La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

martedì 22 luglio 2014


LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick 

69 – L’ancella di Anna giunge da Maria Santissima – La violenza di Erode

Visioni di martedì 27 novembre

Mentre Giuseppe e Maria stavano contemplando il Bambino Divino, l’asino ad un tratto chinò il capo fino al suolo, inginocchiandosi con le zampe anteriori. A questa straordinaria devozione dell’animale, vidi la santa Coppia piangere di commo­zione. Alla sera, un anziano e l’ancella di Anna giunsero alla grotta, provenienti da Nazareth. Essi portarono una gran quantità di cose necessarie a Maria. Il vecchio servo, piangendo di gioia, ripartì subito per portare la lieta novella ad Anna, mentre l’ancella rima­se ad aiutare la Santa Vergine.

Mercoledì 28 novembre

Parecchie persone giunsero da Betlemme, tra le quali vidi alcu­ni emissari di Erode giunti per verificare la fama del Bambino miracoloso. In seguito ai discorsi dei pastori il santo Evento era divenuto pubblico. Maria, con l’ancella e Gesù, lasciò la grotta ri­fugiandosi nella caverna laterale. Quando giunsero gli emissari di Erode trovarono nella grotta solo Giuseppe con alcuni pastori e, dopo averlo beffato vilmente per la sua povertà e semplicità, an­darono via. Maria rimase nascosta nella caverna laterale per circa quattro ore.

Questa sera la Veggente, dall’assopimento estatico in cui si tro­vava, ebbe un brusco risveglio e così esclamo:“Erode ha fatto assassinare un dignitario nel tempio che aveva spesso protestato contro le usurpazioni del tiranno. Lo fece chiamare a Gerico per motivi diplomatici e lo fece as­sassinare mentre era in viaggio. Il tiranno aumentò così la sua influenza sul tempio impiegando nelle alte cariche due dei suoi figli naturali, che erano Sadducei”.


70 – La Circoncisione di Cristo – Il santo nome: “Gesù” Visioni di giovedì 29 novembre.

Il padrone della bettola, dove avevano alloggiato ultimamente Giuseppe e Maria, si recò a visitare il Santo Bambino. Si era fatto preannunciare da un servo con molti doni. Frattanto tutti gli abi­tanti delle valli e dei paesi circostanti, venuti a conoscenza del­l’Evento, accorsero alla grotta a riverire il nascituro.

Sabato 1 dicembre

Dopo mezzogiorno, sono giunte molte altre persone. Calata la sera, le donne prepararono il banchetto sotto un pergolato dinanzi alla grotta; 
il pergolato era stato sistemato da Giuseppe e dai pa­stori fin dai giorni precedenti. Era giunta la fine del settimo gior­no dalla santa Nascita e, secondo la tradizione ebraica, allo spun­tare dell’ottavo giorno il fanciullo doveva essere circonciso. Giuseppe infatti era andato a Betlemme ed era ritornato 
in­sieme a tre sacerdoti, con loro c’erano anche un anziano ed una donna che nella sacra cerimonia sembrava avesse il compito di nutrice. 

La donna portava con sé una specie di sedia ed un grosso piatto di pietra di forma ottangolare, sul quale vidi collocati gli og­getti necessari alla circoncisione. I medesimi furono disposti sulle stuoie che coprivano il terreno dove aveva luogo la cerimonia. La sedia era come una cassa che quando si apriva formava un largo sedile. Fu coperta con un panno rosso. La pietra ottangolare aveva due piedi di diametro. Nel centro della medesima vi era un incavo coperto da una lastra di metallo che conteneva in piccoli scompartimenti tre astucci ed un coltello di pietra. 

La pietra ven­ne collocata sopra uno sgabello a tre piedi coperto da un tappeto. Terminata la preparazione, i sacerdoti salutarono Maria e il bambino Gesù. Li vidi parlare affabilmente con la Vergine, e com­mossi presero il Bambino nelle loro braccia. Poi cominciò il banchetto sotto il pergolato, una folla di popolo era presente come vuole la tradizione, Giuseppe ed i sacerdoti distribuivano doni e cibarie finché tutto fu diviso. 

Il sole frattanto tramontava e il suo disco mi parve rosso e immenso, molto più grande di come ci 
ap­pare nel nostro paese. Notai che quando fu bassissimo la Caverna del Presepio ne fu interamente irradiata.

Domenica 2 dicembre

Nella grotta le lampade accese, le preghiere e i cantici si pro­trassero fino al mattino successivo. 

La Santa Vergine era timida e smarrita. Erano le prime luci dell’ottavo giorno dopo la nascita di Gesù, ed aveva custodito sul petto, in una piega del mantello, un panno che serviva per avvolgere il Santo Bambino e tergergli il sangue. La pietra ottangolare fu ricoperta dai sacerdoti da un pan­no rosso e superiormente da uno bianco mentre risuonavano ininterrotte le preghiere e i cantici della cerimonia. 

La Vergine avan­zò velata e depose nelle mani dell’ancella il Bambino con il pan­no che serviva a fasciarlo. Dopo aver ripetute le preci, l’ancella a sua volta lo passò a Giuseppe e questi alla nutrice, che distese il Bambino ricoperto da un velo sulla pietra ottangolare. 

Giuseppe teneva fermo il Bambino per la parte superiore del corpo. A destra e a sinistra, stavano in ginocchio due sacerdoti, cia­scuno dei quali teneva un piedino del Bimbo, mentre quello che compiva la sacra cerimonia stava in ginocchio dinanzi al medesi­mo. Sollevata la piastra che ricopriva la pietra ottangolare, il sa­cerdote sacrificante alzò i tre astucci contenenti l’acqua per la fe­rita e l’unguento. 

Il coltello aveva il manico e la lama di pietra. 
La punta ad uncino del coltello operò il taglio. 
Una seconda ferita fu fatta al Bambino con l’unghia tagliente del dito del sacerdote, che succhiò la piaga e l’asperse con l’acqua, strofinandola poi con un altro rimedio che prese dall’astuccio per rimarginare la ferita. Ciò che era stato staccato col coltello fu ri­posto tra due laminette concave di color bruno ma risplendenti. 

L’oggetto venne poi consegnato alla Vergine. 
La cosiddetta “nutrice”, fasciata la piaga, avvolse il Fanciullo Divino nel panno fino alle ascelle. 
Il velo che Gli copriva la testa fu avvolto intorno al corpo. Infine, quando Gesù fu posto sulla pietra ottangolare, ricominciarono le preghiere. 

Sebbene l’Angelo avesse detto a Giuseppe che il Bambino doveva chiamarsi Gesù, il sacerdote non accettò subito il nome ma continuò la preghiera affinché Dio l’illuminasse nel modo giusto. 

Allora la figura luminosa di un Angelo, comparendo al sacerdote, gli presentò allo sguardo interiore una tavoletta simile a quella che vediamo sulla Croce, sulla quale stava scritto: Gesù. Il religioso parve profondamente commosso e, illuminato dal­la divina ispirazione, scrisse il santo nome su una pergamena. 

Frattanto il Santo Bambino piangeva disperatamente, Giusep­pe lo prese e lo passò dalle mani dei sacerdoti a quelle di Maria, la quale con altre due donne se ne stava in fondo alla grotta. 
La Vergine cercò di acquietare il Bambino porgendogli il pro­prio petto. La cerimonia si concluse quando la Madonna pose il Bambino sulla pietra ottangolare e i sacerdoti incrociarono le mani sopra di Lui, poi lo riconsegnarono a Maria Santissima. 

Giuseppe porse a Maria anche i pannolini intrisi di sangue e la nutrice conservò le filamenta sanguinose. Ricominciata la preghiera ed i canti solenni, si affacciava timidamente il nuovo giorno. 

L’asino durante la solenne cerimonia era rimasto legato in un angolo della spelonca. Vidi i sacerdoti, illuminati dalla luce dello Spirito Divino, che con Giuseppe e i pastori si rifocillavano sotto il pergolato. Durante la mattinata si presentarono all’ingresso della grotta numerosi poveri, e pure questi furono rifocillati. Vidi poi una quantità di medicanti sporchi e luridi che giunsero alla grotta at­traverso la valle dei pastori. Sembrava che si dirigessero ad una festa che aveva luogo a Gerusalemme. 

I mendicanti dopo aver ricevuto da Giuseppe molti doni e il desinare, posero molte domande indiscrete, inoltre bestemmiarono ed oltraggiarono tutti. Non so chi fossero costoro, ma mi fecero un’impressione assai triste. 

La notte seguente il Santo Bambino fu molto inquieto, lo vidi piangere assai per il dolore. La Santa Vergine e Giuseppe se lo scambiavano tra le braccia e lo confortavano. La donna che aveva avvolto Gesù nei pannolini ritornò per rinnovare le fasciature.


71 – Elisabetta giunge alla grotta. 
Visioni di lunedì 3 dicembre

Seduta sopra un asino condotto da un vecchio servo, vidi Elisabetta dirigersi verso il presepe. Era partita da Juta. Giuseppe l’accolse con gran cortesia e immensa fu la gioia delle due donne nel ritrovarsi. Piangendo di commozione, la sposa di Zaccaria strin­se al seno il bambino Gesù. Fu preparato per lei il giaciglio vici­no al luogo dove era nato il Salvatore. La culla dove dormiva adesso Gesù veniva posta spesso su un alto piedistallo, simile a quei cavalletti che si usano per segare la legna. Da qui il bambino Gesù era contemplato dai più intimi che poi Lo accarezzavano e pregavano. Vidi anche quando Maria era stata in una culla tenuta in simile modo.

Martedì 4 dicembre

Ieri sera ed oggi ho visto le due sante donne assorte per molto tempo in adorazione dinanzi al Santo Bambino. Esse parlavano spesso di quell’Evento meraviglioso. Io mi sentivo con loro, ed ascoltavo con vera gioia quanto dicevano. Maria narrò ad Elisabetta tutto ciò che le era accaduto, e quando le spiegò le difficoltà che aveva trovato nella ricerca di un ricovero per la notte a Betlem­me, Elisabetta pianse amaramente sulla durezza degli uomini. 

Poi le raccontò molte cose che si riferivano alla santa Nascita di Gesù, e di alcune circostanze, 
come del momento dell’Annun­ciazione quando aveva la sensazione che il cuore le scoppiasse nel petto e si sentiva invadere da un’inesprimibile voluttà. La Beata Vergine confessò ad Elisabetta che in quel momento si senti portar via dagli Angeli nelle regioni Celesti, e contempo­raneamente fu totalmente cosciente della propria nullità. 

Le mani­festò inoltre il vivo desiderio della salvezza che provò quando vide apparire la figura del proprio Fanciullo avvolta dalla luce dello Spirito Divino. Allora Elisabetta le disse: “Tu fosti graziata nel tuo parto più delle altre donne; anche il parto di Giovanni, sebbene non dolo­roso, fu diverso del tuo”. 

Anche oggi ho visto ancora molti di quegli orribili ceffi ero­diani; essi sono passati dinanzi alla porta e hanno chiesto doni, poi li ho sentiti insultare e bestemmiare. Giuseppe ha rifiutato loro qualsiasi cosa. Numerosi personaggi di posizione elevata erano partiti da Bet­lemme affollandosi verso sera intorno alla grotta; siccome Maria non voleva farsi vedere da loro, corse a nascondersi nella grotta laterale a quella del presepio. 

Vidi la Santa Vergine uscire col Bambino e recarsi nell’altra ca­verna. Giuseppe vi aveva fatto degli accorgimenti, l’ingresso era as­sai più angusto: quattordici gradini immettevano in un piccolo antro, poi si accedeva in un locale più grande di quello del pre­sepio. Maria Santissima entrò in questa caverna e adagiò il bambino Gesù in una specie di conca scavata nel terreno. Alcune volte il Fanciullo era nudo, tranne una fascia attorno al corpo, altre volte lo vidi fasciato interamente. Spesso giungeva anche la nutrice; Maria divideva i doni con lei, che a sua volta li distribuiva ai poveri di Betlemme.
(continua)