La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

giovedì 21 agosto 2014


LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick


123 – Gesù visita i luoghi del presepe Appare alla Santa Vergine

Vidi il Redentore camminare nella valle dei pastori. Gli abi­tanti dei dintorni sapevano già del suo arrivo. Essi lo videro con gioia discendere dalla montagna radioso di luce. Allora i pastori mostrarono al Salvatore il tesoro che era sta­to loro regalato dai re Magi. Chiesero poi consiglio a Gesù se bisognava portarlo al tempio, ma Egli rispose che conveniva conser­varlo per la comunità religiosa che sarebbe divenuta il nuovo tem­pio di Dio.


 Soggiunse che, un giorno, su quel luogo sarebbe sorto un santuario. Quando poi il Redentore fu accompagnato dai pastori alla Grotta del Presepio, vide che questa era diventata un luogo di preghiera. 

Le sue pareti erano tappezzate con alcune gualdrappe dei Magi e al suolo si vedevano distesi stupendi tappeti di vari colori e con vaghi ornamenti raffiguranti piramidi e torri. 

Gesù indicò ai pastori il luogo preciso in cui era venuto alla luce e confidò loro che il suo Padre Celeste aveva predestinato fin dall’inizio dei tempi quel luogo per la Nascita del Messia. 

Il Redentore assicurò i pastori che Egli stesso avrebbe visitato e benedetto tutti i luoghi dove erano passati i suoi Genitori. Gesù desiderava inoltre visitare quanti li avevano benevolmen­te aiutati perché voleva ricompensarli con benedizioni e grazie. Vidi poi il Salvatore procedere da solo verso il Mar Morto; quan­do lo vidi era distante circa due ore di cammino da esso. 

Attra­versò una regione silvestre che segnava il confine del territorio di Erode, e da dove era passata la Santa Famiglia durante la fuga verso l’Egitto. 

Intanto il Sinedrio di Gerusalemme aveva appostato ovunque spie ingaggiate a pagamento, le quali dovevano riferire tutti i mo­vimenti di Gesù. 

Il Sinedrio era composto di settantuno membri, tra scribi e sacerdoti. Dai registri genealogici, costoro sapevano che Maria Santissima e Giuseppe erano discendenti di Davide, che inoltre la madre della Santa Vergine era della tribù di Aronne. 

I membri del Sinedrio erano dell’opinione congiunta che quelle fa­miglie erano decadute e Gesù, nel frequentare ogni tipo di genta­glia e peccatori, le aveva disonorate. Il Consiglio fu quindi concorde nell’accusare Gesù come istrui­to dal demonio. Vidi però che alcuni membri si mantenevano segretamente sin­ceri amici di Gesù senza manifestarlo.

 Durante il periodo in cui il Signore si ritirò nel deserto e di­giunò per quaranta giorni, la Santa Vergine mai fu priva di visio­ni del suo Figliolo; Maria racchiudeva nel suo cuore materno teneri sentimenti di compassione. 

Vidi il Salvatore apparire alla Madre a Cana per confortarla e rivolgerle parole di consolazione. Maria Santissima, durante i primi digiuni del Figlio divino, abitava una casa vicino a Cafarnao. 
Alla fine dei quaranta giorni andò a Cana di Galilea con i genitori di una sposa cananea. In quel tempo Maria “la silenziosa” era ancora viva, vidi che riceveva da un Angelo alimenti Celesti; si nutriva soltanto con questi alimenti e contemplava le sofferenze e le tentazioni del Maestro divino nel deserto.

124 – Maria Santissima alle nozze di Cana

Tra i parenti e gli amici della Santa Famiglia c’era pure chi faceva osservare che “Maria, la Madre di Gesù, rimasta vedova, era sola e quasi abbandonata”. Perciò Gesù volle assistere alle nozze di Cana per testimoniare il suo amore filiale alla buona Mamma. 

Vidi la Santa Vergine che collaborava ai preparativi del ban­chetto nuziale, e Gesù che si era impegnato a provvedere il vino ai convitati; così si spiega la sollecitudine di Lei quando lo vide mancare. Il divin Maestro aveva invitato al banchetto anche Laz­zaro e Marta. Lo stesso Lazzaro doveva provvedere il vino ai convitati e ciò era noto soltanto alla Santa Vergine. 

Gesù aveva fiducia nell’amico Lazzaro e gli era riconoscente per quanto riceveva da lui. Lazzaro era felice di dare e perciò divenne il tesoriere della comunità cristiana; delicato nell’aspetto e nel carattere, amava il Maestro Divino e procurava che mai gli mancasse qualcosa. 

Gesù, oltre al vino, si era interessato anche di provvedere alcuni alimenti speciali, come uccelli di varie specie, verdura e frutta. 

A tutto aveva già ben provveduto. Veronica ave­va portato da Gerusalemme una cesta di bellissimi fiori e un vas­soio molto appariscente colmo di confetteria. Gesù era il re della festa e teneva desta la conversazione con argomenti importanti e di pratico giovamento. Non rifuggiva la moderata esultanza e, durante il banchetto, parlava assai sag­giamente attirando su di Sé l’attenzione di tutti i commensali. Nel raccoglimento di quella sala della sinagoga, dove si trova­vano i convitati, il Maestro Divino parlò delle oneste soddisfazioni, della serena allegria, del matrimonio, della continenza, della purez­za e delle nozze spirituali. Lo sposalizio era stato celebrato alla presenza dei sacerdoti nella sinagoga. Gli anelli nuziali erano doni della Vergine, nelle cui mani Gesù li aveva benedetti. 

Nell’assistere a questa cerimonia rimasi molto ammirata. Un sacerdote aveva ferito l’anulare sinistro dei promessi coniugi. Lo sposo aveva lasciato cadere due gocce di sangue e la sposa una sola dentro un’anfora piena di vino, che poi era stato da loro bevuto. Quando la cerimonia ebbe termine, gli sposi furono ricevuti da Gesù e ognuno di essi senti lo sguardo profondo di Lui nella 
pro­pria anima. il convito nuziale era imbandito dentro una sala assai lussuo­sa. 

Gesù sedeva al centro della mensa al posto d’onore tra Israel, padre della sposa, e Lazzaro. A una mensa più vicina sedevano i discepoli e gli altri invitati. Le donne occupavano altri posti, in modo che potessero ascoltare le parole del Maestro Divino.
.... 
Mentre il banchetto proseguiva cominciò a mancare il vino. Allora la Santa Vergine si avvicinò rispettosamente al Figliolo Di­vino per ricordargli che Egli aveva promesso di provvedere al vino. 
Ma Gesù che in quel momento parlava del suo celeste Padre, ri­spose: “Donna, non preoccuparti… La mia ora non è ancora venu­ta”. Gesù aveva detto “Donna” e non Madre, perché come Messia e Figlio di Dio, Egli compiva una misteriosa missione davanti ai discepoli tra i quali dominava per la sua divina grandezza. In quella circostanza il Salvatore operava come Verbo incarna­to: voleva dire che, in quel momento, era più Figlio di Dio che Figliolo della Vergine Madre. 

La buona Mamma svolgeva tuttavia la sua parte di mediatrice nel far notare al diletto Figliolo la 
man­canza del vino. Ma il vino che Gesù voleva dare era molto superiore a quel­lo naturale, poiché si riferiva al mistero di questa bevanda tramu­tata nel proprio sangue. Perciò aveva detto: “La mia ora non è ancora venuta…” primo per dare il vino promesso, secondo per mutare l’acqua in vino e terzo per convertire il vino nel sangue suo. 

Dopo quella risposta, la Vergine non si manifestò più preoc­cupata per la mancanza del vino. Vidi allora Maria Santissima rivolgersi ai servi e dire: “Fate quanto Egli vi dirà!”. Poco dopo, Gesù disse ai servi medesimi che preparassero al­cuni recipienti vuoti. Essi li portarono: erano tre per l’acqua e 
al­trettanti per il vino: recipienti di terracotta, di notevole capacità e pesanti. Perciò ognuno di essi, se riempito, doveva essere traspor­tato da almeno due persone. 

Allorché quelle idrie, riempite d’acqua fino all’orlo, furono presentate al maggiordomo, 
Gesù le avvicinò, le benedisse, sedette e poi disse: “Distribuite il contenuto, ma prima fatelo assaggiare al maestro di tavola”. 

Dopo che il maestro di tavola ebbe assaggiato il vino, si pre­sentò allo sposo e gli disse: “È usanza dare il vino migliore all’ini­zio del banchetto e riservare il più scadente alla fine. Invece ora si fa diversamente”. Quando quel prodigio fu chiaro ai commensali, tutti ne rima­sero meravigliati. 

A tal riguardo, Gesù insegnò molte verità: che come l’acqua si era cambiata in un eccellente vino, così la tiepidezza di spirito doveva cambiarsi in generosità e in un ardente zelo. Soggiunse che, durante l’ultima Pasqua della sua vita mortale, il vino si sarebbe convertito in sangue e il pane in carne; così Egli sarebbe rimasto con i mortali per rafforzarli e sostenerli fino alla fine dei tempi. Dichiarò inoltre che si sarebbero manifestate in Lui meraviglie 
at­tualmente incredibili. Notai che quanti gustavano quel vino resta­vano assorti in nuovi e profondi pensieri. Ricevevano da questo vino forza interiore, mentre i loro sentimenti divenivano più no­bili e benevoli. Perciò i convitati che bevvero quel vino prodigioso si sentirono più buoni. Il miracolo del vino fu il primo della predicazione pubblica di Gesù.
(continua)