la popolazione veniva chiamata al tempio in occasio­ne delle solennità religiose, alcuni quartieri si spopolavano e diventavano senza vita. Gesù poteva aggirarsi tranquillo con i suoi seguaci per quelle stradine, appunto per la vita silenziosa e tran­quilla che vi regnava e per la solitudine assoluta in cui si trova­vano molte vie che percorrevano le valli. 

Gerusalemme mancava d’acqua; lunghi acquedotti la conducevano in città e veniva inviata nelle alte torri per mezzo di pompe. Nel tempio c’era bisogno di molta acqua per abluzioni o per lavare i vasi sacri, perciò si prestava ogni attenzione per moderarne il consumo. Molti negozianti abitavano a Gerusalemme e teneva­no depositata la merce sotto i portici che circondavano i mercati o in leggere capanne costruite sulle pubbliche piazze. 

Vicino alla “porta delle pecore” si trovavano molti negozianti di gioielli, oro e pietre preziose; essi pure vivevano in piccole ca­panne di forma rotonda e nere, come se fossero tinte di pece o resina. Sebbene queste fossero costruite con materiale leggero, erano assai solide. Contenevano tutto quello che occorreva per gli usi domestici, mentre la merce veniva esposta fra una capanna e l’al­tra. Il tempio sorgeva su un monte, ad un lato del quale c’era un lieve declivio con case e stradine. 

I sacerdoti ed i servi abitavano in questa zona della città. I rifiuti che venivano gettati dal tempio, come per esempio gli avanzi e le ossa degli animali sacrificati, venivano trasportati dai servi giù per questo declivio fino ad una grande fossa fuori dalle mura della città e poi bruciate per giorni e giorni.

Alla sommità del monte dove sorgeva il tempio si vedeva ve­getazione, i sacerdoti ne avevano fatto un giardino. Sotto il tem­pio si trovavano molte gallerie, sotterranei e fonderie di metalli. Nell’edificio tutto era massiccio e poderoso ma io non vi rinvenni alcun buon luogo. I numerosi cortili del tempio erano angusti ed oscuri, con molte panche e scanni esposti allo sguardo pubblico. 

I continui sacrifici cruenti ed il sangue che scorreva incessan­temente, erano cosa davvero spiacevole, sebbene tutti i sacrifici ve­nissero eseguiti con una grande precisione. Vidi i viaggiatori al seguito di Maria entrare in città, ma no­nostante la porta nord fosse più vicina al loro cammino non en­trarono da quel lato, bensì si diressero verso i giardini ed i palaz­zi di Gerusalemme verso la porta meridionale.

Attraversarono una parte della valle di Giosafat, 
e lasciando a sinistra il monte degli Ulivi e la via di Betania, entrarono per “la porta delle pecore”, che conduce al mercato delle bestie. Presso la porta c’era lo stagno nel quale si lavavano le pecore prima del sacrificio; questo non era lo stagno di Bethesda. Il corteo si inoltrò nelle strette vie della città fino al mercato del pesce, dove si trovava la casa paterna di Zaccaria di Hebron. 

In questa casa vi abitava un vecchio, forse lo zio di Zaccaria. No­nostante avesse finito il suo servizio sacerdotale al tempio, Zacca­ria vi si era soffermato per assistere e preparare la presentazione della Santa Vergine. Molti parenti di Gioacchino erano rimasti ad attendere fuori della casa il gruppo di viaggiatori. Il sole picchiava rovente sul capo di quella gente: donne, uo­mini, giovani e fanciulle, adorne con ghirlande e ramoscelli, anda­rono impazienti incontro alla comitiva in arrivo. 

Vidi tra questa gente che attendeva anche due fanciulle nipoti di Elisabetta, giun­te da Betlemme e da Helbron con i loro genitori. Elisabetta non era intervenuta. Tutti accolsero gli stanchi viaggiatori con grida di gioia e di indicibile allegrezza e li condussero nella casa di Zaccaria, dove ci fu un vero tripudio universale. Più tardi rientrò Zaccaria che vol­le accompagnare gli ospiti all’alloggio provvisorio presso il tempio. Allora tutti si disposero come in processione: Zaccaria, Anna e Gioacchino guidavano il folto gruppo di parenti e conoscenti del­la fanciulla consacrata al tempio, seguiva Maria Santissima che, in mezzo a tre o quattro fanciulle vestite di bianco, indossava il se­condo abbigliamento solenne col mantello color azzurro, poi veni­vano i parenti delle quattro fanciulle-ancelle con le loro famiglie. Passarono dinanzi al palazzo di Erode e poi alla futura abitazione di Pilato e per molte altre contrade. 

Avanzarono così, sfidando i raggi prepotenti del sole, verso il lato del tempio tra levante e settentrione, lasciandosi dietro la for­tezza Antonia. 

Salirono molti gradini fino ad un alta muraglia. Vidi la Santa Fanciulla piena di vivacità salire rapidamente da sola i gradini, sotto lo sguardo ammirato ed attonito degli astanti. L’alloggio era un edificio vastissimo; numerosi locali simili si trovavano nelle vicinanze del tempio ed erano adibiti ad ospitare i visitatori giunti da lontano. 

Zaccaria aveva affittato quest’alloggio per la sacra Famiglia. Il locale era formato da quattro camere da letto, una sala gran­de per accogliere gli ospiti ed una cucina. Il mobilio consisteva in basse tavole. Vicinissimo si trovava l’altro cortile dove stavano le stalle con il gregge e le mandrie destinate ai sacrifici. Le due ali dell’edificio erano abitate dai servi del tempio. Quando la comitiva prese dimora in quest’appartamento, vennero dei servi a lavare i piedi agli uomini e delle serve alle donne, poiché questa era l’usanza tradizionale con i nuovi arrivati.

Dopo questa cerimonia passarono in una sala al cui centro pen­deva una gran candeliere a più luci, sotto il quale si trovava un largo bacino di bronzo colmo d’acqua nel quale ciascuno si lavò il viso e le mani. Gli asini liberati dai loro pesi, furono condotti nelle scuderie da un servo. Gioacchino annunziò di essere venuto per il sacrificio e, nel vicino cortile, lasciò esaminare ai servi del tempio le bestie. 

Dopo alcune ore, Gioacchino, Anna e Maria si recarono nell’a­bitazione di un sacerdote. Questa era posta in una posizione elevata. 
Maria Santissima, vivificata da un’energia incredibile e come spinta da uno spirito interiore, salì i gradini in pochi secondi. In quella casa vidi due sacerdoti: uno assai vecchio e l’altro più giovane. I prelati salutarono cortesemente i nuovi ospiti che erano già attesi. Ambedue erano tra quei sacerdoti che avevano partecipato all’esame di Maria a Nazareth. Li sentii parlare del viaggio e della prossima iniziazione della pia Fanciulla. 

Essi dis­sero che al tempio si trovavano delle celle in cui le vergini consa­crate all’altare si ritiravano per la preghiera e la meditazione, inol­tre potevano guardare inosservate l’interno del santuario. Quindi fecero chiamare un’anziana vedova addetta al luogo sa­cro che era incaricata di vegliare sulla piccola Maria. La matrona abitava con le altre donne in una casa vicino al tempio, ma alquanto discosta, si occupava dei lavori femminili e dell’educazione delle fanciulle. Si potrebbe paragonare nei tempi moderni ad una “maestra” dei nostri paesi, cioè a quelle donne dallo spirito devoto che riuniscono intorno alla loro esperienza le fanciulle del luogo che vogliono imparare il ricamo, a scrivere e a leggere per prepararsi alla vita coniugale. 

La donna arrivò quindi avvolta nella sua veste, e le si poteva scorgere a malapena parte del volto. 
Dai genitori e dai sacerdoti le fu presentata la futura allieva. Vidi il suo viso illuminarsi dalla gioia per quel nuovo com­pito che lei sentiva molto importante. La Santa Vergine l’accettò con un contegno umile e rispetto­so. La matrona venne istruita sulla nuova pupilla e sulla consacrazione di quest’ultima al tempio, quindi accompagnò in silenzio la Vergine e i suoi genitori al loro alloggio per prendere in con­segna gli effetti più preziosi della pia Fanciulla, poi se ne ritornò al tempio a disporre l’accoglienza della nuova arrivata.

Il 7 novembre Suor Emmerick continuò.

In tutto il giorno ebbi visioni che riguardavano i preparativi di Gioacchino per il sacrificio e l’accettazione di Maria al tempio. Allo spuntar dell’alba, Gioacchino ed alcuni altri condussero il bestiame al luogo sacro. I sacerdoti lo esaminarono di nuovo, le bestie che rifiutarono furono subito inviate al mercato mentre quel­le accettate furono condotte nel cortile del macello, dove vidi ese­guire alcune operazioni. Di queste ricordo solo che Gioacchino, prima che le bestie fossero uccise, poneva una mano sul loro capo. Poi vidi alcuni pezzi degli animali uccisi che furono salati e messi da parte per l’offerta sacrificale all’Altissimo. Sacerdoti e leviti si muovevano a due per volta regolarmente e con molta precisione. Nell’abitazione provvisoria di Anna e Gioacchino frattanto si teneva una festa solenne alla quale partecipavano ben cento per­sone. Tra queste vidi più di ventiquattro fanciulle di diverse età, anche la giovinetta Seraphia di dieci anni; costei, dopo la morte di Gesù, fu chiamata Veronica. 

Si erano preparate e disposte ghir­lande e corone di fiori per Maria e per le persone che 
l’ac­compagnavano. Sette fiaccole adornate ardevano rendendo l’am­biente molto solenne. 
Vidi molti leviti e sacerdoti entrare ed usci­re dalla stanza. Anche alcuni sacerdoti presero parte al banchetto mostrandosi stupiti per la generosità di Gioacchino, il quale dichia­rò che la sua riconoscenza verso l’Altissimo era assai grande. Erano veramente lontani i tempi in cui egli si era visto rifiu­tare la sua offerta al tempio. Vidi Maria passeggiare nei pressi del­la casa in compagnia di altre fanciulle.

(continua)