SPIRITUALITA'.LEGALITA'
POESIA E ARTE
...Dio esiste ed è là, alla portata della nostra limitata capacità di capire .... l'amor che muove il sole e l'altre stelle.
La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.
Martin Luther King
Se vedi la carità, vedi la Trinità.
( Sant'Agostino )
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venerdì 18 aprile 2014
mercoledì 16 aprile 2014
sabato 29 marzo 2014
Il teologo cecoslovacco Joseph
Zverina in una “Lettera aperta ai cristiani d'Occidente” li mette in
guardia dal pericolo del conformismo e li invita a ritrovare nella fede la
libertà di giudizio e di azione.
«Fratelli,
voi avete la presunzione di portare utilità al regno di Dio assumendo quanto
più possibile il saeculum, la sua vita, le sue parole, i suoi slogan, il
suo modo di pensare.
Ma riflettete, vi prego, su cosa significa accettare
questa parola.
Forse significa che vi siete lentamente perduti in essa?
Purtroppo sembra che facciate proprio così.
È ormai difficile che vi ritroviamo
e vi distinguiamo in questo vostro strano mondo.
Probabilmente vi riconosciamo
ancora perché in questo processo andate per le lunghe, per il fatto che vi
assimilate al mondo, adagio o in fretta, ma sempre in ritardo.
Vi ringraziamo
di molto, anzi quasi di tutto, ma in qualcosa dobbiamo differenziarci da voi.
Abbiamo molti motivi per ammirarvi, per questo possiamo e dobbiamo indirizzarvi
questo ammonimento.
"E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere quale è la volontà di Dio, ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto" (Rm. 12, 2).
Non conformatevi! Me suskematìthete! Come è ben mostrata in questa
parola la radice verbale e perenne: "schema". Per dirlo in breve, è
vacuo ogni schema, ogni modello esteriore.
Dobbiamo volere di più, l'apostolo
ci impone: "cambiare il proprio modo di pensare in una forma nuova". Metamorfoùsthe
te anakainòsei tou noòs! Come è espressiva e plastica la lingua greca di
Paolo! Di contro a schema o morfé -forma permanente - sta metamorfé -
"cambiamento della creatura".
Non si cambia secondo un qualsiasi
modello che è comunque sempre fuori moda, ma è una piena novità (anakainòsis) con
tutta la sua ricchezza.
Non cambia il vocabolario, ma il significato (noòs).
Quindi non contestazione, desacralizzazione, secolarizzazione perché questo è sempre poco di fronte alla anakainòsis cristiana.
Riflettete su
queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione per la
rivoluzione, il maoismo, la violenza (di cui comunque non siete capaci).
Il vostro entusiasmo critico e profetico ha già dato buoni frutti e noi, in questo, non vi possiamo indiscriminatamente condannare.
Solo ci accorgiamo, e
ve lo diciamo sinceramente, che teniamo in maggior stima il calmo e
discriminante interrogativo di Paolo:
"Esaminate voi stessi per vedere se
siete nella fede, fate la prova di voi medesimi. O non conoscete forse neppure
che è in voi Gesù Cristo?"
(2 Cor. 13,5).
Non possiamo imitare il mondo proprio perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio.
Non fronéin - "pensare" -e, in conclusione, uperfronéin - "arzigogolare" -, ma sofronéin - "pensare con saggezza".
Essere saggi così che possiamo discernere quali sono i segni
della volontà e del tempo di Dio. Non ciò che è parola d'ordine del momento, ma
ciò che è buono, onesto, perfetto.
Scriviamo come gente non saggia a voi saggi, come deboli a voi forti, come miseri a voi ancor più miseri! E questo è stolto perché certamente fra di voi vi sono uomini e donne eccellenti».
In una intervista alla TV americana, Jane Clayson ha chiesto ad una ragazza
orfana a causa della tragedia delle Twin Towers: "Dio come ha potuto
permettere che avvenisse una sciagura del genere?" La risposta che ha
ricevuto è interessante.
Io credo che Dio sia profondamente rattristato da questo, proprio come lo siamo noi, ma per anni noi Gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite. Essendo Lui quel gentiluomo che è, io credo che con calma Egli si sia fatto da parte. Come possiamo sperare che Dio ci doni ogni giorno la sua benedizione se Gli diciamo: lasciaci soli?
Considerando i recenti avvenimenti … attacchi terroristici, nelle scuole … ecc … penso che tutto sia cominciato quando 15 anni fa Madeline Murray O’Hare ha ottenuto che non fosse più consentita alcuna preghiera nelle nostre scuole americane e le abbiamo detto OK.
Poi
qualcuno ha detto: è meglio non leggere la Bibbia nelle scuole (la stessa
Bibbia che dice: Tu non ucciderai, Tu non ruberai, ama il tuo prossimo come te
stesso) e noi gli abbiamo detto OK.
Poi il
dott. Benjamin Spock ha detto che noi non dovremmo sculacciare i nostri figli
se si comportano male perché la loro personalità viene deviata e potremmo
arrecare danno alla loro autostima, e noi abbiamo detto: un esperto sa di cosa
sta parlando e così abbiamo detto OK.
Poi
qualcuno ha detto che sarebbe opportuno che gli insegnanti e i presidi non
punissero i nostri figli quando si comportano male, e noi abbiamo detto OK.
Poi
alcuni politici hanno detto: non è importante ciò che facciamo nel privato
purché facciamo il nostro lavoro e, d’accordo con loro, noi abbiamo detto OK.
Poi
qualcuno ha detto: il presepe non deve offendere le minoranze, così nel famoso
museo Madame Tussaud di Londra al posto di Maria e Giuseppe hanno messo la
Spice girl Victoria e Backam … e noi abbiamo detto OK.
E poi
qualcuno ha detto: stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo
tutto ciò salutare apprezzamento per la bellezza del corpo femminile. E noi gli
abbiamo detto OK.
Ora ci chiediamo come mai i nostri figli non hanno coscienza e non sanno distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Probabilmente, se ci pensiamo bene, noi raccogliamo ciò che abbiamo seminato.
Buffo come sia semplice, per la gente, gettare Dio nell’immondizia e poi meravigliarsi perché il mondo sta andando all’inferno.
Buffo
come crediamo a quello che dicono i giornali, ma contestiamo ciò che dice la
Bibbia.
Buffo
come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere
… pensare né fare nulla di ciò che dice la Bibbia.
Buffo
come tutto ciò che è indecente, scabroso, volgare ed osceno circoli liberamente
nel cyberspazio, mentre le discussioni pubbliche su Dio siano state soppresse a
scuola e sul posto di lavoro.
Buffo
come a Natale nelle scuole la recita per i genitori non possa più essere sulla
natività ed al suo posto venga proposta una favola di Walt Disney.
Buffo
come si stia a casa dal lavoro per una festività religiosa … ma non si conosca
nemmeno quale sia la ricorrenza.
Buffo
come posso essere più preoccupato di ciò che pensa la gente di me piuttosto che
di ciò che pensa Dio di me.
venerdì 28 marzo 2014
Il
cristiano nel mondo
L'autore della “Lettera a Diogneto” descrive la vita dei primi cristiani, evidenziando come la novità cristiana sta nel modo di vivere le cose di tutti, un modo pieno di senso e di ragioni perché riferito a Cristo vivo nella Chiesa.
«I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per il modo di vestire.
Non abitano mai città loro proprie, non si
servono di un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita.
La
loro dottrina non è dovuta a un’intuizione geniale o alle elucubrazioni di
spiriti che si perdono dietro a vane questioni polypragmònon).
Essi non
professano, come tanti altri, dottrine umane insegnate dall’uno o dall’altro
caposcuola.
Sono sparpagliati nelle città greche e barbare, secondo che a ciascuno
è toccato in sorte.
Si conformano alle usanze locali nel vestire, nel cibo, nel
modo di comportarsi e tuttavia, nella loro maniera di vivere, manifestano il
meraviglioso paradosso, riconosciuto da tutti, della loro società spirituale.
Abitano ciascuno nella propria patria, ma come immigrati che hanno il permesso di soggiorno.
Adempiono a tutti i loro doveri di cittadini, eppure portano i
pesi della vita sociale con interiore distacco.
Ogni terra straniera per loro è
patria, ma ogni patria è terra straniera. Si sposano e hanno figli come tutti,
ma non abbandonano i neonati.
Mettono vicendevolmente a disposizione la mensa,
ma non le donne.
Vivono nella carne, ma non secondo la carne.
Dimorano sulla
terra, ma sono cittadini del cielo.
Obbediscono alle leggi stabilite, ma col
loro modo di vivere vanno ben al di là delle leggi.
Amano tutti e tutti li
perseguitano.
Non sono conosciuti, eppure sono condannati.
Li si può uccidere
ed essi guadagnano la vita.
Sono poveri e fanno ricchi molti.
Sono privi di tutto
e sovrabbondano di ogni cosa.
Li si disprezza, ma nel disprezzo trovano la
gloria.
Sono calunniati e la loro innocenza risplende luminosa.
Sono ingiuriati
e benedicono.
Sono coperti di oltraggi, ma loro trattano tutti con onore.
Non
fanno che del bene e tuttavia sono puniti come malfattori.
Mentre soffrono
entrano nella gioia, quasi che nascessero alla vita.
Gli ebrei li avversano,
come se fossero nemici, e i greci li perseguitano; ma quanti li detestano non
saprebbero in realtà dire il motivo del loro odio.
In una parola, ciò che l'anima è nel corpo, i cristiani lo sono nel mondo.
L'anima è diffusa in tutte le membra del corpo; i cristiani sono disseminati
nelle città del mondo.
L'anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo; i
cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.
Invisibile, l'anima è
racchiusa in un corpo visibile; i cristiani, è evidente, sono nel mondo, ma è
invisibile il culto interiore ch'essi rendono a Dio.
La carne contrasta l'anima
e, pur senza averne ricevuta offesa, le muove guerra, per il solo motivo che le
impedisce di smarrirsi nei piaceri.
Anche il mondo odia i cristiani, che non
gli hanno fatto alcun torto, perché si oppongono ai suoi miraggi.
L'anima ama
questa carne che la contrasta e le sue membra; anche i cristiani amano coloro
che li odiano.
L'anima è racchiusa nel corpo, ma è l'anima che sostiene il
corpo.
I cristiani sono detenuti nella prigione del mondo, ma sono essi che
sorreggono il mondo.
Immortale, l'anima abita una tenda mortale.
Così i
cristiani: dimorano tra le cose corruttibili, in attesa della celeste
incorruttibilità.
Messa alla prova dalla fame e dalla sete, l'anima si
rafforza.
Perseguitati, i cristiani si moltiplicano ogni giorno di più.
E’ tanto nobile il posto che Dio ha loro assegnato, che a nessuno è permesso disertare».
(“Lettera a Diogneto”, a cura di M. Perrini, A Diogneto.Alle sorgenti dell’esperienza cristiana, La Scuola, Brescia, 4° ed.)
lunedì 17 marzo 2014
domenica 10 marzo 2013
MEDITAZIONE ATTINENTE ALLA QUARESIMA
Dipinto dell'esimia Artista Liz Lemon Swindle
DISCORSO 64/A
SUL PASSO DEL VANGELO DI MT 10, 16:
"ECCO, VI MANDO COME PECORE"
1. La solennità dei martiri, carissimi, in cui celebriamo il ricordo della loro passione, ci viene proposta perché l'imitiamo, in modo che se ci capiterà per caso qualche penosa prova, potremo essere perseveranti sino alla fine, per essere salvi, come abbiamo sentito insieme quel che è stato letto dal Vangelo: Chi avrà perseverato sino alla fine si salverà . La fine di questo mondo forse è lontana, forse è vicina; ma il Signore ha voluto che non si sapesse quando avverrà, affinché gli uomini aspettino ognora pronti ciò che ignorano quando avverrà. Ma, sia vicina o lontana - come ho detto - la fine del mondo, a causa della brevità della nostra natura mortale non può essere lontana la fine di ciascuno di noi, per la quale giustamente si è costretti a passare da questa all'altra vita. Naturalmente ciascuno di noi deve prepararsi alla propria fine, perché l'ultimo giorno non arrecherà alcun danno a chi, immaginando ogni giorno come l'ultimo, vive in modo da morire sicuro; dal momento che muore in modo da non morire in eterno. I santi martiri pensando a queste cose (poiché avevano sentito la parola del Signore che dice: Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ), di quanta fermezza erano corroborati, in modo da non temere questa evenienza! In realtà da ciò appare quanto numerosi fossero i lupi e quanto poche le pecore, poiché non furono mandati i lupi in mezzo alle pecore, ma le pecore in mezzo ai lupi. Il Signore non disse: "Ecco, vi mando come leoni in mezzo alle bestie da soma"; ma dicendo: Come pecore in mezzo ai lupi, dimostrò che il numero delle pecore era abbastanza piccolo, branchi invece erano i lupi. Ma sebbene un sol lupo sia solito scompigliare un gregge grande quanto si vuole, le pecore ch'erano state mandate in mezzo a innumerevoli lupi ci andavano senza aver paura, poiché Colui che le mandava non le abbandonava. Ebbene, perché avrebbero dovuto temere d'andare tra i lupi coloro con cui c'era l'Agnello che ha vinto il lupo?.
Che cos'è l'astuzia dei serpente.
2. Nel passo ch'è stato letto abbiamo sentito anche: Quando vi arresteranno non dovete preoccuparvi di quel che dovrete dire, poiché non sarete voi a parlare, ma sarà lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi . Perciò in un altro passo dice: Ecco, io sarò con voi sino alla fine del mondo . Quelli che allora ascoltavano queste parole del Signore erano forse destinati a rimanere sulla terra sino alla fine del mondo? Il Signore in realtà pensava non solo a coloro che sarebbero morti allora, ma anche a tutti gli altri che sarebbero venuti dopo in questa vita, a noi stessi e a quelli dopo di noi, e vedeva tutti nell'unico suo corpo. Questa voce dunque, con la quale disse: Io sarò con voi sino alla fine del mondo, non l'udirono quelli soltanto, ma l'abbiamo udita anche noi; anche se allora non l'ascoltavamo per nostra diretta conoscenza, l'ascoltavamo però nella sua prescienza. Facciamo dunque in modo di osservare, come pecore in mezzo ai lupi, i precetti di Colui che ci ammonisce di essere semplici come colombe e astuti come serpenti : semplici come colombe per non nuocere a nessuno, astuti come serpenti per stare in guardia e non ricevere danno. Ma non potrai stare in guardia dal ricevere danno, se non comprenderai in che cosa puoi essere danneggiato. Ci sono infatti di quelli che combattono opponendosi [ad altri] per i beni temporali; e se vengono ripresi perché si oppongono con accanimento, rispondono di fare come è stato detto, cioè da astuti come serpenti, mentre dovrebbero piuttosto non resistere al male, come comanda lo stesso Signore . Riflettano dunque su ciò che fa il serpente, come ai colpi di chi lo percuote espone le spire del suo corpo per difendere il capo, per conservare quella parte del corpo nella quale si accorge di avere la vita; come trascura tutto il resto della sua lunghezza perché il suo capo non sia fatto a pezzi da chi gli dà la caccia! Se dunque vuoi imitare l'astuzia del serpente, conserva il tuo capo. Infatti sta scritto: Capo dell'uomo è Cristo. Vedi pertanto dove hai Cristo poiché, grazie alla fede, in te abita Cristo. Chiedo - dice l'Apostolo - che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori . Affinché dunque la tua fede perduri integra, colloca davanti al persecutore tutto il resto affinché la parte per cui vivi resti illesa. Ora Cristo nostro Signore, ch'è anche il capo di tutta la Chiesa, e siede alla destra del Padre, non può più essere colpito dai persecutori; egli tuttavia soffrendo con noi e mostrando di essere in noi, a quel Saulo, che in seguito divenne l'apostolo Paolo, gridò dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?. Eppure per verità nessuno lo toccava; ma gridò dall'alto per le sue membra oppresse sulla terra, come loro capo. Se Cristo per mezzo della fede abita nei cuori cristiani, si deve trascurare tutto ciò che il persecutore può colpire o portare via, perché la fede sia salva, cioè Cristo rimanga nel credente, in modo che perdiamo tutto il resto per conservare la fede, piuttosto che perder la fede per conservare il resto.
Come le martiri imitano l'astuzia del serpente.
3. I martiri che imitarono questa astuzia del serpente, poiché capo dell'uomo è Cristo, per difendere Cristo come loro capo misero davanti ai persecutori tutto ciò che possedevano secondo la condizione di mortali, per non morire riguardo a Colui in virtù del quale vivevano. Osservarono questo precetto del Signore che li aveva ammoniti d'essere astuti come serpenti, perché non credessero di perdere il capo quando si dava ordine di tagliar loro il capo ma sebbene venisse loro tagliato il capo di carne, conservassero integro il loro capo, cioè Cristo. In effetti con qualunque ferocia il carnefice si avventi contro le membra del corpo e, dopo aver squarciato il corpo e dilaniate le viscere con qualsivoglia crudeltà, arrivi a tutte le parti interne del corpo, non potrà arrivare al nostro capo, poiché non gli è permesso nemmeno di vederlo. Ci arriva certamente, se lo vuole, non infuriando contro di noi, ma credendo ciò che crediamo noi. Ma in che modo le donne, per meritare la corona del martirio, poterono imitare questa astuzia del serpente? Capo infatti dell'uomo è detto Cristo, ma capo della donna l'uomo . Esse in effetti non soffrirono per i mariti, dal momento che, per affrontare le sofferenze [del martirio], riuscirono a vincere anche le lusinghe dei mariti che cercavano di distoglierle. Poiché anch'esse per mezzo della medesima fede sono membra della Chiesa; e perciò il Cristo, ch'è il capo di tutta la Chiesa, è il capo di tutte le sue membra. Tutta la Chiesa dunque è chiamata sia donna che uomo, poiché è detta anche una sola vergine. L'Apostolo afferma: Vi ho preparati per un solo sposo per darvi, come una vergine casta, a Cristo. Inoltre per "uomo" s'intende quello di cui il medesimo Apostolo dice: Finché non arriviamo tutti all'unità della fede, alla conoscenza del Figlio di Dio all'uomo perfetto, nella misura dell'età della pienezza di Cristo . Se dunque è una donna, il suo sposo è Cristo; se è un uomo, il suo capo è ancora Cristo. Poiché quindi capo della donna è l'uomo e sposo della Chiesa è Cristo, e poiché anche le donne soffrirono per Cristo, combatterono con l'astuzia del serpente per il loro capo. Conserviamo dunque contro i persecutori il nostro capo; imitiamo l'astuzia del serpente e gemiamo presso Dio per gli stessi nostri persecutori, affinché conserviamo l'innocenza delle colombe.
[Finisce il discorso sulle parole: Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi].
lunedì 4 marzo 2013
Dipinto dell'esimia Artista Liz Lemon Swindle
In questo spazio del "divenire " entra l'ascesi cristiana. Il termine ascesi suscita oggi sospetti anche in certi cristiani... è un termine che deriva dal greco "askein": indica l'applicazione fatta con metodo,l'esercizio ripetuto con tenacia, l'impegno e lo sforzo investiti per acquisire un'abilità o una competenza. L'artista e l'atleta devono allenarsi, superare loro stessi, se vogliono ottenere buoni risultati. Così la vita cristiana, che è rinascita ad una vita nuova "in Cristo", richiede la forza di affrontare dentro di noi tutto quello che ci porta in una direzione opposta alla via del Vangelo. Questo richiede l'umile esercizio di ricominciare ogni volta da capo, di riorientare i nostri passi sulla strada esigente del Vangelo di Gesù, che ci chiede anche delle cose che non ci vengono spontanee e richiedono uno slancio notevole: la preghiera, l'amore del nemico, la disciplina dei propri sensi.
Nel passato ci sono state delle deviazioni e degli eccessi, che la Chiesa ha sempre saputo condannare e correggere. L'ascesi e il dominio di sé non si devono raggiungere per sentirci forti e incrollabili e magari giudicare gli altri. L'ascesi e la purificazione non mirano al perfezionamento del proprio io, hanno come obiettivo l'educazione della propria vita ad una libertà evangelica, per potere amare in un modo autentico e profondo! L'ascesi, il sacrificio, il fioretto, il lavoro di purificazione su di sé, nella vita cristiana servono per liberare l'uomo dall'amore di sé, dall'egoismo che ci blinda e fa sfiorire in noi ogni possibile carità. Si tratta di un cammino di liberazione graduale dall'egocentrismo, per trasformarci in persone che vivono relazioni mature, libere, gratuite, evangeliche. I fioretti affrontati con amore, le rinunce vissute con lucida consapevolezza, non sono da buttare via. Sono la strada intelligente e difficile, che il cammino cristiano ha tracciato per chi vuole vivere amando, per chi vuole resistere contro oggi schiavitù dell'anima, che c'impedisce la gioia di amare e di stare al servizio della carità e di ciò che è gradito a Dio! Si tratta di una via umile.
Non c'e posto per la presunzione e la sufficienza.
Da soli non ce la faremo mai, abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio, della sua Grazia che ci viene in soccorso con misericordia infinita! Un cammino difficile, come lo è la carità esercitata nel nome di Gesù, però ne vale la pena. Una fatica necessaria per aiutarci a fare della nostra vita un capolavoro, un'opera d'arte, "sotto il segno della bellezza, che nel cristianesimo è un altro nome della santità" (E.B.).
Allora bella Quaresima per imparare ad amare!
Don Giovanni Pauciullo
( Dal Web )
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