La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

giovedì 21 agosto 2014



LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

125 – La missione di Gesù – L’aspetto fisico della Madonna

Vidi il Redentore intrattenersi con sua Madre informandola dei suoi futuri viaggi: che cioè si sarebbe recato prima al Giordano, poi a Gerusalemme per la Pasqua. Infine le disse che avrebbe scelto gli Apostoli per iniziare apertamente la sua vita pubblica. 


Le spiegò in qual modo Lei e le pie donne avrebbero potuto sostenere la sua missione. Quindi Gesù si avviò verso il Giordano con otto discepoli. Intanto la gente diceva che Egli completava gli insegnamenti del Battista perché esponeva la sua dottrina con maggior chiarezza del precursore. 

Gesù frattanto insegnava che non si doveva cercare il Messia tra i grandi e i potenti, ma fra i piccoli e i poveri. Il Signore si recò alla casa di Giairo, in Phassael, dove una figlia defunta di costui stava per essere trasportata alla sepoltura tra le lacrime dei familiari. Giunto a quell’abitazione, il divino Taumaturgo fece togliere le bende alla salma e, dopo averla presa per una mano, le ordinò di alzarsi; era un’adolescente di circa se­dici anni. 

Non era stata una buona figliola e non amava il padre, lo criticava perché aiutava i poveri. 

Gesù la risuscitò non solo fisicamente, ma anche spiritualmen­te. Ella cambiò vita e, più tardi si associò alle pie donne. Dovun­que il Redentore giungeva, suscitava uno straordinario entusiasmo. Lo si invocava e alcuni si prostravano ai suoi piedi per baciarglieli. Ma quando gli assembramenti popolari finivano per diventare tu­multi, Gesù preferiva scomparire. 

Chiunque lo toccava guariva o migliorava fisicamente e acqui­siva nuove dimensioni spirituali. Vidi Gesù che, dopo aver camminato per tutta la notte, giun­se all’alba a Cafarnao dove abitava la sua diletta Madre. Vi erano con Lei la sposa delle nozze di Cana e altre donne. La Vergine abitava una casa abbastanza ampia e non era mai sola; viveva della generosità di persone amiche. 

Si occupava, come faceva da anni, di lavori di filato e di cucito, si dedicava inoltre alle sante letture. Trascorreva il resto del tempo nella preghiera e occupandosi di consolare persone desolate che ricorrevano a Lei, per imparare a trasformare con la rassegnazione le loro pene in altrettanti meriti. 

Talvolta vidi la Santa Vergine trepidare timorosa per il tumulto che si faceva intorno al suo diletto Figlio. Temeva per la gelosia, l’invidia e l’odio suscitati contro di Lui da parte dei malvagi a causa degli insegnamenti ed i prodigi operati da suo Figlio ed il suo cuore tremava di fronte al pericolo per Gesù. 

La Santa Vergine soffriva nell’apprendere certi mormorii e cri­tiche ingiustificate che numerosi invidiosi facevano nei confronti di Gesù, invece di tributarGli il meritato amore e rispetto. 

La Madonna soffriva anche perché certi denigratori, che non osavano criticare direttamente il Signore, esponevano le loro 
infon­date mormoràzioni a sua Madre.


 Durante quell’incontro, Gesù informò la Santa Vergine che era giunto per Lui il tempo di lasciare la Giudea perché dopo le feste pasquali la sua presenza avrebbe suscitato interessamento e tumulti. Vidi allora il Salvatore abbracciare la cara Madre. Quando Gesù si trovava insieme ad altre persone, si limitava a dar la mano alla Vergine e s’inchinava per salutarla amorevol­mente. 

La Madonna aveva in questo tempo un aspetto giovanile e lineamenti delicati: la fronte spaziosa, il naso regolare, gli occhi grandi ma quasi sempre socchiusi per modestia, la bocca rosea e molto simpatica, la carnagione era lievemente bruna mentre le guance erano rosee e vellutate.


126 – Morte di Maria “la silenziosa” Il ritratto miracoloso – “La Porta della Sposa”

Vidi il Divin Taumaturgo guarire una decina di storpi e alcu­ni muti. I graziati parlarono delle prodigiose guarigioni e si mo­strarono alla folla. Allora, poiché il popolo si entusiasmava in modo sempre maggiore ed innalzava il Messia, dopo il sabato i farisei Lo cercarono per arrestarlo, ma a casa di Maria di Marco non lo trovarono. 

Imposero allora alle pie donne di lasciare la città. Esse dun­que si ritirarono nella casa di Marta a Betania. Qui viveva “la silenziosa” gravemente ammalata. Ella morì così tra le braccia della Santa Vergine, di Marta e delle altre pie donne giunte da poco. All’alba, Gesù si avviò con Nicodemo all’abitazione di Lazza­ro sul monte Sion, dove giunse anche Giuseppe d’Arimatea. 

Da­vanti al Maestro Divino vidi inchinarsi per riverirlo Nicodemo e Giuseppe, poiché lo riconoscevano quale Uomo straordinario. 

Essi s’impegnarono inoltre a seguirlo fino alla morte. Quando giunsero lassù anche gli altri discepoli, Gesù insegnò a tutti come avrebbero dovuto comportarsi nell’avvenire. Poi si congedarono commossi e ognuno prese la sua strada. Da Betania il Nazareno si diresse al battistero, presso Ono, dove erano riuniti i discepoli e molta gente. Mentre il Salvatore parlava alle masse lì radunate, fu scorto da uno straniero accompagnato da sei perso­ne: era un inviato del re di Edessa, Abgaro, molto ammalato. 

Il messo portava regali e uno scritto del sovrano, in cui si pregava il Santo Taumaturgo di andare a guarire l’infermo. Quel nunzio, perché pittore, aveva l’ordine di fare il ritratto del Nazareno se non lo avesse potuto avvicinare. 

I doni consistevano in alcuni agnellini, in parecchi drappi preziosi e in diverse placche d’oro. Intanto da lontano il messaggero contemplava Gesù con ammirazione, perché voleva ritrarre il viso di Lui. Teneva davanti a sé una tavoletta liscia di bosso, sulla quale dapprima incise con il punteruolo i tratti del volto, della testa e la barba del Nazareno; poi spalmò sulla stessa tavoletta uno strato di cera, sulla quale cercò d’imprimere una forma umana con le dita, ma presto si convinse che il bassorilievo non riusciva conforme all’originale. 

Gesù incaricò allora un discepolo di condurre da Lui il messo reale. Così poco dopo avvenne l’incontro. L’inviato del re vestiva similmente ad uno dei Magi: con il braccio sinistro portava la 
ta­voletta come uno scudo e con la destra Gli porse la lettera del sovrano. Il messo cadde in ginocchio davanti al Salvatore e dopo un profondo inchino gli disse: “Sono il tuo servo e suddito del re Abgaro di Edessa, il quale è ammalato. Egli Ti manda questo mes­saggio e Ti prega di gradire i suoi doni”. 

Il Redentore rispose che gradiva la buona volontà del re, inca­ricò quindi i discepoli di distribuire i doni ai poveri. Sulla lettera indirizzata al Santo Taumaturgo, il re scrivente dichiarava fra l’altro: “Poiché Tu sei così potente da risuscitare perfino i morti, Ti prego di venire alla mia reggia per guarirmi dal morbo che mi affligge”. 

Allora il Salvatore scrisse sulla stessa pergamena tracciando con un punzone alcuni caratteri di risposta; poi si fece portare un recipiente d’acqua per lavarsi il viso, quindi si passò sulla faccia un asciugatoio di lino che cedette al messaggero. Costui, appena distese il tessuto su un’asticella di legno, potè ammirare un per­fetto ritratto del Salvatore. Entusiasta di questo capolavoro, il messo-pittore si gettò nuovamente ai piedi del Nazareno mostran­do il ritratto agli astanti che ne rimasero stupiti. 

Dopo aver rin­graziato di cuore il Nazareno, il messaggero se ne andò lieto col suo seguito stringendo al cuore il ritratto e la risposta destinata al suo sovrano. Il messo partì e giunse in una città dove vi trascorse la not­te. All’alba alcune persone notarono la sua stanza radiosamente il­luminata. 

La luce aveva origine dal ritratto di Nostro Signore. Atti­rata da quel fenomeno accorse molta gente, allora il messo-pittore mostrò a tutti il ritratto luminoso come un sole. 

Ansioso di apprendere la notizia, il re Abgaro andò incontro al messo. Quando ammirò il ritratto di Gesù e lesse la risposta del Salvatore, si sentì commosso in tutto il corpo e guarì. 

Avvenne allora un mutamento nello spirito di costui: egli cambiò subito il suo modo di vivere e licenziò le donne con le quali commetteva peccato. Dopo la morte di Abgaro e di suo figlio, il ritratto di Gesù, sempre venerato dal pubblico, fu nascosto da un pio vescovo in un muro davanti al quale ardeva una lampada. 

Molto tempo dopo venne ritrovato perché la miracolosa immagine aveva permeato il muro che la ricopriva. Alla sinagoga di Gennebris, Gesù disse tra l’altro che nessu­no sarebbe entrato nel suo Regno se non per lo stretto cammino e attraverso la Porta della Sposa.Come poi mi fu spiegato, “la Porta” simbolizza la Vergine e la Chiesa: in questa siamo rinati attraverso il Battesimo e dalla Ver­gine nacque lo Sposo che ci condurrà a Dio. Le parole di Gesù sulla croce quando proclamò la Santa Ver­gine “Madre di Giovanni”, e costui figlio di Lei, hanno un miste­rioso significato strettamente in relazione alla risurrezione del Redentore.
(continua)