La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

venerdì 23 maggio 2014


 LA VITA DELLA MADONNA

 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA

Anna Caterina Emmerick


PARTE PRIMA

Capitolo I

VISIONI SUGLI ANTENATI DELLA MADONNA

I – In generale sui progenitori della Madonna e di Sant’Anna. 2 – I Progenitori di Sant’Anna: gli Esseni – Abiti sacerdotali presso gli Esseni -Le scuole del tempio – I fiorellini di San Luca – Notizie intorno agli Esseni. 3 – La nonna di Anna si consulta con il Proftta del monte Oreb – L’ap­prossimarsi della nascita della Santa Vergine Maria. 4 – Gioacchino, di­sprezzato nel tempio, ritorna al suo gregge. 5 – Anna accoglie l’annuncio della fecondità e si reca al tempio – L’Angelo del Signore scrive il nome “Maria”. 6 – Gioacchino consolato dall’Angelo si reca ancora una volta al tempio con nuove offerte sacrzficali. 7 – Gioacchino riceve la benedizione dell ‘Alleanza. 8 – Gioacchino ed Anna si incontrano sotto la “porta d’oro” - Nota esplicativa sulla Concezione della Santissima Vergine Maria. 9 -La rigenerazione dell’umanità mostrata da Dio agli Angeli. 10 – Un’im­magine simbolica di Maria Santissima in Egitto prima di Elia. il – Elia ha una visione della Santa Vergine e apprende i misteri relativi alla sua venuta. 12 – Chiarimenti intorno alla visione di Elia. 13 – L’immagine della Santa Vergine in Egitto. 14 – Maria Santissima annunciata az m~­stici pagani. 15 – Apparizione della Santa Madre Anna e della Madonna alla Veggente.


3 – La nonna di Anna si consulta con il profeta del monte Oreb L’approssimarsi della nascita della Santa Vergine Maria

Una visione mi portò alla conoscenza di Chariot; era un Esseno dedito ad una vita contemplativa e di espiazione. Aveva la sua dimora nelle vicinanze di Gerico e visse circa cento anni prima di Gesù Cristo Redentore. 


Vidi poi che gli Esseni avevano un modo di vivere molto austero e misurato: essi mangiavano per la maggior parte solo la frutta che cresceva nei loro giardini. 

Anche Arcos mangiava della frutta amara e gialla. Il vecchio profeta del monte Oreb, guidò gli Esseni per no­vant’anni. 

Sembra strano che questo veggente abbia profetizzato sempre la nascita di creature di genere femminile e che i progeni­tori di Anna e quest’ultima stessa ebbero per la massima parte una discendenza femminile. 

Vidi la nonna di Anna consultano in merito alle sue nozze. 
Sembra che questo profeta rivolgesse tutte le sue preghiere e devozioni a Dio, affinché benedicesse le pie madri dalle quali 
sa­rebbe discesa la famiglia della Vergine Maria, la Madre 
del Salva­tore, e le famiglie dei servi e dei discepoli di Gesù Cristo. 

Anche il luogo di preghiera e dei vaticini del profeta era si­tuato sul monte Oreb, nella grotta che era stata la dimora di Elia. Questa grotta era posta lungo una salita sul Monte e vi si accedeva per un’entrata scomoda, dopo aver disceso alcuni gradini na­turali scavati nella roccia. 

Arcos ci andava sempre solo. Quando il profeta si recava in questo luogo assumeva lo stesso significato del supremo sacerdote del tempio quando si recava nel Santissimo, poiché nella grotta di Elia si trovava il Santissimo degli Esseni. 

In questo posto erano celati alcuni misteri sacrali, che non si possono svelare e perciò non posso nemmeno ricordare. 

Spiegherò poi quello che è nelle mie possibilità. 

Come dissi, ebbi una visione nella quale la nonna di Anna, 
prossima alle nozze, si recò dal profeta Arcos per avere un consi­glio. Questa pia donna abitava nel deserto, a Mara, con la sua fa­miglia che faceva parte della comunità degli Esseni coniugati e aveva in questo luogo dei beni. 

Udii una voce che mi disse il nome di questa antenata: Moruni o Emorun. La voce mi disse che significava “buona madre” o “sublime madre ” Quando giunse il tempo per prendere marito, furono in molti a chiedere la sua mano, ed ella si recò sul monte Oreb per con­sultare il supremo sacerdote, affinché l’aiutasse nella scelta consul­tando gli Oracoli. 

Le donne potevano parlare in udienza privata con il sacerdo­te solo attraverso un’inferriata, in un angolo riservato nella gran­de sala delle adunanze. 

Vidi Archos, con addosso i sacri paramenti, salire molti gra­dini, e giunto alla cima del Monte ne discese altri che lo condus­sero alla soglia della grotta di Elia. Entrò e chiuse dietro di sé la piccola porta della caverna. L’interno, ordinato e riempito di sacri arredi, era immerso in una luce crepuscolare con venature azzur­re.

Alcuni vasi contenevano delle erbe basse dalle proprietà 
tera­peutiche e miracolose. Saranno le stesse che cresceranno e si rinvigoriranno al passaggio del lembo della veste di Gesù Io conosco quest’erba, cresce anche presso di noi, sebbene di costituzione più debole. 

Serviva alle rivelazioni profetiche di Archos perché col fiorire o con l’appassire forniva gli indizi negativi o positivi degli Oracoli. 

Il simbolismo è chiaro. Tra queste erbe vidi un piccolo alberello 
con le foglie giallicce rivolte in alto a forma di spirali. 

Alla mia vista interiore apparvero tante piccole immagini sul­le foglie dell’alberello, mi sembrò che fosse il tronco di Jesse
l’albero genealogico che mostrava quanto fosse vicina la venuta della Madre di Dio. 

Archos teneva sempre nelle mani il bastone di Aronne, 
parti­colarmente quando pregava nella grotta di Elia. Lo vidi con que­sto bastone durante il vaticinio del matrimonio dei progenitori della Santa Vergine. 

Egli chiese alla divina Provvidenza se il matrimonio contribuisse positivamente alla venuta del Messia, al­lora il bastone fiorì alcuni virgulti e fu chiaro che, secondo la volontà di Dio, la specie doveva continuare in quella direzione. 

Vidi Archos che, osservando in che modo si sviluppavano i virgul­ti, profetava, interpretando quel vivo simbolismo. 

Gli Esseni possedevano pure un’altra preziosa reliquia nella ca­verna di Elia sul monte Oreb; era una parte del più sacro segreto dell’Arca dell’Alleanza. 

Il sacro oggetto era celato da un velo nell’Arca. 

Solamente i più santi sacerdoti e profeti ne conosceva­no il mistero.

Questa reliquia era un mistero divino che preannunciava la venuta della Santa Vergine piena di grazia, nella quale per volon­tà dello Spirito Santo si sarebbe incarnato il Verbo fattosi uomo. 

Gli Esseni conservavano parte di quella santissima reliquia in un calice lucente fatto di pietre preziose; prima della schiavitù babilonese era stata custodita nell’Arca dell’Alleanza. 

Vidi che da questo sacro calice crescevano talvolta dei piccoli fiori. Archos pregò rivolto verso un’apertura in alto da dove entra­va la luce, poi si gettò a terra col viso rivolto al suolo. In questo momento Archos aveva ricevuto un’estasi e una rivelazione profetica: egli vide crescere sotto il cuore di Emorum, che gli aveva domandato consiglio, un bastone di rose con tre rami, ciascuno dei rami portava una rosa. 

La rosa del secondo ramo era ornata di una lettera, credo che fosse la N o la M. Il sacerdote poi vide un Angelo che scriveva delle lettere, potè leggere e capirne subito il significato. 
Subito dopo uscì dalla ca­verna ed annunciò alla progenitrice di Anna, la quale lo aveva interrogato, che si sarebbe maritata col sesto pretendente al matri­monio e avrebbe partorito una bambina eletta da Dio, contraddi­stinta da un segno. 

Emorum infatti sposò Stolano, che era anch’egli un Esseno ma non di Mara, dopo il matrimonio assunse il nome di Garescha o Sarzirius. 

Stolano ed Emorum ebbero tre figlie: Ismeria, Emerenzia e Enue. La famiglia si trasferì da Mara a Ephroa. 

Ho visto Ismeria diventare la madre di Sant’Anna, e non Emerenzia come fu detto da alcuni. Emerenzia invece sposò Aphras o Ophras, un levita. Dalla coppia nacque Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista. 

Un’altra figlia si chiamò Enue come la zia, e all’epoca della nascita di Maria Santissima era già diventata vedova. 

La figlia primogenita di Ismeria e di Eliud si chiamava Sobe ma, siccome in questa fanciulla non si era manifestato il segno della promessa, la coppia ne era assai afflitta e perciò i coniugi si recarono dal profeta del monte Oreb. 

Archos li consigliò di pregare, di offrire sacrifici, e supplicare insistentemente Dio. Ismeria rimase sterile per diciotto anni poi fu di nuovo benedetta da Dio, che le diede una visione notturna: vide un Angelo scrivere sulla parete vicino al suo letto la lettera “M”. 

Quando la coppia si svegliò scorse il segno realmente sulla pa­rete. Dopo nove mesi Ismeria diede alla luce Sant’Anna che por­tava la lettera sul petto. A cinque anni la bambina fu inviata alla scuola del tempio, come farà anche Maria. 

Dodici anni dopo ritor­nò a casa e trovò una sorellina di nome Maraha. Un anno dopo Ismeria si ammalò gravemente. Dal letto di morte diede alcune istruzioni e ammonizioni ai suoi parenti, rac­comandò loro Anna, come futura madre della famiglia. 

Infine volle parlare solo con Anna, la consigliò di sposarsi e di lasciarsi guidare dal profeta del monte Oreb; le raccomandò di prepararsi a divenire un vaso della Grazia divina. 

Poi lasciò que­sto mondo. I genitori di Anna erano ricchi, ma donavano moltissimo ai bisognosi e tenevano per loro solo una piccolissima parte. 

Li ave­vo già visti, insieme a devoti e religiosi, portare l’Arca dell’Al­leanza, la quale emanava una luce maestosa che presagiva il pros­simo evento delle sacre nascite di Sant’Anna e della Santa Vergi­ne Maria. Sobe, la sorella maggiore di Anna, si maritò con un certo Sa­lomone e generò due figli: Eliud e la figlia Maria Salome, la qua­le si sposò con Zebedeo e partorì Giacomo il Maggiore. 

Anna aveva ancora una terza sorella, molto povera ma che era molto saggia. Sant’Anna era nata a Betlemme, tempo dopo i suoi genitori si erano trasferiti a Sephoris poco distante da Nazareth. Essi aveva­no poderi e terreni nella valle di Zabulon. Dopo la morte della consorte, il padre della Santa decise di ritirarsi in questo podere con il resto della famiglia. Così entrò in amicizia con i genitori di Gioacchino, della tribù di David. 

Il padre di Gioacchino, che pure si era stabilito da tempo in quella valle, si chiamava Matthat ed era il fratello minore di Giacomo, il padre di San Giuseppe. 

Sebbene Anna non fosse bellissima, sembrava la più bella tra le altre ragazze. Semplice ed innocente. Sua figlia, Maria Santissi­ma, sarà la più bella di tutte. 

Anna si conservò per tutta la vita semplice ed innocente. 

Non voleva prendere marito e rifiutava tutti i giovani che la chiedeva­no in sposa. 
Ne aveva subito allontanati almeno sei. Secondo la tradizione di famiglia e la volontà di sua madre, Anna si recò a chiedere consiglio agli Esseni e seppe che era giu­sto che sposasse un certo Gioacchino; lei però non lo aveva mai conosciuto e mai ne aveva sentito parlare. Quando il padre di Anna si trasferì nella valle di Zabulon, Matthat chiese la mano di Anna per conto di suo figlio. Così avvenne che la futura madre di Maria Santissima conob­be Gioacchino. Questi era un giovane molto pio ma non era bel­lo, e San Giuseppe non era più tanto giovane, però era molto più bello di lui. 
Il modo di chiedere moglie era semplice: accomodata la cosa con i genitori, si faceva la promessa nella sinagoga del paese. il sacerdote pregava sul santo luogo dove erano i sacri Libri della Legge, mentre i genitori pregavano a casa loro. Poi il sacer­dote accettava la dichiarazione degli sposi, i loro patti e le loro in­tenzioni. 

Il giorno seguente venivano congiunti con numerose ce­rimonie che si svolgevano all’aperto. Quando Anna si sposò aveva circa diciannove anni. Un solo sacerdote assistè alla cerimonia. Essi andarono ad abitare a casa di Eliud, il padre di Anna, la cui casa era poco di­stante da Sephoris; vi abitarono per sette anni. Il loro aspetto era chiaramente ebraico, ma lasciava intravedere tratti somatici fini ed insoliti. La serietà e la compostezza che sprigionava dal loro at­teggiamento e dai costumi di vita erano assai rari. 

Nonostante fossero giovani, mostravano una maturità e una saggezza da persone più che anziane. Come i loro antenati, essi donavano quasi tutti i loro averi al tempio, ai poveri e ai parenti bisognosi; vivevano con molta temperanza, donando il superfluo ai più bisognosi. Vidi spesso che quel poco che la coppia tratteneva per sé, dopo poco si moltiplicava per essere diviso ancora. 

Per questo da ragazza pensavo che chi dà, riceve sempre il doppio. In ogni occasione parlavano con grande ansia dell’attesa del Messia. Spesso li vedevo, insieme ad amici e parenti, seduti al suolo in cer­chio, parlare di cose sante. 

Tra i parenti bisognosi vidi alcuni malvagi che, invidiosi ed arroganti, chiedevano solo doni. Nonostante quest’atteggiamento, costoro ricevevano molto e venivano trattati bene. A causa di una disgrazia in famiglia, Anna partorì una bam­bina prematuramente, non era quella dell’antica Promessa perché non ci furono i segni. 

Sant’Anna ritenne per questo di aver pec­cato e temendo che fosse stata la conseguenza del castigo di Dio, divenne molto triste. Malgrado ciò furono felici per la nascita del­la fanciulla che venne chiamata Maria. Essi amarono questa bambina ma, non avendo ricevuto il tanto atteso santo frutto, erano contemporaneamente inquieti e tristi. Vissero in reciproca astinenza e penitenza per un lungo pe­riodo di tempo. Anna diventò sterile e ritenendo ciò come conse­guenza dei suoi peccati, aumentò le sue opere buone. Vidi le sue preghiere solitarie e gli sposi vivere divisi per molto tempo. Le loro offerte al tempio furono quasi raddoppiate. 

Decisero di vivere in solitudine per guadagnarsi di nuovo la benedizione di Dio, allora lasciarono la casa del padre Eliud e si recarono in un podere nei dintorni di Nazareth, un lascito dei genitori di Gioacchino. I parenti. di Anna prepararono tutte le cose occorrenti: divise­ro il gregge, sortirono le stoffe, impacchettarono i vasi fragilissi­mi, e le tante altre cose che occorrono alla partenza definitiva di una famiglia che è vissuta sette anni in una stessa casa con i pa­renti. Vidi i parenti dare in una borsa alla coppia in partenza un piccolo oggetto, ma pesante, simile ad un pezzo di metallo prezio­so. Quando tutto fu pronto, Anna e Gioacchino presero commia­to da quella brava gente con profonda commozione. 

Il corteo di servi e ancelle che spingevano avanti il bestiame, si mosse per primo, seguito da Anna e Gioacchino seduti sugli asini. Nella colonna, tra la polvere alzata dai buoi, gli asini e le pecore, scorsi pure il viso di Maria Heli, la prima figlia di Anna, dell’età di circa cinque o sette anni. La nuova abitazione si trovava a circa un’ora di cammino da Nazareth e si erigeva su una collina circondata da prati, era tra la valle di Nazareth e quella di Zabulon.

La casa era fatta di pie­tra. Più avanti si erigeva una tettoia e le stalle per il bestiame, non lontani si trovavano gli alloggi della servitù. Vicinissimo alla casa vidi un albero molto strano, era grandissimo e i suoi rami scen­devano fino a terra, mettevano radici e spuntavano da queste nuovi alberi più piccoli. 
L’interno della casa aveva la struttura di una chiesa non tan­to grande, era suddiviso molto bene in numerose stanze con pa­reti mobili, fatte di intrecci di vimini, che non giungevano fino al soffitto, le pareti erano alte poco più di una persona. 
C’era la grande sala del banchetto e un’antisala, alcune sepa­razioni di vimini potevano servire all’occorrenza per formare pic­colissime stanze da letto per numerosi ospiti, per esempio in oc­casione di un grande banchetto nuziale di più giorni. 

Al centro della casa si trovavano quattro stanze da letto a destra e quattro a sinistra, tutte erano formate con lo stesso siste­ma delle pareti di vimini. Dalle medesime si penetrava nella ter­za parte della casa, la posteriore, che finiva con la forma di mez­zo cerchio come il coro di una chiesa. Al centro di questo spazio si trovava il grande focolare davanti al quale al soffitto era appe­so un candelabro con cinque candele. Dietro al focolare alcuni arazzi coprivano ancora due locali: quello in cui la famiglia pranzava e il luogo di preghiera e di meditazione, l’oratorio. Fuori della casa c’era un giardino meraviglioso con un bel frutteto, dietro apparivano i campi di grano e un grande bosco che si estendeva fino ai piedi di un monte. 

Quando la pia famiglia giunse nella nuova dimora trovò tut­to in ordine perché la servitù aveva già provveduto ad organiz­zare e pulire la casa. I servi furono di grande aiuto, erano coscienti e intelligenti, come lo era la servitù in quell’epoca. In poco tempo tutto fu in ordine ed ebbe inizio la nuova vita. Vidi i membri della famiglia spesso seduti in cerchio sul tap­peto con altre persone mentre discorrevano della santa attesa. Essi continuavano a donare buona parte dei loro averi ai po­veri e al tempio mentre ritenevano solo la parte minore e peggiore di tutte le loro sostanze. 

Miracolosamente, quanto più li vidi donare gran parte del rac­colto e delle mandrie, tanto più tutto si moltiplicava im­provvisamente. Spesso vidi dormire Anna e Gioacchino in stanze separate. Vivevano nella più grande continenza e spirito di abnegazione. 
Vidi Gioacchino pregare mentre pascolava le pecore e gli agnelli. La tristezza di questa coppia andava sempre aumentando per­ché Anna era sterile da diciannove anni, da quando era nata la loro prima figlia. Sebbene lei si vergognasse di non essere feconda, era fiduciosa nella venuta del Messia per mezzo di qualche sua parente. 
La gen­te cattiva del vicinato parlava male di loro perché non avevano altri figli. Anna frattanto si sforzava con Gioacchino di raggiungere una sempre maggiore purezza. Vidi Gioacchino, di costituzione piccola e robusta, recarsi a Ge­rusalemme col bestiame destinato al tempio. Anna era divenuta molto debole e infossata nelle guance, che però mantenevano il colore roseo.

(continua)