La disumanità dell'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattività dei buoni.

Martin Luther King

Se vedi la carità, vedi la Trinità.

( Sant'Agostino )

lunedì 11 agosto 2014

LA VITA DELLA MADONNA
 Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick


107 – I ladroni 

– Il fanciullo lebbroso miracolato


Sulla via che conduceva al bosco vidi una brutta capanna dove si nascondevano alcuni ladroni; non lungi da questa c’era un al­bero da cui pendeva una lanterna che serviva ad attirare in quel posto i viandanti sfortunati. La strada affondava ad ogni tratto. La capanna, che poteva essere smontata in breve tempo, era circon­data da numerosi fossati per far inciampare i viaggiatori e depre­darli.

La Santa Famiglia, ignara della trappola, si avvicinava appunto alla capanna quando improvvisamente fu circondata da cinque predoni. La banda era animata da propositi malvagi contro i nuovi arrivati. Ma, quando alla vista di Gesù un raggio della grazia attra­versò il cuore del capo dei ladroni, ogni proposito cattivo fu al­lontanato. 

Tempo dopo la Vergine racconto l’episodio a sua ma­dre, dicendole di aver visto quale effetto avesse prodotto quel raggio di luce nel cuore del ladrone. 

Questi condusse la Santa Famiglia incolume nella sua capan­na attraverso i fossati del sentiero. Nella tenda si trovavano la moglie del ladrone e due figli. Costui allora raccontò alla consor­te il profondo sentimento d’amore che aveva provato nel vedere quel Santo Bambino. Vidi la moglie del ladrone accogliere i Vian­danti con timida cortesia. 

I Viaggiatori si sedettero al suolo in un angolo della capan­na, preparandosi a consumare un frugale pasto con le provviste che avevano portato con loro. Nei primi momenti quei furfanti sembrarono timidi e paurosi al contatto con la santa aurea della Famiglia, ma a poco a poco acquistarono confidenza. Condotto sotto la tettoia l’asino degli Ospiti, i briganti presero maggior dimestichezza con la semplicità di Giuseppe e la bontà della Beata Vergine. 

La consorte del capobanda offrì a Maria Santissima dei piccoli pani con miele e frutta, poi le diede da bere. Il fuoco ardeva entro una fossa scavata in un angolo della ca­panna. La donna assegnò alla Madonna una lato riparato della ca­panna e, assecondando il desiderio da Lei espresso, le portò un catino d’acqua per lavare il Santo Bambino. 

Quindi Maria lavò Gesù dopo averlo ricoperto di un panno. Il ladrone, frattanto, appariva assai commosso, parlava con la sua consorte dicendole: “Questo fanciullo ebreo non è come tutti gli altri; egli è certamente un santo. Prega sua madre che ci per­metta di lavare nostro figlio nell’acqua che è servita al suo bagno”. Prima ancora che la donna si avvicinasse a Maria per pregar­la di questo favore, la Santa Vergine acconsentì con un cenno. Al­lora la donna si allontanò, ritornando dopo poco con un fanciullo di circa tre anni tra le braccia le cui membra erano completamente irrigidite dalla lebbra; tutto il suo corpicino era ridotto ad una sola piaga e il viso si poteva appena riconoscere. 

L’acqua in cui si era lavato Gesù era ancora limpida, appena il lebbroso ne fu immer­so, ogni anomalia che copriva la pelle si staccò dal suo corpo ca­dendo sul fondo del bacino. Così il fanciullo fu miracolato. Sua madre, fuori di sé dalla gioia, voleva abbracciare la San­ta Vergine e Gesù, ma Maria rifiutò l’abbraccio, invece pregò la donna che facesse scavare un pozzo nel suolo fino a toccare la rupe per versarvi dentro quell’acqua. 

Così quest’acqua miracolosa avrebbe comunicato a quella del pozzo la grazia terapeutica di guarire la lebbra. Vidi la moglie del capobanda intrattenersi anco­ra per molto tempo con Maria. Credo si proponesse in cuor suo di fuggire dall’orribile dimora dei ladroni appena se ne fosse pre­sentata l’occasione. Vidi alcune persone contente dell’avvenuto miracolo. Sembrava che la donna non volesse finire di narrare a tutti i conoscenti l’avvenuto prodigio. 

Così durante la notte giun­sero alcune persone e fanciulli per ammirare e lodare la Santa Famiglia. Maria non dormì per tutta la notte e stette seduta in mezzo al letto. La mattina dopo, riforniti di viveri freschi, i santi Fug­giaschi ripartirono. 

Furono accompagnati dai ladroni che vollero indicare loro il sentiero sicuro. Giunto il momento di separarsi, il capo dei briganti fu molto commosso e disse loro: "In qualunque luogo vi troverete ricorda­tevi di noi" Allora mi apparve il simbolo della crocifissione e percepii che “il buon ladrone”, il quale disse a Gesù: “Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”, era appunto quel fanciullo risanato dalla lebbra. Dopo alcuni anni la consorte del capo dei furfanti si stabilì in un luogo tranquillo presso una fonte miracolosa. La Santa Famiglia si mise in cammino per attraversare il deser­to. Avendo di nuovo smarrita la via, vidi degli animali avvicinarsi a loro, particolarmente lucertole, pipistrelli notturni e serpi. Que­sti, strisciando lentamente, sembrava volessero indicare la direzio­ne giusta da mantenere.


108 – La rosa di Gerico 
– La Santa Famiglia raggiunge l’Egitto

Dopo molto cammino, Maria e Giuseppe per la terza volta persero l’orientamento. Allora avvenne un magnifico fenomeno miracoloso che guidò i loro passi: d’ambo i lati di una strada scor­sero le cosiddette rose di Gerico; queste hanno i ramoscelli incre­spati, il fiore nel centro ed il gambo diritto. 

Con giubilo seguiro­no la via tracciata dalle pianticelle, e così attraversarono il deserto senza altre difficoltà. Seppi che a Maria fu rivelato come più tardi gli abitanti del paese avrebbero colto quelle rose e le avrebbero of­ferte ai viaggiatori in cambio del pane. 

Io stessa ricevetti alcune chiarificazioni sull’episodio poco tempo dopo. Il nome di questo luogo era Gase o Gose. Giunti a Lepe, vidi dei canali di acqua e alcuni argini. Allora i santi Fuggiaschi attraversarono un fiumiciattolo sopra una zattera di travi, sulla quale vi era una gran vasca in cui veni­vano collocati gli asini. 

Vidi Maria seduta col Bambino sopra una trave mentre due uomini traghettavano la zattera sull’altra riva. Erano assai brutti d’aspetto, seminudi, di color bruno ed ave­vano il naso schiacciato e le labbra sporgenti. Essi mi sembrarono inoltre assai rozzi e villani, non dissero una sola parola durante il tragitto. Abitavano in alcune case lontane dalla città. 

Credo che questa fosse stata la prima città pagana incontrata da Giuseppe e Maria. La Santa Famiglia aveva viaggiato per dieci giorni nel deserto e per altri dieci nella Giudea.

Giuseppe, Maria e il Bambino si trovavano adesso sul suolo egiziano. Innanzi ad essi si apriva una vasta pianura interrotta da verdi praterie in cui pascolava il bestiame. Vidi anche degli alberi nei quali stavano scolpiti gli idoli dalla figura di fanciulli fasciati in larghe bende.

Tutt’intorno si vedevano uomini di rozza statura, vestiti come quelli che filavano il cotone nel paese confinante con i Magi. Co­storo si inchinavano in adorazione dinanzi ai loro idoli. Appena entrarono in Egitto, Maria e Giuseppe non sapevano come nutrire il loro Bambino perché mancavano di tutto. 

Essi soffrirono tutte le povertà umane; nessuno voleva dare niente a quegli stranieri. Li vidi entrare in una capanna; tutte le bestie che vi si trova­vano ne uscirono spontaneamente lasciando libero il luogo. 

Finalmente ottennero un poco d’acqua da alcuni pastori impietositi. Maria, Giuseppe e il Santo Bambino languenti e privi di ogni soccorso, attraversarono un bosco in cui si trovava una palma cari­ca di datteri. Vidi quest’albero piegarsi e porgere la cima appena la Vergine gli si avvicinò sollevando in alto il bambino Gesù. 

L’al­bero rimase poi in quella posizione. Numerosi ragazzi seminudi accorsero dal vicino villaggio e se­guirono Maria che aveva offerto loro in dono la frutta. Circa un quarto d’ora più tardi, la Sacra Famiglia si nascose in un grosso sicomoro cavo nel tronco; questo servì per dileguarsi dalla vista dell’inopportuno corteo dei ragazzi. In questo tronco trascorsero pure la notte.
(continua)