La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

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lunedì 8 dicembre 2014

Sei il mio Dio!
Sei il mio Dio!




Immacolata Concezione, 8 dicembre


Cosa significa Immacolata Concezione?

A questa domanda si potrebbe rispondere con la definizione proposta dalla bolla Ineffabilis Deus di Papa Pio IX, che l’8 dicembre 1854 definì solennemente Maria Immacolata Concezione.

In che cosa consiste questo mistero?
Maria, per dono e privilegio concesso da Dio, è statapreservata da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento nel grembo di Sant’Anna.

Ogni cristiano viene concepito e nasce portando dentro i segni del peccato originale; ogni cristiano ha bisogno di essere battezzato, di essere liberato dal peccato originale. Maria è stata redenta non nel senso che è stata liberata, ma che è stata preservata.

Questa è la verità che Pio IX definì solennemente quattro anni prima che Maria apparisse a Santa Bernadetta a Lourdes, presentandosi come l’Immacolata Concezione.
La definizione canonica contiene tre verbi: dichiariamo, pronunciamo, definiamo; sono i verbi con i quali il papa procede alla solenne definizione di una verità da credere.


(Dal web)

La fede nel concepimento di Maria Vergine senza peccato originale risale ad un'epoca molto antica. Il nostro sguardo va al Medioevo, in cui troviamo due pensieri contrapposti.

Tommaso D’Aquino nega che Maria sia l'Immacolata Concezione, perché il peccato originale, secondo lui, si trasmette di generazione in generazione attraverso il concepimento: ogni uomo ne è segnato, quindi anche Maria.

Duns Scoto, invece, non dice che Maria fu concepita nel peccato originale e poi redenta, ma che fu concepita senza peccato originale (la cosiddetta "redenzione preventiva"). Maria non fu dunque un'eccezione all'opera di redenzione di Cristo, ma la conseguenza più perfetta ed efficace della sua azione salvifica. La tesi di Scoto è da allora l’insegnamento e la fede delle comunità cristiane.

La festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario nel 1476, e l’8 dicembre 1854 papa Pio IX proclamò la "donna vestita di sole" (Apoc. 12, 1) esente dal peccato originale.


(Dal web)

domenica 7 dicembre 2014

Gesù è il re dei re 

Gesù, Tu sei il nostro Re.

maria 
regina del cielo e della terra

domenica 16 novembre 2014

domenica 19 ottobre 2014

domenica 12 ottobre 2014


LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick
PARTE QUARTA

Capitolo XI

150 – La Comunione di Maria e la Via Crucis di Efeso

Non vi erano uomini in casa, fatta eccezione per qualche Apo­stolo o qualche discepolo di passaggio che veniva a riverire la Madre di Gesù. Assiduamente ho visto entrare ed uscire da casa sua solo San Giovanni; ma né a Gerusalemme, né ad Efeso egli si fermava per molto tempo. 

Le visite dell’Apostolo alla Madre di Dio erano frequenti, ma molto brevi; portava una veste diversa da quella che aveva al tempo di Gesù. Era assai lunga, ricadeva in larghe pieghe al suolo ed era fatta di stoffa grigia e sottilissima. Svelto nei movimenti, Giovanni era slanciato e aveva il viso affilato ed avvenente; la testa sempre scoperta mostrava lunghe chiome di capelli biondi che scendeva­no divisi dietro le orecchie. 

Quand’egli compariva in mezzo agli altri Apostoli, la grazia verginale della sua fisionomia otteneva 
an­cora maggior risalto. Nella casa di Maria Santissima vidi una volta Giovanni che, sotto la veste bianca di quel giorno, indossava una cintura su cui erano ricamate delle lettere, mentre
una stola e una specie di manipolo gli pendevano dal braccio. 

La Santa Vergine, avvolta pure in una veste bianca, uscì dal­la sua stanza appoggiata come al solito al braccio dell’ancella, sem­brava mossa dall’ardente e sublime desiderio di rivedere e riabbracciare suo Figlio. Il suo volto era pallido come la neve e sembrava quasi trasparente, era consumata da questo desiderio. 

Giovanni si ritirò con Lei nell’oratorio; quindi Ella tirò un cordo­ne e subito il tabernacolo girò su se stesso ed apparve alla loro vista la croce. Pregarono insieme per qualche tempo inginocchiati ai piedi del crocifisso; poi Giovanni si alzò e trasse dal suo petto un astuccio di metallo, l’apri e ne tolse un involto di lana in cui c’era un panno bianco che racchiudeva la Santa Eucaristia sotto forma di un pezzetto quadrato di pane bianco. 

Dopo aver pronun­ciato alcune parole solenni, Giovanni diede la Santa Comunione a Maria. 
Non vidi però porgerLe il calice. Dopo la morte del Signore, la Santa Madre, finché abitò a Gerusalemme, non aveva smesso di bagnare con le sue lacrime la Via Dolorosa. Ella aveva misurato un passo dopo l’altro le distanze da tutte le stazioni, e il suo amore non poteva fare a meno di riempirsi con quell’incessante contemplazione. 

Quando giunse ad Efeso, Ella continuò a meditare i misteri della Passione di suo Figlio percorrendo quotidianamente una parte della montagna dietro la sua casa. Costruì in questo luogo una Via Crucis ad imitazione di quella vera lasciata a Gerusalemme. La vidi piantare una pietra per ogni stazione, dopo averne contati i passi e supposta la distanza giusta, o se vi trovava un albero, lo segna­va subito. Questa Via Crucis, benedetta anch’essa dalla Madonna con le lacrime, conduceva nel vicino bosco dove un’altura rappresentava il Calvario, e una piccola grotta, scavata in un altro colle, il Santo Sepolcro. 

Quando Ella ebbe stabilito le dodici stazioni, La vidi con la sua ancella dedicarsi a silenziose meditazioni. Ad ogni stazione esse si sedevano e rinnovavano nella profondità del loro cuore il ricordo delle misteriose sofferenze del Signore, Lo lodavano, ver­sando calde lacrime per l’immensità del suo amore. In seguito quel luogo fu disposto ancor meglio, ed io vidi Maria scrivere con un punteruolo su ogni pietra della Via Crucis il significato della stazione, il numero dei passi e altre indicazioni simili. Vidi pure ripulire la caverna che raffigurava il santo Sepolcro, disponendola come luogo di preghiera. Non scorsi alcuna immagine o croce che indicasse le stazioni della Via Crucis, ma solamente delle pietre con delle iscrizioni. 

Vidi poi che quella rudimentale Via Crucis del Cristianesimo primitivo fu ordinata ed abbellita sempre più col passar degli anni. Già su­bito dopo la morte della Madonna, vidi quella via abbellita e per­corsa dai cristiani che si prostravano sul terreno e lo baciavano. 
Vidi quando Giovanni percorreva insieme alla Santa Madre quella Via Dolorosa, quand’egli Le dava la Santa Comunione, La benediceva e riceveva a sua volta la sua benedizione. Giovanni era divenuto per Lei davvero come un figlio, e perciò più vicino a Lei di tutti gli altri Apostoli.

151 – La Madonna ritorna a Gerusalemme – La tomba
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, vidi la Madre di Dio ri­tornare a Gerusalemme accompagnata da Giovanni e Pietro. Ella fu spinta da un desiderio fortissimo di rivedere i luoghi santificati dal Sangue di Gesù. Vidi in questa città radunati molti Apostoli come per un conci­lio. Tommaso era pure tra questi. La Vergine li assisteva con i suoi consigli. Essi stabilirono ogni cosa per la Chiesa futura; dopo di che andarono a portare lontano il Vangelo. 

Giovanni evangelizzò l’Asia Minore. Visitava regolarmente questa regione e perciò si recava spesso a trovare Maria ad Efeso. Quando la Vergine arrivò a Gerusalemme imbruniva appena; prima di entrare in città Ella si recò a visitare il monte degli Uli­vi, il Calvario, il santo Sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. 

Mi sembra che la Santa Vergine, circa un anno e mezzo pri­ma di morire, tornò una seconda volta a Gerusalemme. Infatti ebbi un’altra visione in cui La vidi di notte, avvolta in uno spesso mantello, visitare con gli Apostoli i santi luoghi. Questa visione si confonde però con l’altra della prima visita a Gerusalemme. Ad ogni modo vidi la Vergine che, appena giun­ta sui luoghi della Passione, non cessava di sospirare: “Oh, figlio mio! Figlio mio!”. Giunta alla porta di quel palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la Croce, fu talmente addolorata da quel ricor­do che cadde svenuta a terra. Gli Apostoli credettero quasi che Ella avesse cessato di vivere. Fu portata al Cenacolo di Sion, in cui Maria Santissima abitò le stanze dell’atrio; per parecchi giorni fu così debole e sofferente, ebbe frequenti svenimenti e ci si attendeva di vederla spirare ad ogni momento. 

Si pensò allora di prepararle una tomba. Gli Apostoli fecero scavare da un operaio cristiano un bel se­polcro in una caverna sul monte degli Ulivi. Ma dopo che la tom­ba fu preparata, Maria riavutasi, si ristabilì abbastanza in salute per poter ritornare ad Efeso; vi morì dopo diciotto mesi. 

La tomba scavata per Lei a Gerusalemme fu tenuta in grande onore e più tardi lì vicino fu eretta una chiesa. Giovanni Damasceno – così udii nello spirito scrisse, secondo la tradizione uffi­cialmente diffusa, che la Madonna era morta a Gerusalemme e che in quel luogo era stata sepolta. 

Dio ha voluto che i particolari della sua morte, della sua se­poltura e della sua Assunzione diventassero solo oggetto di una tradizione incerta, perché la tendenza pagana del tempo non 
pe­netrasse nel Cristianesimo, facendo adorare Maria come una dea.  
 (continua)

giovedì 9 ottobre 2014

LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

PARTE QUARTA

Capitolo XI


149 – Soggiorno di Maria Santissima ad Efeso.
 La casa della Madonna


Questa notte ho avuto una visione molto suggestiva del trapasso della Madonna. Maria ha vissuto sessantatre anni, meno ventitrè giorni. Ho ve­duto infatti dinanzi alla mia vista interiore ripetersi sei volte il segno X, poi un I ed un V. Questo forma sessantaquattro se non sbaglio. 

Dopo l’ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo 
al Cielo, Maria Santissima visse circa tre anni a Sion, tre in Betania e nove ad Efeso. In questo luogo fu condotta da Giovanni quando si sca­tenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro che fu gettato in mare con la sorella. 

Quando la Madonna ricevette l’avvertimento interiore di lasciare il paese, Giovanni la condusse ad Efeso insie­me ad altre persone. Maria non abitò proprio in città bensì a tre ore e mezzo di cammino. Con Lei si stabilirono pure altre pie donne. Per coloro che giungevano da Gerusalemme, la casa di Maria si mostrava sulla collina, a sinistra della via principale. Dalla parte di mezzogiorno si vedevano magnifici viali albe­rati ed il terreno ricoperto da una gran quantità di frutti giallognoli. Stretti sentieri conducevano alla cima della montagna, coperta di erba campestre. La sommità presentava una pianura on­dulata e fertile di mezza lega di circonferenza: in questo luogo si erano stabilite la Santa Vergine e la colonia cristiana. 

Nonostante il luogo fosse solitario e selvaggio, non era di aspetto triste: vi si scorgevano in mezzo a piccoli spazi sabbiosi numerose grotte scavate nella roccia, come molte fertili e piacevoli colline disseminate di alberi da frutta dal tronco liscio e ricchi di bellissimo fogliame, che diffondevano intorno vastissime ombre. 
Prima di condurvi Maria Santissima, Giovanni aveva fatto co­struire un’abitazione per Lei. 
Numerose famiglie cristiane e molte pie donne invece avevano scelto la loro dimora nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Altre famiglie inve­ce abitavano in tende o fragili capanne. Le capanne iniziarono a diffondersi tra i cristiani fin dall’inizio delle persecuzioni, quando erano costretti a trasferirsi da un luogo all’altro per sfuggire alle medesime. Dovendo queste abitazioni provvisorie essere costruite sul suo­lo adatto, non è da meravigliarsi che spesso erano distanti l’una dall’altra anche un quarto d’ora di cammino. L’intera colonia cri­stiana era simile ad un paese composto di molti caseggiati sparsi su una vasta area. 
Solamente la casa di Maria era di pietra. 
Pochi passi dietro la casa, il monte si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una prospettiva estesissima sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. In questa zona isolata non passava quasi mai nessuno. Nelle vicinanze della colonia cristiana vidi un castello dove abitava un re detronizzato.

Giovanni lo converti alla nuova fede. Tempo dopo questo castello divenne sede di un vescovo. Tra Efeso e la dimora di Maria Santissima scorreva un fiumi­ciattolo grazioso. La casa della Madonna era quadrata, solo la parte posteriore era di forma rotonda. Le finestre erano molto sollevate dal suolo; il tetto era piano. L’abitazione era divisa dal focolare, che era stato costruito al centro della casa. A destra e a sinistra del focolare si accedeva nella parte posteriore che, separata da una tenda, era adibita ad oratorio. Il centro della muraglia, dal focolare al tetto, aveva un incavatura simile quasi ai nostri condotti per il fumo, e servi­va infatti a guidare il fumo ad un’apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Le pareti del locale in cui si trovava il focolare erano anneri­te dal fumo. Lateralmente vi erano delle stanzette formate pure da pareti di giunchi legati insieme. Quando queste pareti mobili ve­nivano tolte si formava un’unica e vasta sala. 

In quelle piccole stanze dormivano l’ancella di Maria e le donne che talvolta venivano a visitarla.

 La parte posteriore della dimora, di forma circolare o angolare, era graziosamente addobbata. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta. Questo laterale della casa era scar­samente illuminato. Nell’oratorio, in una nicchia posta al centro del muro, vi era una specie di armadio che si apriva facendolo girare come un ta­bernacolo mediante un cordone. Vi si mostrava una croce lunga all’incirca un braccio, questa aveva le due braccia laterali in for­ma di Y, come ho sempre visto la prima Croce di nostro Signore. 

La croce non aveva ornamenti, era anzi rozzamente intagliata come sono le croci che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l’avessero intagliata Giovanni e Maria Santissima. Era composta da quattro specie di legno. 

Mi fu detto che il tronco più bianco era legno di cipresso, il più bruno di cedro, il giallognolo di palma, il quarto infine color giallo, con la superficie levigata e con l’unita tavoletta 
dell’inseg­na era fatto di legno d’ulivo. Era fissata ad un supporto di terra o di pietre, com’era la vera Croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena dov’era scritto qualcosa, forse le parole del Signore.

Sulla croce era scolpita l’immagine del Salvatore, molto semplice, spoglia d’ogni vano ornamento e con linee di colore scu­ro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura del Cristo. 

Nelle diverse qualità di legno componente la croce, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla Santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l’uno a destra e l’altro a sinistra della croce. Vicino a questi vasi vidi inoltre un lino, mi sembrò che fosse quello con cui la Santa Vergine s’era servita per asciugare il sangue e le piaghe del Santo Corpo di Cristo, quando fu tolto dalla Croce. Nello scorgere questa pezzuola, vidi Maria Santissima asciu­gare le sacre Piaghe del Redentore. Quel panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il Calice dopo aver bevuto il Sangue di Cristo. 

La piccola casa della Santissima Vergine era situata vicino ad un bosco, circondata da alberi; la quiete ed il silenzio avevano l’assoluto dominio in quel luogo. L’ancella, più giovane della San­ta Vergine, andava nei dintorni a procurarsi talvolta un poco di cibo. Conducevano una vita assolutamente tranquilla e ritirata. 

Negli ultimi tempi in cui dimorò in questo luogo, la Madon­na divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimen­ticasse di prendere il nutrimento necessario. Solo il suo corpo sem­brava appartenere ancora a questo mondo poiché lo spirito pare­va già passato a più felice dimora. 

Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione del suo spirito. Nelle ultime settimane della sua vita, si aggirava per le stanze appoggiata al braccio del­la sua fedele ancella.

(continua)

martedì 7 ottobre 2014




LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

 
Capitolo X

145 – La Santa Vergine bussa alla porta del Cenacolo Intervento Divino a favore di Giuseppe d’Arimatea


Il sabato stava per incominciare, Nicodemo e Giuseppe rientra­rono a Gerusalemme attraverso una porticina vicina al giardino del Cenacolo praticata nel muro della città. Essi dissero alla Vergine, a Maddalena, a Giovanni e a qualcuna delle pie donne che ritorna­vano al Calvario per pregare, che questa porta sarebbe stata loro aperta, come quella del Cenacolo, ogni qualvolta vi avessero bussa­to. Maria Heli ritornò in città con Maria madre di Marco e con altre pie donne. I servi di Nicodemo e di Giuseppe si recarono al Calvario per raccogliervi gli oggetti che vi avevano lasciato. 


Vidi poi la Madonna e le sue compagne che ritornavano dal Calvario, dove avevano pianto e pregato: esse scorsero alcuni sol­dati con delle torce e subito si ritirarono ai due lati della via, fin­ché questi furono passati. Quegli uomini andavano verso il Calva­rio, probabilmente per togliere le croci e nasconderle prima del sabato. Quando furono passati, le pie donne continuarono il loro cammino verso la porticina del giardino. 

Giuseppe e Nicodemo avevano incontrato in città Pietro, Gia­como Maggiore e Giacomo Minore. Tutti piangevano e soprattutto Pietro era in preda al violento dolore della colpa; li abbracciò, si accusò di non essere stato presente alla morte del Salvatore e li ringraziò per la sepoltura. Fu convenuto che quando avessero bussato, sarebbe stata loro aperta la porta del Cenacolo e se ne andarono a cercare altri di­scepoli dispersi in altri luoghi. 

Vidi la Santissima Vergine, accompagnata dalle pie donne, visi­tare con religioso rispetto il tempio. Maria indicò loro il luogo della sua presentazione, quello dov’era stata istruita, dove aveva sposa­to San Giuseppe e dove aveva presentato Gesù, quando Anna e Simeone avevano profetizzato. 

A quest’ultimo ricordo Ella pianse amaramente perché la profezia si era compiuta e la spada aveva proprio attraversato la sua anima. Ella mostrò ancora il luogo dove aveva trovato Gesù fanciul­lo, insegnante nel tempio, e baciò rispettosamente il pulpito. Si soffermarono ancora vicino alla bussola dove la vedova aveva get­tato il suo denaro e sul luogo dove Gesù aveva perdonato al­l’adultera. Quando ebbero così reso l’omaggio dei loro ricordi in tutti i luoghi santificati dalla presenza di Gesù, versando lacrime ed elevando preghiere, ritornarono a Sion. 


Vidi Maria Santissima, separarsi dal tempio desolato e solita­rio con profonda tristezza, si ricordò che Gesù aveva pianto in quel tempio e aveva detto: “Abbattete questo tempio, e io lo ricostruirò in tre giorni”. Ella pensò che i nemici di suo Figlio avevano distrutto il tem­pio del suo Santo Corpo e rimase in ansiosa attesa del terzo gior­no in cui la parola della Verità eterna àvrebbe trovato compimento. Ritornate al Cenacolo, vidi la Santa Vergine e le sue compa­gne bussare ed entrarvi; anche Abenadar vi fu introdotto, e a poco a poco, la maggior parte degli Apostoli e dei discepoli vi si trovò riunita. Le pie donne si ritirarono nel lato dove si trovava la Vergi­ne. Tutti presero un po’ di cibo e si intrattennero ancora pochi minuti a raccontare qualcosa, poi furono intenti a celebrare il sa­bato. Tutti erano abbattuti e tristi. 

La più grande calma regnava nella casa; le porte erano chiuse. Nessuno poteva inquietarli per­ché questa casa apparteneva a Nicodemo che l’aveva presa in af­fitto per il banchetto pasquale. 

Vidi Maria Santissima pregare con le pie donne rimaste riunite nella gran sala illuminata da una sola lanterna, le porte erano chiuse e le finestre velate. pregavano in disparte, coprendo il capo con i veli da lutto e sedendosi sulla cenere in segno di dolore, alcune volte pregava­no col viso rivolto contro il muro. Le vidi poi riunite intorno alla Madonna in dolorosa contemplazione. 


Tutto continuò così fino a sera. Quando il mio pensiero si univa a quello della Madre di Dio, vedevo il santo Sepolcro e, attraverso le porte del medesimo, il Corpo del Signore e il modo in cui era stato deposto. Lo vidi cir­condato da un’aureola luminosa, e aveva accanto a Lui due An­geli in perenne adorazione. 

Quando calò la sera, vidi giungere da Betania Lazzaro, la ve­dova di Naim, la samaritana e Maria la sufanita, si narrò nuovamente l’accaduto e si pianse ancora. 


Sulla via del ritorno dal Cenacolo, nel quartiere di Sion a poca distanza dal tribunale, Giuseppe d’Arimatea venne arrestato im­provvisamente da soldati pagani. Caifa aveva progettato dì farlo morire di fame senza che nessuno ne sapesse nulla.

Vidi Giuseppe in prigione; mentre era assorto in preghiera, il carcere fu inondato di luce e una voce lo chiamò per nome, allo­ra il tetto si sollevò e attraverso l’apertura una forma luminosa la­sciò pendere un lenzuolo, simile al sudano in cui egli aveva se­polto Gesù. Giuseppe si arrampicò al lenzuolo miracoloso e si dile­guò verso il Cenacolo. L’apertura nel tetto si rinchiuse e la luce disparve. Non vidi se fu il Salvatore stesso a liberarlo oppure un Angelo.Quando Giuseppe entrò nel Cenacolo fu accolto da una gran­de folla, come quando più tardi San Pietro fu liberato dalla pri­gione. Giuseppe fu rifocillato e tutti ringraziarono Dio. Lasciò Gerusalemme nella notte stessa e fuggi nella sua patria, Arimatea. Ritornò in questa città solo quando cessò ogni pericolo. Frattanto vidi Caifa ed altri sacerdoti intrattenersi con Nico­demo parlandogli con finta benevolenza; quando quest’ultimo ri­mase fermo nella sua fede e difese costantemente l’innocenza di Gesù, essi si ritirarono.



146 – L’Apparizione della Signora vestita di luce nella casa di Jonadab Maria Santissima, Regina degli Angeli

Quando la Santissima Vergine, nella sua angoscia, aveva rivol­to a Dio l’ardente preghiera affinché risparmiasse a Gesù la ver­gogna di essere esposto nudo sulla croce, vidi quella preghiera subito esaudita dal nipote Jonadab. Spinto da un comando Divi­no, usci dal tempio e corse attraverso la città verso il Calvario per venire in aiuto a Gesù. La Vergine, profondamente grata per la compassione mostrata da Jonadab, implorò su di lui e sulla sua casa la benedizione di Dio; infatti la famiglia di Jonadab, che era ammalata, guarì miracolosamente grazie all’intervento divino per mezzo di una Signora maestosa vestita di luce e circondata dagli Angeli. Io stessa vidi quest’apparizione. Da allora Jonadab fu illuminato dalla fede in Cristo e si unì alla comunità cristiana. Per le anime contemplative e ben predisposte è naturale ve­dere la Regina del Cielo circondata dagli Angeli.


147 – Maria incontra suo Figlio la sera prima della Risurrezione

Quando il sabato si concluse, Giovanni andò nella sala delle pie donne e pianse con loro, poi le lasciò; anche Pietro e Giacomo il Minore sopraggiunsero, ma non rimasero molto con loro, se ne andarono dopo aver cercato di consolarle. 
Maria frattanto pregava solitaria, presa dal desiderio 
di vedere Gesù. 
Le comparve allora un Angelo e La invitò a recarsi alla porticina di Nicodemo per­ché il Signore era vicino. 

Col cuore palpitante di gioia, la Madre del Salvatore si avvolse nel suo mantello e uscì senza far parola con alcuno. Erano circa le ventuno, la Santa Vergine, prossima alla por­ticina, si fermò in un luogo solitario e guardò in alto sopra le mura della città: vide allora scendere dal cielo in un fascio luminoso, l’anima del Salvatore, era senza traccia alcuna di ferite e accom­pagnata da numerose anime dei Patriarchi. 

Gesù si volse ad esse indicando la Madonna, poi disse: “Ma­ria, Madre mia”. Mi parve che il Salvatore abbracciasse per un istante sua Madre, subito dopo il fascio luminoso scomparve con tutte le anime. Allora la Madre di Dio cadde in ginocchio e baciò la terra dove Egli era apparso.

Così Maria ritornò piena di consolazione dalle pie donne, che trovò occupate a preparare unguenti ed aromi; non disse quello che aveva visto. Le sue forze si erano rinnovate e potè consolare le altre fortificandole nella fede. Le pie donne stavano accanto ad una lunga tavola sulla qua­le erano disposti mucchi di erbe che esse disponevano e mescolava­no in diversi modi; vidi numerosi flaconi di balsamo e di nardo, fiori freschi e altro. Esse avvolgevano tutto in lini freschi, perché volevano servirsene il giorno seguente per coprire il Santo Corpo di Cristo.

148 – La notte della Risurrezione: Maria Santissima incontra Gesù al Calvario

Appena le pie donne finirono di preparare gli aromi, si ritira­rono nelle loro celle senza addormentarsi; volevano recarsi al Se­polcro prima dell’alba. Esse avevano ripetutamente manifestato il timore di essere assalite dai nemici di Gesù quando fossero usci­te, ma vennero rassicurate dalla Santissima Vergine che era stata a sua volta rafforzata ed ispirata dalla visione di Gesù.


Erano quasi le undici di notte quando la Madonna, spinta dall’amore e da un desiderio irresistibile, si alzò, si avvolse in un mantello grigio, e sola si allontanò dalla casa. Si diresse prima al palazzo di Caifa, poi a quello di Pilato. Per far questo dovette attraversare una gran parte della città, così si trovò a percorrere le vie deserte della Via Crucis, fermandosi ad ogni punto dove il Salvatore aveva sofferto qualcosa e sop­portato qualche oltraggio. 

L’accompagnai per tutto il cammino e feci tutto quello che Ella fece nella debole misura delle mie forze. La Santa Vergine venerava il Sangue sacratissimo del Salvatore, baciava ogni pietra del suo percorso doloroso, ne inondava di la­crime la terra da Lui calpestata. 
Giunse così lentamente al Calvario, mentre vi si avvicinava, vidi di fronte a Lei Gesù 
col suo Corpo sacratissimo.
Egli era ap­parso davanti alla Madre preceduto da un Angelo e fiancheggiato dagli Angeli del Sepolcro, seguito da numerose anime liberate. Non faceva alcun movimento e sembrava librarsi nella luce; la Madonna ne ascoltò la voce che le annunciò quanto aveva fatto nel limbo e le disse che stava per risuscitare e presentarsi a Lei col suo Corpo trasfigurato; volle che Lo attendesse sul Calvario, ac­canto alla pietra dove era caduta. Allora la Vergine, avvolta nel suo mantello, andò ad inginocchiarsi al posto indicatole. 

Quando si manifestarono questi avvenimenti era trascorsa la mezzanotte, poiché Maria Santissima aveva impiegato molto tem­po nella Via Crucis.

Vidi il Corpo del Signore risplendere nel suo sudano con i due Angeli in adorazione, alla testa ed ai piedi di Lui. Non posso andare oltre nella spiegazione, sono cose che la nostra ragione nelle condizioni ordinarie non può comprendere e tantomeno esprimere. Quello che è chiaro e intelligibile dentro di me, quando lo vedo, diventa poi completamente incomprensibile quando voglio descriverlo con le parole. Vidi poi Maddalena, Maria figlia di Cleofa, Giovanna Cusa e Salomè lasciare il Cenacolo avvolte nei loro mantelli, mentre il cielo incominciava ad imbiancarsi ad Oriente. Le pie donne portavano gli aromi raccolti in pacchi e una di esse portava una lampada accesa, ma nascosta sotto il mantello. 

Le vidi dirigersi timidamente verso la porticina di Nicodemo. Subito dopo che la terra aveva tremato e l’Angelo era entrato nella tomba, vidi il Salvatore risorto, meravigliosamente bello e sfolgorante di luce, apparire a sua Madre vicino al Calvario. La sua veste a foggia di mantello, fluttuava dietro a Lui e sembrava di un bianco turchino come il fumo visto alla luce del sole. Egli mostrò alla sua Santa Madre le Piaghe, siccome Lei si prostrava per baciarGli i piedi, la prese per mano, la rialzò e disparve. Le lampade brillavano da lontano accanto al Sepolcro, e l’orizzonte s’inargentava ad oriente sopra Gerusalemme.

(continua)

lunedì 29 settembre 2014


LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

 
Capitolo X

144 – La deposizione dalla Croce e la sepoltura del Santo Corpo di Cristo


La Santa Vergine si sedette al suolo sopra una coperta, col ginocchio destro un po’ rialzato ed il dorso appoggiato al­cuni mantelli arrotolati assieme. 

Il sacro Capo di Gesù era ap­poggiato sul ginocchio di Maria e il Corpo era steso sopra un lenzuolo.

Ella teneva per l’ultima volta tra le sue braccia il Corpo del Figlio amatissimo al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d’amore. Adesso Ella constatava da vicino l’orribile modo con cui questo Corpo era stato sfigura­to, ne contemplava da vicino le ferite, copriva di baci le gote in­sanguinate, mentre Maddalena posava il suo volto sui piedi di Gesù. 

Gli uomini intanto si erano ritirati in una piccola insenatura a nord-ovest del Calvario per prepararvi gli oggetti necessari all’imbalsamazione. 

Cassio, con qualche soldato convertito, stava a rispettosa distanza. 

Tutti i malintenzionati erano ritornati in città ed i soldati presenti garantivano soltanto una sicurezza per impe­dire che non venissero turbati gli estremi onori prodigati a Gesù. Vidi alcuni di loro prestare addirittura umile e rispettoso aiuto quando veniva richiesto. Le pie donne porgevano i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti e gli aromi, e tutto quanto era necessario e poi stavano attente a poca distanza.

C’erano fra loro Maria di Cleofa, Salomè e 
Veroni­ca. Maddalena stava sempre accanto a Gesù; Maria Heli, stava seduta e guardava. Giovanni aiutava continuamente la Madonna, serviva da messaggero fra gli uomini e le donne e prestava a tut­ti assistenza. Si era pensato a tutto: le donne avevano accanto a sé delle otri e un vaso pieno d’acqua collocato sopra un fuoco a carbone. Usavano spugne e dei piumini. 

La Santa Vergine dimo­strava nel suo inesprimibile dolore un coraggio ammirabile. Ella fu conscia di non poter lasciare il Corpo di suo Figlio in quello stato, perciò incominciò a lavarlo e cercò di cancellare le tracce delle offese che aveva subito. 
Tolse la corona di spine con la più grande delicatezza, aprendola dal lato posteriore del capo e senza rimuoverle, tagliò ad una, ad una le spine infisse per non allargarne le piaghe; infine posò la corona a terra accanto ai chio­di. 
Allora l’Addolorata, con una specie di tenaglia arrotondata, tolse le spine che erano rimaste nelle ferite e le mostrò tristemente ai fedeli discepoli e alle pie donne. Anche queste spine 
vennero ri­poste accanto alla corona; 
qualcuna fu conservata a parte. 

Vidi la Santa Vergine lavare il capo insanguinato ed il volto di Gesù, infine passò la spugna bagnata sulla capigliatura per to­glierne il sangue raggrumato. Via, via che Ella detergeva quel corpo, si mostravano nei particolari le orribili crudeltà esercitate su Gesù; da una ferita all’altra aumentavano la compassione e la te­nerezza per tante crudeli sofferenze. La Santa Vergine lavò le pia­ghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e gli orec­chi con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra, allo steso modo pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra. Ella suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una parte per ogni tempia e l’altra dietro il capo e, quand’ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece pas­sare dietro agli orecchi. 

Quando infine il capo fu ripulito lo velò, dopo aver baciato il Figlio sulle guance. Si occupò infine del collo, delle spalle, del petto, del dorso, delle braccia e delle sue mani straziate. Maria Santissima lavò e ripulì quindi tutte le numerose e tre­mende Piaghe, ad una, ad una. 

Al lato sinistro del petto si trova­va una piccola Piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio, e al lato destro si apriva la larga ferita dov’era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte. Maddalena in ginocchio, aiutava la Madonna come poteva, ma senza lasciare i piedi di Gesù che ella bagnava per l’ultima volta di lacrime abbondanti ed asciugava con la sua capigliatura. Il capo, il petto ed i piedi del Salvatore erano stati lavati, il Santissimo Corpo, che aveva assunto un color bianco bluastro, come dissanguato al suo interno, riposava sulle ginocchia di Ma­ria, la quale copri con un velo tutte le parti lavate e si occupò di passare di nuovo il balsamo su tutte le ferite. 

Le sante donne, in ginocchio davanti a Lei, le presentavano di volta in volta una scatola da cui Ella prendeva fra il pollice e l’in­dice un balsamo prezioso con cui ungeva le ferite di Gesù. Maria unse con questo balsamo anche la capigliatura, poi prese nella sua mano sinistra le mani di Gesù e le baciò con rispetto; riempì con questo unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, come riempì gli orecchi, le narici e la piaga del costato. 

Maddalena asciugava ed imbalsamava i piedi di Gesù e poi li bagnava anco­ra col pianto e vi appoggiava sopra, spesso, il volto. L’acqua che aveva usato la Vergine per pulire le Sante Spo­glie di suo Figlio non veniva gettata via, ma raccolta in otri di cuoio dove venivano spremute anche le spugne. Quando la Santa Vergine imbalsamò tutte le ferite, avvolse il sacro Capo nei lini, ma non copri ancora il volto; chiuse gli occhi semiaperti di Gesù e vi lasciò riposare sopra per qualche tempo la sua mano, poi chiuse anche la bocca e baciò il Santo Corpo del Figlio, lasciando cadere il suo viso su quello di Gesù. Maddalena, per sommo rispetto, non toccò col suo volto il viso di Gesù, ma si contentò di appoggiarlo sui piedi del Salvatore.

Giuseppe e Nicodemo intanto aspettavano già da qualche tem­po; allora Giovanni si avvicinò alla Vergine per pregarla di sepa­rarsi dalle Sante Spoglie di suo Figlio per poter finire di 
imbalsa­marlo, perché il sabato era prossimo. 

Vidi Maria abbracciare an­cora una volta quel Santo Corpo e staccarsene con profonda commozione. Allora gli uomini lo tolsero dal grembo di sua 
ma­dre, sul sudano dove era stato deposto, per portarlo a qualche distanza. 

Maria, col capo velato immersa nel dolore, cadde fra le braccia delle pie donne.

Maddalena, come se si fosse voluto deru­barla del suo amato, si precipitò qualche passo avanti a braccia tese, poi ritornò verso la Vergine Santissima. Il Santo Corpo venne portato in un punto più basso della cima del Golgota, luogo in cui i fedeli avevano disposto ogni cosa per l’imbalsamazione. Vidi anzitutto un lino lavorato a maglia, mi rammentò la grande tenda ricamata che vien sospesa tra il coro e la navata in tem­po di Quaresima. 

Quando nella mia infanzia vedevo questa ten­da sospesa, immaginavo sempre che fosse il lino che avevo visto utilizzare per la sepoltura di Gesù. Questo lino era lavorato in modo da lasciar colare l’acqua. Il Corpo del Salvatore venne quindi collocato su questa stoffa e poi alcuni fedeli distesero l’altro sudano sopra di Lui. 

Vidi Nicodemo e Giuseppe inginocchiarsi vicino al Santo Cor­po e, al di sotto della coperta, togliere il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù per la discesa dalla Croce, poi gli tolsero anche la cintura di Jonadah, che gli copriva il basso ventre. Passarono poi delle spugne sotto il lenzuolo e lavarono la parte inferiore del corpo così nascosta ai loro sguardi, dopo di che lo sollevarono con l’aiuto dei lini collocati di traverso sotto le reni e sotto le ginocchia, lasciandolo sempre coperto dello stesso len­zuolo. Continuarono a lavarlo così finché le spugne pressate non diedero che acqua limpida e chiara. Infine versarono acqua di mirra su tutto il Corpo e, maneggiandolo con rispetto, gli fecero riprendere tutta la sua lunghezza, perché era rimasto nella posizione in cui era morto sulla Croce, con le reni e le ginocchia cur­vate.

Collocarono poi sotto le sue anche un lino largo un braccio e lungo tre, lo riempirono di pacchetti d’erbe e cosparsero il tutto con una polvere che Nicodemo aveva portato con sé. Quindi avvilupparono la parte inferiore del Santo Corpo e assicurarono il lenzuolo che avevano steso sopra. Fatto questo, unsero le ferite delle anche e le cosparsero di erbe aromatiche, poi avvolsero per tutta la lunghezza anche le gambe con pacchi di queste erbe. Quando tutto fu finito, Giovan­ni ricondusse Maria e le altre pie donne accanto alla Santa Salma. 

Vidi la Madonna inginocchiarsi accanto al Santo Volto di Gesù e posarvi sopra un lino finissimo che aveva ricevuto dalla moglie di Pilato. Ella collocò, aiutata dalle pie donne, alle spalle e alle guance del Santo Corpo dei pacchetti di erbe, di aromi e di pol­vere odorosa, infine gli dispose strettamente questo lino intorno al capo e alle spalle, mentre Maddalena versò un flacone di balsamo nella piaga del costato; le pie donne disposero ancora delle erbe intorno alle mani e ai piedi di Gesù. 

Allora gli uomini colmarono ancora di balsamo gli incavi delle ascelle e del petto, e, dopo aver­gli incrociato sul petto le braccia irrigidite, strinsero il sudario tut­t’attorno al Corpo, come si fascia un bimbo. Poi, dopo aver fissa­to sotto l’ascella di un braccio una larga benda, la fecero girare intorno a tutto il Corpo di Gesù e al Capo. Infine la sacra Salma fu collocata nel grande sudario, lungo sei braccia, che aveva comprato Giuseppe d’Arimatea. 

Mentre tutti circondavano il Corpo di Gesù Cristo e si inginoc­chiavano per rendergli gli estremi omaggi, un commovente miraco­lo si manifestò dinanzi ai loro occhi: attraverso le bende in cui era avviluppato, apparve il Corpo sacratissimo di Gesù di colore ros­so-bruno con tutte le sue Piaghe. Come se il Salvatore avesse vo­luto ricompensare le loro cure e il loro amore lasciando ancora una volta la sua immagine. 
Vidi tutte queste persone baciare con estre­ma riverenza e rispetto la meravigliosa 
impronta del Santo Corpo. 
La loro meraviglia fu ancor più grande quando videro che an­che il lenzuolo superiore aveva ricevuto la miracolosa impressione. Inoltre la parte del lenzuolo sul quale il Santo Corpo era stato 
co­ricato aveva ricevuto l’impronta del dorso del Redentore. Non era l’impronta di ferite sanguinanti, poiché tutto il Corpo era stato av­volto e coperto in modo abbondante di aromi, ma era un ritratto soprannaturale, una testimonianza della divinità creatrice del Cor­po sacratissimo di Gesù Cristo. 

Gli uomini collocarono le sacre Spoglie sopra una barella di cuoio, che ricoprirono con una coperta bruna, e vi adattarono alle estremità due lunghi bastoni per trasportarla. Nicodemo e Giuseppe portarono sulle spalle le stanghe ante­riori, Abenadar e Giovanni quelle posteriori. Seguivano: la Santa Vergine, Maria Heli, Maddalena e Maria di Cleofa e poi le donne che erano state sedute a qualche distanza: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, e i nipoti di San Giuseppe. 
Cassio e i soldati chiudevano il triste corteo. 

Le altre donne, come Maroni di Naim, Dma la samaritana e Mara la sufanita, erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro. Due soldati romani con le fiaccole illuminavano il triste corteo per segnare la via del sepolcro. Procedettero così per circa sette minuti dirigendosi attraverso la valle, verso il giardino di Giuseppe d’Arimatea, cantando dei Salmi intonati ad un’aria dolce e malinconica. 

Sopra un’altura, dall’altra parte, vidi Giacomo il Minore che subito se ne ritornò per comunicare quanto aveva visto agli altri discepoli nascosti nelle caverne. Il giardino di Giuseppe d’Arimatea era di forma irregolare, la roccia dove si trovava il sepolcro era circondata da una siepe verdeggiante. Qualche palma si vedeva davanti all’ingresso del giardino e davanti alla tomba situata all’angolo destro. La maggior parte della vegetazione del giardino consisteva in cespugli, in fiori e in erbe aromatiche. Quando il corteo giunse davanti al sepolcro, levarono la coperta bruna dalla barella e ne tolsero la Santa Salma. Nicodemo e Giuseppe portarono le due estremità della tavola e Giovanni ed Abenadar quelle del lenzuolo. 

La grotta, scavata di recente, era stata ben pulita dai servi di Nicodemo che vi avevano poi bruciato profumi. L’interno era pu­lito e abbastanza presentabile, in alto, alla parete, vi era perfino scolpito un ornamento. Nel letto destinato a ricevere il Santo Cor­po vi era stata scavata rudimentalmente la forma di un cadavere avvolto nel sudario, formandovi una piccola elevazione alla testa e ai piedi. Le pie donne si sedettero di fronte all’ingresso della grotta. I quattro uomini vi portarono dentro il Corpo del Signore, colmaro­no ancora di erbe aromatiche il letto e vi stesero sopra un lino che, ai due lati, oltrepassava il letto, infine vi distesero il Santo Corpo. 

Con lacrime e baci gli attestarono per l’ultima volta il loro amore e uscirono dalla grotta. Subito dopo vi entrò la Santa Vergine e si sedette dal lato della testa chinandosi a piangere sul Corpo del Figlio. Appena Ella uscì dal Santo Sepolcro, vi si precipitò Maddale­na che gettò sopra il Corpo di Gesù fiori e fronde raccolti nel giar­dino, poi congiunse le mani e baciò in lacrime i piedi del Signo­re. 

Infine, siccome gli uomini dovevano chiudere la tomba, ritor­nò accanto alle altre donne. Tutto quello che si svolse all’interno della grotta avvenne alla luce delle fiaccole. Durante la sepoltura vidi, nei pressi del giardi­no e del Calvario, errare parecchi uomini dall’aria triste e spaven­tata. 
Credo fossero i discepoli di Gesù andati dispersi.
(continua)


sabato 27 settembre 2014

LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick


Capitolo X

142 – “Giovanni, ecco tua Madre”

Verso l’ora sesta, secondo il modo di calcolare il tempo degli Ebrei, che corrisponde circa alle dodici e mezzo, vi fu un eclissi meravigliosa di sole. Vidi il cielo incupirsi e le stelle mostrarsi, il cielo divenne scuro rosso-sangue. Un terrore generale si impadronì degli uomini che urlavano, mentre gli animali fuggivano. Vidi gli uccelli che cercavano rifu­gio e si abbattevano in massa sulle colline che circondavano il Calvario, erano così terrorizzati che si potevano prendere in mano. Vidi coloro che ingiuriavano Gesù abbassare il tono.


I farisei cercavano ancora di spiegare ogni cosa con cause naturali, ma vi riuscivano male perché essi stessi erano interiormen­te presi dal terrore; tutti alzavano gli occhi al cielo e molte perso­ne si percuotevano il petto e si torcevano le mani esclamando: “Il suo sangue ricada sui suoi crocifissori!”. Molta gente vicina e lontana dalla Croce cadeva in ginocchio implorando perdono a Gesù, che immerso nei suoi dolori, volse gli occhi verso di loro. Allora vidi le tenebre aumentare sempre più, tutti rifuggivano la Croce e cercavano riparo, eccetto Maria Santissima, circon­data dai più fedeli seguaci del Salvatore. 

Dismas che era piomba­to nel più profondo pentimento, levò il capo verso di Lui e, con timida speranza, gli disse: “Signore, pensa a me quando sarai nel tuo Regno”.Gesù gli rispose: “In verità ti dico, oggi stesso tu sarai con me in Paradiso”. 

La Santa Vergine, Maddalena, Maria di Cleofa e Giovanni, stavano fra la Croce di Gesù e quelle dei ladroni e guardavano il Signore Gesù. 

Maria, nel suo amore di Madre, pregava interior­mente affinché Gesù la lasciasse morire con Lui. Il Salvatore la guardò con tenerezza ineffabile, poi volse gli occhi a Giovanni e disse a Maria Santissima: “Donna, ecco tuo fi­glio. Egli sarà tale più che tu lo avessi generato; Egli ha sempre avuto una fede incrollabile e si è solo scandalizzato quando sua madre ha voluto che fosse esaltato sopra gli altri”. 

Poi disse a Giovanni: “Ecco tua Madre Giovanni abbracciò rispettosamente, sotto la Croce del Reden­tore morente, la Madre di Gesù divenuta ormai anche la sua. A queste ultime disposizioni del Figlio, la Santa Vergine fu tal­mente accasciata dal dolore, che cadde priva di sensi tra le brac­cia delle pie donne. Maria fu portata a qualche distanza e fu fat­ta sedere sul terrapieno di fronte alla Croce, poi la condussero più lontana dalla piattaforma. In simili visioni si percepiscono molte cose che non sono scritte e ve ne sono pochissime che si possono rendere chiaramente con il linguaggio umano. 

Gesù chiama sua Madre “Donna” perché rappresenta la Don­na per eccellenza che deve schiacciare il capo al serpente, soprattutto in quest’istante in cui la promessa si compie con la morte del Figlio. Non dovrebbe esserci alcuna meraviglia che Gesù dia Gio­vanni per figlio a Colei che l’Angelo aveva salutato piena di gra­zia, perché il nome Giovanni significa appunto "grazia" Donando sua Madre a Giovanni, Gesù l’ha donata come Ma­dre pure a tutti coloro che credono nel suo nome, che diventano figli di Dio e che sono nati dalla volontà di Dio. Maria, la più pura, la più obbediente, la più umile delle don­ne che, dopo aver detto all’Angelo: “Ecco l’Ancella del Signore, sia fatto secondo la tua parola”, divenne Madre del Verbo incarnato, oggi, avendo appreso dal Signore che doveva divenire madre spi­rituale d’un altro figlio, ha ripetuto queste stesse parole con umi­le obbedienza, nell’angoscia della separzione. 

Obbediente a suo Figlio, Maria ha adottato tutti i figli di Dio come fratelli di Gesù Cristo. In una visione il mio celeste Sposo mi aveva detto: “Tutto è scritto nei cuori dei figli della Chiesa che hanno fede, sperano ed amano.

143 – Morte di Gesù

Gesù senti la bocca inaridirsi e disse: “Ho sete!” Poiché i suoi amici lo guardavano dolorosamente, Egli disse: “Non potreste darmi una goccia d’acqua?”, lasciando intendere che durante le tenebre nessuno avrebbe potuto impedirlo. 

Giovanni, turbato, disse: “O Signore, non vi abbiamo pensa­to!”. Gesù allora pronunciò alcune parole che avevano questo sen­so: “Anche i miei più prossimi dovevano dimenticarmi e non dar­mi da bere, affinché ciò che sta scritto avesse compimento”. Offrirono del denaro ai soldati perché questi Gli portassero un po’ d’acqua, ma essi non se ne curarono. 

Solo il centurione Abenadar, al quale era stato toccato il cuore, portò alle labbra del Signore per mezzo di una lancia una spugna impregnata d’aceto. Vidi Giovanni ai piedi della Croce che asciugava i piedi di Gesù col proprio sudano. Maddalena accasciata dal dolore, s’ap­poggiava dietro la Croce; la Santa Vergine stava ritta fra Gesù e il buon ladrone e guardava morire suo Figlio, sostenuta da Salomè e da Maria di Cleofa. 

L’ora del Signore era venuta: lottò con la morte e un sudore freddo cosparse tutte le membra, allora Egli disse: “Tutto è com­piuto!” e levando il capo, gridò ad alta voce: “Padre mio rimetto il mio spirito nelle tue mani”. Poi chinò il capo e rese lo spirito a Dio. Allora vidi l’Anima sua come una figura luminosa entrare nella terra ai piedi della croce per discendere al limbo. Giovanni e le pie donne caddero con la fronte nella polvere. 

Tutto era compiuto, l’Anima di Gesù aveva lasciato il suo Corpo. Vidi allora che in quel momento la grazia scese su Abenadar: il suo cavallo tremò, l’anima sua fu scossa e il suo cuore duro ed orgoglioso si spezzò come la roccia del Calvario. Egli gettò lontano la spada, si percosse il petto con forza e gridò con accento di uomo rinnovato in Dio: “Sia lodato il Signore onnipotente, il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Questi era un giusto ed è veramente il Figlio di Dio!”. 

Molti soldati colpiti dalle parole del loro capo, lo imitarono. Allora molte persone si batterono il petto, per­fino alcuni farisei. Qualcuna delle pie donne che si era tenuta a distanza andò a prendere la Vergine Santa per prestarle pietose cure, conducendola lontano dalla Croce. 

La più desolata e la più addolorata delle ma­dri fu rialzata dagli amici e, sollevando gli occhi, vide il corpo stra­ziato del Figlio. Guardò quel Santo Corpo concepito nella purezza per opera dello Spirito Santo; carne della sua carne, ossa delle sue ossa, cuore del suo cuore, adesso privato d’ogni bellezza e sepa­rato dall’Anima Santissima. 

Lo vide spezzato, sfigurato, messo a morte per mano di coloro che Egli era venuto a rialzare e a vivificare; abbandonato e disprezzato, simile ad un lebbroso, sospe­so alla Croce fra due ladri. 

Chi sulla terra potrà mai descrivere con le parole giuste il vero Dolore di questa povera Madre, Regina di tutti i Martiri? 

La luce del sole era ancora turbata e velata; l’aria però s’era andata gradatamente rinfrescando. 

Il Santo Corpo di Nostro Signore aveva qualche cosa che ispi­rava il rispetto e che toccava singolarmente. I ladroni invece era­no scossi da convulsioni terribili come se fossero stati ubriachi.

Infine tacquero anch’essi: Dismas aveva pregato interiormente pri­ma di morire. Molti quel giorno si convertirono. Quando il Santo Corpo di Gesù fu calato dalla croce con de­licatezza, venne avvolto dalle ginocchia alle anche e deposto tra le braccia della Madre, che Ella aveva teso verso di Lui, piena di dolore e di amore.
(continua)

domenica 21 settembre 2014



LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

Capitolo X

140 – Gesù viene crocifisso davanti alla Madre Dolorosa

Gesù, reso immagine del Dolore, fu disteso dagli arcieri sulla Croce e, dopo averlo disteso sul dorso, irarono il braccio destro sulla parte destra della croce e lo legarono fortemente. Poi mentre uno di questi carnefici poneva il ginocchio sul suo sacratissimo petto, un altro gli teneva aperta la mano che si contraeva; un terzo appoggiò a questa mano, piena di benedizioni per il mondo, un chiodo grosso e lungo e vi pestò sopra colpi ripetuti con un mar­tello di ferro. 


Un gemito dolce e chiaro uscì dalla bocca del Salvatore e il suo sangue sprizzò fin sulle braccia dei carnefici. Contai i colpi di martello ma ne ho dimenticato il numero. 

La Vergine gemeva debolmente e sembrava aver perduto conoscenza. I grandi martelli erano in ferro, formavano un pezzo solo col manico e avevano pressappoco la forma dei martelli da falegna­me. I chiodi che avevano fatto fremere Gesù, erano lunghissimi e grossi come un pollice sulla parte superiore, mentre nella parte in­feriore avevano soltanto lo spessore di un mignolo; le punte, quan­do furono confitte, uscivano un poco dietro la Croce. Quando i carnefici inchiodarono la mano destra del Salvatore alla Croce, si accorsero che la mano sinistra non arrivava fino al foro che avevano preparato. Allora attaccarono una corda al suo braccio sinìstro e lo tirarono con tutte le loro forze, puntandosi con i piedi contro la Croce, fino a che la mano raggiunse il posto del foro. 

Sentii Gesù emettere gemiti commoventi perché gli slogava­no interamente il braccio. Le sue spalle, tese violentemente, si incavavano e i gomiti mostravano le giunture delle ossa mentre il suo petto si sollevava e le ginocchia si ritiravano verso il corpo. Gli arcieri si inginocchiarono sopra le sue braccia e sopra il suo petto, gli legarono le braccia e confissero il secondo chiodo nella mano sinistra, che spruzzò sangue, mentre i gemiti del Sal­vatore si facevano udire anche attraverso il rumore dei colpi di martello. La Santissima Vergine risentiva nel corpo e nello spirito tutti i Dolori di Gesù, la vidi pallida come un cadavere mentre sin­ghiozzava atrocemente. 

I farisei le indirizzavano scherni ed insul­ti, per cui la si condusse a qualche distanza da essi in mezzo alle pie donne. Maddalena era come letteralmente impazzita e si lace­rava il volto, gli occhi e le guance che erano inondati di sangue. Frattanto era stato inchiodato alla Croce un pezzo di legno desti­nato a sostenere i piedi di Gesù, affinché Egli non fosse interamen­te sospeso e non avesse a staccarsi trascinato dal suo stesso peso. 

I carnefici stesero le ginocchia e le tirarono con le corde, ma si rilevò che i piedi non raggiungevano il pezzo di legno destina­to a sostenerlo. Allora i carnefici divennero furiosi e imprecarono contro Gesù. Siccome era cosa assai difficile portare in alto lo zoc­colo di legno, attaccarono delle corde alla sua gamba destra e le tesero con violenza fino a che il piede raggiunse il pezzo di le­gno. 

Avvenne così una terribile strappatura con la conseguente slogatura della gamba, tanto che si udì lo scricchiolio e Gesù che gridò: “O mio Dio! O mio Dio!” La sofferenza fu spaventosa. 

Affinché le mani del Redentore non si staccassero dai chiodi, avevano legato il suo petto e le sue braccia. Poi legarono il piede sinistro sopra il destro e infissero un chiodo lunghissimo e spaven­toso attraverso i due piedi fin dentro 
al legno della Croce. 

Questa volta mi vidi a fianco della Croce e potei contare fino a trentasei colpi di martello mentre distinguevo chiaramente i ge­miti dolci e penetranti del Salvatore, conseguenti al dolore della perforazione dei due piedi. 

Udii perfino le voci sorde e sinistre che, intorno a Lui, pronunciavano ingiurie ed imprecazioni. La Santissima Vergine, di fronte a quelle atrocità, non seppe resistere e cadde di nuovo senza conoscenza tra le braccia delle sue compagne. 

I farisei a cavallo Le si avvicinarono indirizzandole potenti e vergognose ingiurie. 

Ma le pie donne e i suoi fedeli la trasportarono di nuovo via. 

Durante la crocifissione e la conseguente erezione della Cro­ce, le pie donne gridavano orrendamente trasformate: “Perché, perché mai la terra non inghiotte questi miserabili? Perché il fuo­co del cielo non li divora?”.

 I carnefici rispondevano a loro volta con invettive e ingiurie. Quando la Croce venne rizzata, stando alla posizione del sole potevano essere le dodici e un quarto. Dal tempio si udì un suono di tromba: l’Agnello Pasquale era stato sacrificato. 

Quando la Croce venne elevata, tremò tutta per il contraccol­po; Gesù levò un alto lamento, il corpo stirato dal suo peso si ab­bassò, le ferite si dilatarono e le ossa slogate si urtarono. Finalmen­te la Croce fu fissata e rafforzata nella fossa per mezzo di cinque cunei insinuati con forza attorno alla sua base, uno a destra, uno a sinistra, uno davanti e due dietro. Si presentò allora uno spettacolo commovente e tremendo: sulla Croce, il Signore fu fatto oggetto di grida di scherno da parte dei carnefici e degli sbirri, dei farisei e di gran parte del popolo, che ora lo poteva vedere meglio anche da lontano; 

in mezzo a quell’infame frastuono, si levò però un coro di voci ad­dolorate contro l’indegno sacrificio. 

Erano le più sante voci del mondo, le voci gementi dei devoti e di tutti coloro che erano puri di cuore; era la voce della ma­dre Dolorosa. 

Essi salutarono, sulla Croce appena rizzata, il Verbo divenuto carne, con dolore e commosso compianto. Appena la Croce fu piantata in mezzo alla terra, perfino molti cuori pietrifi­cati si commossero e tacquero, ricordando le parole del Battista: “Guardate l’Agnello di Dio che ha preso sopra di sé tutti i peccati del mondo!”. 

Quando la Croce fu infissa nella buca, i piedi adorabili di Cristo vennero a trovarsi ad altezza d’uomo per cui gli amici po­terono baciarli ed abbracciarli. Il volto di Gesù stava rivolto a nord.

141 – Il “buon ladrone” – La Santa Vergine viene scacciata dalla Croce

Mentre il Signore veniva inchiodato ed innalzato sulla Croce, vidi i due ladroni con le mani legate e sorvegliati dalle guardie. Erano accusati entrambi dell’assassinio di una giovane donna. 

Il ladrone, poi “cosiddetto di sinistra” era il più anziano ed era stato il corruttore ed il maestro dell’altro. Io chiamo Dismas il buon ladrone e Gesma quest’altro.

Dismas era stato quel bambino lebbroso risanato nell’acqua dov’era stato bagnato Gesù. 

Entrambi i ladroni infatti appartenevano alle famiglie di quella banda di briganti del confine egiziano, pres­so la quale la Santa Famiglia aveva pernottato durante la fuga. Quella guarigione miracolosa era stata il frutto della carità e dell’amore che la madre di Dismas aveva usato verso la Vergine. 

Fu allora possibile, per mezzo dell’intercessione della Madon­na, una salvezza fisica di quell’anima sciagurata. Immagine ridotta della salvezza spirituale, che avvenne con la sua crocifissione vicino a Gesù e fu purificata col Sangue e la pro­messa di Cristo. 

Vidi poi i farisei allontanare dalla Croce la Santa Vergine tre­mante. Con rabbia essi fecero il giro della piattaforma e la chiama­rono 
di nuovo donna perversa. 

Giovanni e la pie donne la ripre­sero e la protessero in mezzo a loro. Maria e Maddalena l’accol­sero nelle loro braccia. Udii i soldati beffarsi di Gesù, dicendo: “Se tu sei il re dei Giudei, salva ora te stesso!”. Quando il Redentore svenne, Gesma, il ladrone di sinistra, disse: “Il suo demone l’ha abbandonato”.

Allora un soldato mise in cima a un bastone una spugna im­bevuta d’aceto e la portò fino alle labbra di Gesù, che sembrò gu­starne. 

Vidi il Salvatore che levò un poco la testa e disse: “Padre mio, perdona loro perché non sanno quel che fanno!”. Poi conti­nuò a pregare in silenzio, Gesma gli gridò allora: “Se tu sei il Cristo, salvaci!”.

Gli insulti non cessavano, ma Dismas si senti 
pro­fondamente commosso quando Gesù pregò per i suoi nemici. La Santa Vergine udì la voce di suo Figlio e nulla più la potè trattenere: si precipitò verso la Croce, subito seguita da Giovanni, Salomè e Maria di Cleofa. 

Il centurione non li respinse e, al momento in cui la Santa Vergine si avvicinò, il buon ladrone ebbe un’illuminazione interiore nella quale seppe che Gesù e sua Ma­dre l’avevano guarito durante la sua infanzia; allora urlò con voce forte e distinta: “Come potete voi ingiuriarlo, mentre Egli prega per voi? Egli ha taciuto, ha sofferto pazientemente tutti i vostri affronti e sta pregando per voi: Egli è un Profeta, è il nostro Re, è il Fi­glio di Dio!”. 

A questo inatteso rimprovero, uscito dalla bocca di un miserabile assassino spirante sul patibolo, si levò un gran tumulto fra il pubblico; molti fra i presenti raccolsero delle pietre per lapi­darlo; ma il centurione Abenadar e la sua guardia non lo 
permi­sero e ristabilirono l’ordine. 

Nel frattempo la Vergine Santa si sentì fortificata dalla preghie­ra di Gesu. Dismas, rivolto al suo compagno che ingiuriava Gesù, gli dis­se: “Non temi dunque il Signore, tu che sei condannato allo stes­so supplizio? Quanto a noi è giusto: subiamo la pena che è meri­tata dai nostri delitti, ma costui non ha fatto nulla di male. Pensa alla tua ultima ora e convertiti!”. Costui era illuminato e commosso e confessò i suoi falli a Gesù, dicendo: “Signore, se Tu mi condannassi sarebbe con giu­stizia, ma abbi pietà di me e Gesù gli rispose: “Tu avrai prove della mia misericordia.

 Per un quarto d’ora, Dismas ebbe la grazia di un pentimento profondo. Tutto quanto è stato narrato si svolse fra mezzogiorno e mezzogiorno e trenta, qualche minuto dopo l’esaltazione della San­ta Croce. In questo tempo vi furono ben presto grandi cambiamenti nell’anima degli astanti: mentre il buon ladrone parlava, si mostra­rono nella natura segni straordinari che riempirono tutti di spaven­to.

(continua)