La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

lunedì 18 agosto 2014


LA VITA DELLA MADONNA

 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

118 – Il ritorno della Santa Famiglia dall’Egitto

Sebbene Erode fosse morto già da qualche tempo, il pericolo non era interamente cessato. Per San Giuseppe e la sua Famiglia la dimora in Egitto si rendeva sempre più pesante. Queste popola­zioni, tra le quali essi vivevano, praticavano un orribile rito che sacrificava perfino i fanciulli malati o nati con qualche difetto fisi­co. 


Qualcuno addirittura per dar prova dell’assoluta devozione, sacrificava i propri figli sani. In Egitto inoltre si celebravano cerimonie segrete assai 
inde­centi. Vidi che anche alcune comunità ebraiche residenti in questo paese non erano esenti da simili orrori. San Giuseppe si occupava assiduamente dei suoi lavori di falegname. 

Però, quando rientrava a casa, continuava a lamentarsi perché non gli era stata corrisposta la paga pattuita, sebbene avesse lavorato diligentemente. 

Immerso nel suo dolore, egli s’inginocchiava all’aria aperta e pregava Dio in un luogo solitario, affinché lo sollevasse dall’an­goscia che l’opprimeva. 

Una notte gli apparve in sogno un Ange­lo assicurandolo che poteva far ritorno a Nazareth, soggiunse che non aveva nulla da temere poiché sarebbe stato assistito dal mon­do celeste. 

Vidi Giuseppe comunicare la notizia a Maria e a Gesù; poi vidi la preparazione del viaggio con quella solita celerità e sot­tomissione come erano abituati. Quando fu nota la decisione della loro partenza, molte perso­ne assai afflitte si recarono da loro a congedarsi. Portarono molti doni in piccoli vasi fatti di corteccia d’albero. 
Notai che il dolore della gente era veramente profondo, molti erano Ebrei ed altri era­no pagani convertiti. 

Altri, invece, come gli Ebrei caduti in idola­tria, erano convinti che la Santa Famiglia era dedita alla stregoneria e possedesse l’assistenza del più potente degli spiriti maligni; per­ciò appresero con grande gioia la notizia della partenza. 

Fra le brave persone che venivano ad offrire i loro doni, vi erano le madri dei fanciulli che erano stati compagni di gioco di Gesù. Particolarmente mi ricordo di una donna molto ricca, il cui nome era Mira. Ella chiamava suo figlio ‘figlio di Maria”; questi era Diodato, allora ancora un fanciullo. 

La donna regalò a Gesù alcune monete triangolari di diversi colori; mentre le riceveva, il Signore guardava in viso sua Madre. Giuseppe insieme con la Famiglia prese la via del ritorno; por­tavano con loro l’asino carico di bagagli. Giunti a Eliopoli con­tinuarono verso il sud di quella città, fino all’altra fonte scaturita in seguito alle preghiere di Maria. Adesso i dintorni erano divenuti ameni e verdeggianti; la fon­te, come un ruscello, scorreva attorno ad un giardino di forma qua­drangolare circondato da cespugli di erbe terapeutiche. 

In mezzo al giardino crescevano pure delle palme fruttifere di datteri, sicomori e altra frutta. 
Le piante di balsamo erano alte come viti di media grandez­za. Giuseppe faceva con la corteccia d’albero dei piccoli vasi co­perti di pece, erano assai lisci alla superficie e di bella apparenza.

Durante le soste, egli si occupava di questo lavoro. I vasetti potevano avere varie utilizzazioni. Vidi Giuseppe appenderli ai ramoscelli rossicci delle piante terapeutiche; in que­sto modo raccoglieva le gocce di balsamo che stillavano dal tron­co e servivano da bevanda lungo il cammino. La Santa Famiglia si fermò parecchie ore in questa magnifica oasi. Vidi la Madonna lavare alcuni oggetti che poi mise ad asciugare. Dopo essersi ristorati all’onda limpida della fonte, riem­pito l’otre ed i vasetti di balsamo, ripresero il cammino proseguen­do sulla strada principale. 

Nelle numerose visioni relative al viag­gio di ritorno, vidi la Santa Famiglia camminare senza incontrare alcun pericolo. 

Una tavoletta sottile di legno, posta sul capo ed assicurata da un panno che si allacciava sotto il mento, difendeva i tre Viaggiatori dai raggi cocenti del sole. Gesù indossava un abitino color bruno e portava scarpe di cor­teccia che gli aveva fatto Giuseppe; queste ricoprivano solo la metà del piede. 

Maria non portava scarpe ma semplici suole sotto le piante dei piedi, legate ai polpacci da cordicelle. Era afflitta per­ché il Santo Bambino camminava spesso sulla sabbia cocente, per­ciò si fermava spesso a vuotargli le scarpe dalla sabbia. 

A volte lo metteva seduto sull’asino affinché si riposasse. Li vidi attraversare molte città e passare vicino a delle altre. Fra le numerose che udii, ricordo adesso solo il nome di Ramesse.
Passarono anche un piccolo fiume che avevano guadato in senso inverso durante la fuga verso l’Egitto, e che, proveniente dal mar Rosso, si versava nel Nilo. Giuseppe non voleva ritornare a Nazareth ma intendeva stabi­lire la sua dimora nella città natia di Betlemme; aveva però i suoi dubbi nel realizzare questo progetto, avendo sentito dire nella Terra Promessa che in Giudea regnava a quel tempo Archelao, uomo assai crudele

Giunti a Gaza, vi si trattennero per tre mesi. Molti pagani abitavano questa città. Giuseppe era indeciso e pensava di stabi­lirsi a Betlemme, sebbene fosse stato più prudente vivere a Naza­reth per evitare la minaccia del crudele Archelao.

Allora un Angelo apparve in sogno a Giuseppe e lo esortò a ritornare a Nazareth senza indugiare. Egli seguì l’esortazione cele­ste senza più alcun dubbio. Anna ed alcuni altri parenti erano i soli a conoscere la dimora in Gaza della Santa Famiglia. Quando avvenne il ritorno a Nazareth della Santa Famiglia, Gesù aveva quasi otto anni.

(continua)